Lo Stato Moderno - anno III - n.12 - 20 giugno 1946

268 LO STATO MODERNO • rinv!io delle elezioni. Bisognava lasciarsi ricattare, subire il gioco, pur di arriVlllre ai comizi. Bisogna riconoscere ai socialcomunisti l'abiLità di aver adottato questo piano. LI gioco era facile per i monarchici, tanto· che parve per Ulll momento fosse uno strat:ega della politica persino· Oattani, che con il metodo del ricatto ot– teneva tutto ciò che chiedeva, come un bambino bizzoso. Non si presentò in Consiglio dei Mini'S'tri a riproporre la questione del simbolo monarchico, dopo che essa era sbata déòlsa, e non sollevò )a, solita minaccia di crisi milliisteriale? C~i ministeriale, addio' elezioni al 2 giugno. Come deve epidato nel sentire le r:ichieste· e sorriso nell'alcco– ogliatti, i' artefice <li questa politica dell'arrende- . monarchico raggiunge il suo culrrune con la ab<li ne di Vittorio Emanuele III e J'autoproclamaziorue di .U~berto II. Vero colpo di Stato, in violazione di un equilibrio sanzionato dalle leggi. Contrastare la marcia di Umberto avrebbe significato fare il suo gioco, a,prire una pericolosa -crisi di StJato. Cedere significava fare eguailmente il suo gioco elettorale. Ma questo ultimo era ii male m:f.. nore. Tutto si doveva mdUare, fuorchè Ja data detl.2 giugno. « Fate pure, ma arrivederci al 2 giugno "· Così le azioni della mon:arehia risalivano. Si era promessa la Cootituente ed in– vece si adottava il referendum, si sganciava cioè ! problema Jstiruzionalle dalla sua base politica, dal voto per i part,iti e per ~li uomini, si favoriva l'agnosticismo, che ero anche esso una forma di monarohismo, si metteva i!l quesito in t:ermini freddi e vaghi a tutto profitto dello status quo. Basta pensa!e che i partiti vemmenre od ufficialmente repubblicani hanno riportato più del 90 per cento dei voti ne'lle elezioni, per capire che ~I metodo classico e corretto ,....ieua assemblea sovrana avrebbe dato ben altra forza alla repubblica. 1/ Ma espedienti, ab'il:ità, combinazioni non hanno salvai.i t" la monarehia. Per un piccolo m'argine, d11COD0 alcuni. La fatalità storica si giova sempre di un pioèolo margine.· n destmo varoà sempre strette passereilie, ma è destino ine– luttabile ed irrevocabiJe. Poco m'ancò che Napoleone V'Ìn– cesse a Waterloo, ,poco mancò ohe Hit!ler vincesse ·•la guerra, ma tutti sanno oggi che Napoleone non poteva p'iù vincere e che Hitil~ non poteva mai vincere. L'astuta i)rovvidenw scherza con le sue v'ittime, lascia cretlere ai vinti di essere arrivati anch'essi vicini a•lla vittoria. In realtà dietro quei pkooli mmgini ci sono le poosenti sentenze delda storia. La monarchia ha p'otuoo, con mos98 sapienti, rigua– dagnare milioni .di vcrt'i,cioè la materia flluttuanre. mia non ,ha potuto riiruada~are quei due rn'ilioni nei quali si con– centra la forza delle cose. I monarchici adil'indomani del 2 giug:no non si sono resi conto- di questo. ]jJ metodo del ricatto aveva dato ot– timi• risultati, ed e55Ì lo vollero usare fino alla esaspera– zione, senza pensare che qu;alcosa era cambiato. O000:i le sinistre non erano più disposte a cedere, e le ptetese monarchiche finirono con danno e scorno. . Le poco eidilicant'i giornate della seconda settimana di giugno daranno una curiosa sensazione a chi le osserverà senza conoscere a fondo le C06e d'Italia. Sembrerà strano • Leg'1.ete PAESE LIBERO Settimanale Politico lndipendeate ESCE A MILANO IL LUNEDI' a I e disdicevoile che una monarchia si sia lasciata andare a così meschine cootiestazioni. e proprio in punto di mòrte, quando le esigenze di decoro e di onore sono più neces– sarie, sembrerà inoredibile che un'ora culminante si sia irretita