Lo Stato Moderno - anno IV - n.1 - 5 gennaio 1947

14 LO STATO MODERNO chiedere essa esibisce una fermezza, una intransigenza cli facciata, più apparenti che reali. Essa sa che - a tacere de:l'opinione pubblica tedesca in generale - nè le popola– zioni locali nè g!i a:,eati di ieri sono disposti ad accettare i suoi punti di vista. I partiti tedeschi, anche se usciti da una guerra perduta; anzi soprattutto per questo, soprattutto per– chè hanno a che fare con una gioventù esasperata e con ceti ancora e sempre malati di morbo teutonico, credono di non I poter fare a meno di erigere a vessil:o talune difese nazio– nalistiche. Il capo socialdemocratico Schumacher, ad esem– pio, ha parlato molto chiaro in difesa delle frontiere tede– sche, anche con specifico riferimento al:a Renania e alla Ruhr. E così pure il comunista Ulbricht, il quale ha netta– mente dichiarato che « la Ruhr è tedesca, e senza la Ruhr la Gennania non può vivere». Gli alleati di ieri, dal canto loro, pur avendo a Potsdam ammessa la Francia al ruolo di quarta Potenza occupante, sono sempre stati o:tremodo eva– sivi nei confronti de::a sua po!itica renana. Essi si •rendono conto delle esigenze deCa « sécurité » francese, ma si lascia– no guidare da un loro gioco di interessi, assai più comp'.es– so. In risposta ai vari « piani » di sistemazione renana che il Quai d'Orsay ha successivamente inviato a Londra, Wa– shington e Mosca dall'estate 1945 in poi, i tre Grandi han– no fatto chiaramente intendere che cli una separazione della iRuhr e del!a Renaniia non è il caso di parlare. Si potrà stu– diare qua'.che forma di contro:lo sulla Renania e di control– lo o gestione internazionale per il bacino della Ruhr; ma anche su questo punto il distacco fra i punti di vista dei tre Grandi e quelli del Quai d'Orsay è sensibi!e, e la ricerca di una formula di compromesso si presenta quanto mai deli– cata. Ciò non toglie che da parte francese si sia ancor di re– cente insistito. A fine settembre, ad esempio, I' ambasciato– rn di Frnncia a Washington, Henry Bonnet, ha ribadito che la Francia reclama che le risorse industriali d~a Germania occidentale vengano sottratte al controllo di Berlino; e a fine ottobre lo stesso Presidente del Consiglio e ministro degli Esteri Bidault, parlando a Lilla, ha, insistito sulla necessità che la Renania e la Ruhr vengano separate dalla Germania; e ha dichiarato che la Francia confida di essere sostenuta, quando il prablema verrà posto in discussione, dagli altri paesi confinanti della Germania e che, comunque, ·nel corso deg!i scarnbi di vedute fin ora avvenuti essa « ha riservato tutti i suoi diritti». Fin qui la fermezza ufficiale, o meglio ufficialmente ostentata, del Quai d'Orsay. Essa rientra nel-la tradizione di Foch, ravvivata da De Gau:le, e condivisa e sostenuta a fondo da Bidault e dallo M.R.P. Meno impe– gnativo sembra invece essere l'appoggio dei comunisti fran– cesi. E quanto mai ci~petto l'attei;(giamento dei socialisti, i quali in occasione del congresso del!o scorso marzo, si sono dichiarati contrari a qualsiasi annessione o smembramento che non siano accettati dal popolo tedesco. Per questo, e per ta~une incertezze trapelate anche sulla stampa ufficiosa (si legga ad esempio l'editoriale del •Monde» del 28 settem– bre), ci sembra si possa dire che ne:J'atteggramento france– se si annidano molti di quej1:'.ielementi - ed altri ancora - che già resero incerta ed equivoca la politica renana della Francia nel primo dopo~erra, si che al momento del negoziato conc!usivo questo atteggiamento, per necessità di cose, si rivelerà meno fermo di quanto fin ·qui sia stato este– riormente ostentato. 