Lo Stato Moderno - anno III - n.12 - 20 giugno 1946

LO STATO MODERNO I 269 LA REPUBBLICAAI REPUBBLICANI t Il nostro pessumsmo, che ci era stato - anche affet- tuosamente - r-im;proverato - ha toq,ato il segno, e il « tradimento » (avevo eufemisticamente usato la parola « ce– dimento » col deliberato proposito .di non compromettere, con un'intemperanz-a, una situazione già delica!Ja) democri– stiano ha superato ogni dubbio: non più <li un dieci per cento della D. C., alla prova dei fatti, ha votato per la re– pubblica. Circa la riuscita della quale, abbi1imo passato ore e giorni oscuri: sian rese grazie alla Toscana, alle Marche, al– l'Emilia, alla Liguria e alla Venezia Tridentina, per aver compensato il regresso del Piemonte (parzialmente scontato) e sopratutto quello, meno previsto, ,della Lombardia. Eccoci dunque in porto. Non voglio usurpare il campo dell'amico Paggi, che oonsidera il ventaglio dei partiti alla Costituente, ma debbo insistere sul nessun conto clie la repubblica deve fare dei D. C.. Augusto Monti, mesi or sono, aveva scritto un incantevO'le articolo sul torinese G. L. a ,proposito della D. C. « Tenere la destra»: mettiamoci bene in mente che la D. C. è ,un pa.tito .di destra, checchè essa dica, e non di centro, e ragioniamo con questo criterio fondamentale, al– trimenti sbagliamo <li grosso. Avendo avuto la malignità di indagare presso i miei amici democristiani circa i motivi del voltafaccia, mi è stato cinicamente detto, che era -la paura di perdere troppi voti al sud: poteva darsi che ne perdessero ancora di più al nord, .ma si è visto invece che il confessio– nalismo del partito ha funzionato e gli ordini della scude– ria vaticana sono s!Jati eseguiti fedelmente. Comunque, pi– gliamo atto che per i .democristiani .Io sviluppo del partito, anche a scapito della sua omogeneità, e della poetica coe– renza, sarà all'origine di ogni -loro atteggiamento. Cerchiamo allora i repubblicani: sono Jl milione di vo– tanti pel P. R. I., le centinaia <limigliaia .del P. d. A. e della Concentrazione Parri, qua'lche demolaburista o liberale iso– lato. La tepubblica si deve a loro, che fra i due blocchi marxisti e confessionale, hanno creato i due milioni di mag– gioranza, fra il .disprezzo e l'odio dei monarchici i quali non concepiscono come .questi « borghesi » insensibili ad ogni solidarietà di classe non votassero con loro, ma con il [Popolo. Errore straordinario della borghesia italiana quello di aver lasciato prendere la testa della campagna repubblicana ai oomunisti; jdentico errore panno fatto i socialisti, che se avessero avuto uomini d'<ingegno con effettiivo seguito nel partito, avrebboro potuto sviluppare la forza che il P. S. I. ha mostrato di possedere nei ranghi borghesi. Invece a Mi– lano, non hanno neppur fatto ,parlare Saragat, bensì Nenni (che non potendo passare alla storia come « fondatore del– l'Impero », si è fatto onorare e fotografare, da buon roma– gnolo, come « fondatore de:Ja repubblica ») e Lombardo e l'Avanti/ milanese è stato più del solito scialbo e .fiacco: Si!one, Calosso, son rimasti le « curiosità » del partito e non ne sono divenuti i oondottieri: Saragat, Mondolfo, i « de– stri », d'l.lrante tutta la cam,pagna sono stati lasciati in pe-. nombra: speriamo ,risalgano con Paolo Treves. I due ,partiti classisti sosterranno che 1a repubblica non si sarebbe avuta senza di loro. Però, bisogna rendersi conto che i repubblicani veri e propri non sono lì: se domani, gli interessi deLle masse socialcomuniste fossero tneglio serviti da una monarchia o da ,una ditllatura, la repubblJic11demo– cratica non costituirebbe' per loro nè un ideale, nè un osta– colo. E tl nostro compito consiste invece nell'organizzarla, e nel tenderla solida e duratura; saltiamo il fosso, e scrivia- molo apertamente: noi voglramo una repubblica