in un' atmosfiera da Pretura. I Savoia, dinastia millenaria, che se ne vanno oavil– lando, e la repubbl'ica di Mazzini e dr GaribaMi che nasce non nella giloria di una terzia Roma, o nei fulgori della bat– taglia, ma tra .i ricorsi e la carta boillatal Gili è ohe que-;ta vdlta è salito agli onori della ribarrt:a inremazionaJe, è entrato sotto i riflet,tori della storia, quel malcostume giuridico, quell'arte tutba italiana della mam– fede e del ricatto giudi:lliario, quel:l'imbro~liare anche- i testi più chiari, quel vivisezionare l'evidenza, che è pane quo– tidiano negil:i ambienti del foro. la I <bad.ia è costume che la ragione si imponga sul torto - ammesso che si imponga --'dopo lunghe remore du– ran re le quaiji la falsa imparzialità della g1ustizia e le illu– sorie necessità della procedura, si risolvono in favore so, stanzia:le vèl'So chi ricorre, cita, CO'lltesta, arzigogola senzi, fondamento, e senza motivo. Questa moraile giuridica da cattivi pagatori è moneta 'COrrente; nel giugno 1946 dagli strati privati diella vitia nazionale dove prospera •indistur· bata ha fatto ji} suo ingresso neHa storia ed è diventata 121 protagonista di giornì decisivi. Ma sulla repubblica non è passata, grazie al popolo ohe digrignava i denti. Rimanga nebla vita quotidiana a costituire l'amaro fiele di chi ha tanta ingenuità da di:1igere la giuc<;tizia. La nascita della repubblica sema clangori di trombe avrebbe mandato in bestia Oarducci. Ma a me piace, per– chè è sinoera. Non promette di più di quello che un regime italiano possa dare. Questi avvocati cavillatori in veste di uomini di Co{te, che avrebbero doV'l.ltoessere l'avanguardia dci generali, e quei generali che forse hanno consigiliato ma non hanno osato, questo universa1e sapore di commedia del:l' arte, que– sti mancisti che finiscono per essere sempre i salvatori del– !' orrune, questi p<J15sidenti eternamente in pena, questa re– pubblica, pupHla sotto la tutela dei preti che la odiano, questa moda dei berretti frigi a foggia clericale, e il gusto di vedere De Gasperi finalmente deciso ed asprigno, que– sti ita:iani che, sfiancati dallo sforzo di aver fatto la rep1,1b– blica e quasi pentiti, si sono affrettati a buttarsi al' prete ed a Giannini, a liquidare l'antifascismo e la resistenza, questa aria da pochade con De Gasp,eri c'he sta sospeso ai fi),j della sua fragllle ra~'lltela tesa tra il Viminale e ;l Qu'i– rina!e, il silenz'io di qtiell':altro colle al di là del Tevere, dove forse sj è pensato alla nemesi di Porta Pia. quei rn!i– litari alleati 'che non si aspettavano la repubblica (non sa,pevate .che noi laici fossimo), quel re che si mette la corona m testa da solo per fuggire un lnese dopo, e poi anche quel popolo minaccjoso, composto, sileruziooo, ma eloquentissimo deTll giuimo, quei nostri morti sorridenti ed indul11enti che cj iruardana daU'alto, questo misto di bene e di male, di Dante e d1· Boccaccio, auesti piccoli uomini ohe a furia di meschinità e di paure e -di ambizioni riescono anche a fare 1a storia, questo popolo dove vi è ancora ta111to ra~ci;mo che non riel'ce però ad impol'Si, tutto ouesto è bene il ou·adro esatto delle 'cose d'Ita-lia. TI vento deilla libertà gonfia Je vele meschine dei piccoH burchielli italiani e co~ì si naviga. Questa somma <li miserie è pur sempre un risultato, è proprio ·quello ohe convenzionalmente si è 'oh'lamata in passato e si chiama ora, Ifalfa democratica .. Non ci sono uomini liberi, ma c'è qualcosa della li– bertà; su cerveHi torpidi e coscienze \5onna~hiose ba avuto presa f appello potente della repubblica. Per oggi è molto. MARIO BONESCHI

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