3) Il prob!ema de!la Saar non è che un aspetto, un elemento minore, del più vasto problema tedesco e renano. Esso implica, è vero, tutte le questioni di -principio solle– vate da:la questione renana izenerale, ma In forma più atte– nuata e, per cosl dire, in dimensioni circoscritte, sl che una soluzione appare meno difficile da raggiungere. Si tratta di nn territorio di soli 1912 chilometri quadrati con una popo, !azione di poco più che 800 mila abitanti, confinante diret– tamente e per :argo tratto con la Francia; una sua sepa– razione dalla Germania ,non irnp!icherebbe quindi che una rettifica di confine relativamente modesta. I motivi storici, strategici ed economici che la Francia adduce a sostegno deJ.:a sua politica renana presentano nei confronti del terri– torio deJ.:a Saar una maggior consistenza che .non nei con– fronti delle regioni renane in genera!e. Di conseguenza que– gli stessi ambienti ang:osassoni che resistono alle richieste massime de:la politica renana francese non sono alieni dallo accedere, in linea di compromesso, a concessioni sul prob:e. ma della Saar. Lo si vide nel 1919, quando, attraverso il sistema della amministrazione internazionale e del p!ebisci– to, venne offerta a!la Francia· una « chance » di multare economicamente per 15 anni, ed eventuahnente annettersi, il territorio della Saar. Questa « chance » venne a cadere di fronte ai risu'.tati del plebiscito, che rispecchiarono, è ve– ro, la preva!enza etnica del territorio, .ma anche gli errori della politica renana frapcese dal 1920 al 1935 e le condi– zioni particolari di p-ressione psicologica nelle quali il ple– biscito si svo:se. Sicchè !a posizione potè considerarsi non del tutto perduta per la Francia, e dopo fa sconfitta di Hitler un nuovo tentativo cli intromissione francese apparve ancora una volta possibile. L'atteggiamento stesso della popo!azio– ne saarese (sul quale naturalmente possono influire contin– genti valutazioni di interesse) appare ora conciliante nei con– fronti della Francia. Il 18 e 19 maggio scorso, ad esempio, si sono svolte ne!la Saar due « giornate francesi», caratte– rizzate da manifestazioni con le quali gli abitanti - secon– do le informazioni della stampa - sembrano aver voluto testimoniare di essersi ravveduti dell' « errore » del 1935 e auspicare ora un « rattachement » economico alla Francia. Così pure in occasione de:le elezioni locali svoltesi il 15 set– tembre, un partito favorevo!e alla unione con la Francia, presentatosi c,on •lista propria, ha raccolto o!tre 5500 voti nella sola cittadina di Sarrelouis. E anche ,gli aEeati, o quan– to meno gli alleati occidenta:i, sembrano disposti a concede– re alla Francia almeno l'indenizzo materiale deBa annes– sione economioa, se non politica, di tutto il bacino della Saar. Byrnes fin dal discorso di Stoccarda del 6 settembre scorso, ha dichiarato che « gli Stati Uniti non ritengono pos– sibi:e negare alla Francia le rivendicazioni che essa avanza sul territorio della Saar, la cui economia è stata a lungo le– gata a quella francese ». E analogamente Bevin, parlando ai Comuni il 22 ottobre, ha dichiarato che il Governo bri– tannico è « pronto ad accettare le proposte francesi riguardo alla Saar, condizionatamente alla necessaria sistemazione del– la bilancia delle riparazioni e alfa delimitazione esatta del– la zona ». Solo Molotov si è dimostrato ·poco propenso, ma la sua opposizione è probabilmente un atteggiamento pura– mente clip'.omatico, una pedina di scambio, pronta ad essere negoziata con altri elementi del problema tedesco. E' alla luce di questi precedenti che il gesto francese del 23 dicembre di spostare il cordone doganale a est del territorio della Saar, al fine, come si è ufficia!mente dichia– rato, « di saìvaguardare il rifornimento di viveri del terri– torio e di arrestare il traffico illegale delle valute», deve essere valutato. Non sembra esservi dubbio che il provvedi– mento miri più in la di quanto questa modesta dizione uffi– ciale vorrebbe far apparire. Non vi è del pari dubbio che la decisione francese, anche se p-resa unilateralmente, può oonsiderarsi preventivamente aval:ata sia da •Londra che da Washington. Le dichiarazioni di Byrnes e di Bevin sono esp:icite; inoltre non sono certo gli americani e gli inglesi che, dopo aver provveduto a regolare in modo autonomo buona parte del prob!emi loro derivanti dai gravami de!l'oc– cupazione unificando le loro zone, possono sollevare di.scus-

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