che non tu– teli gli interessi o si ispiri alle ideologie di determinate classi, bensì sia congegnata in modo da sottrarsi ai peso di pres– sioni troppo forti. La prima cosa .da mettere al rciparo da qualsijsi colpo (andiamo cauti con i referendum) è la con– servaziione della repubblica, ,perchè in una situazione insta– bile come la presente, con una maggioranza di pochissimi voti spostabile a destra od a sinistra, qualsiasi movimento brusco alle ali, spezzerebbe il congegno; nè è da nascon– dersi che per alcuni anni almeno, intrighi, complotti, resi– stenze e imprevisti, giocheranno continuamente. Bisogna quindi che i repubblicani non classisti, che sono un mihone e mezzo od al mass,imo due su .dodici mi– lioni che hanno liquidato la .monarchia, cioè una esigua .mi– noranza, mettano le mani sulla repubblica. E in primo luo– go rivendichino la presidenza, cosa abbastanza facile data la reciproca esclu~iva ·che si daranno comunisti, socialisti e democristiani, ma difficile .perchè i residui monarchici tire– rebbero al paradosso, sotto ,pretesto di conciliazione, di fare un ex-monarchico presidente. E, sotto il ,pretesto di r.iconcilia– zione fra nord e sud, a un ,presidente meridionale ( di fidati, non ce n'è nessuno, a cominciare da Nitti: ( comunisti stiano attenti che a fare un gioco troppo astuto, corrono il rischiio di farsi corbellare). Secondo consiglio: i repubblicani mettano un po' da parte, o collochino in un altare laterale, Mazzini, e ,si at– tacchino a Catllaneo. Iol grande lombardo è l'uomo del gior– no, proprio per quello spirito positivo e razionalistico, di pru– denza, -sagacia e pacata riflessione, che deve ispirare tutti g,li atti dei fondatori della repubblica. C'è troppo nazionalismo ancora in Mazzini, troppa fiduciosa fratellanza, soverdria dngenuità. Cattaneo è meno pittoresco, parla meno .alle folle, ma è assai più sostanzioso. Ora, il P. R. I. è un partito .di Tomantici ritardatari, ,che ha avuto la gioia, ben meritata, e la fortuna, di realizzare nel.:'età matura un « reve de jeunes– se », come si augum~a il poeta francese, ed ha urgente bi– sogno di ampliarsi e ,di modernizzarsi. Oggi, ha raccolto i voti .di molti borghesi e popolani che si sentivano a disagio o a'lmeno, non gustavano, i « partiti di massa », e lo hanno considerato un partito onesto, democratico, sicuro. Sono fi– !osocia:listi nauseati di Nenni; liberali a cui Oroce borbo– nicamente monarchico ha fatto ribrezzo; progressisti che .non vogliono sentire parlare di economia controllata alla Gron– chi; esuli dal partito d'azione, magari disposti a entrarvi se fosse apparso un po' più forte (e una certa vital!ità, tutta– via, l'ha dimostrata), tutte reclute çhe col verbo mazziniano non hanno grande familiarità. Mazzini era uno spirito reli– gioso, e costoro sono dei laici: rinverdiscano · dunque le fronde di Cattaneo, e saranno ,presi. A-ltrimenti, se ne an– dranno alla prima occasione, tanto più che tra i votanti pel P. R. I. e gli iscritti al partito, lo scarto è grandissimo. Con questo embrione si può 'formare il nuc!eo di un partito repubblicano di centrosinisl!ro che corrisponda al par– tito ra<licosociaUsta francese il quale, in Italia, è ancora una novità, e in Francia, dopo le batoste dovute alla su-a insuf– ficiente direzione, prima e durante la g\Jerra, sta ;ipigliando proprio ora fiaro e corpo. Con la .minaccia che la D. C., col suo G!)nfessionalismo, ha fatto e fa ,gravare :mila vita poli– tica italiana, Ja presa di ,posizione lai.ca di una democrazia · senza aggettivi, è urgente e in<li-spensabile.Allorohè avrà luogo la frammentazione del P.S.I., che sta maturando (come, di qui a qualche anno, maturerà la crisi interna del P.C.I. che già comincia a disegnarsi) confluiranno nel partito repub-

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