Lo Stato Moderno - anno III - n.12 - 20 giugno 1946

LU STATO MODERNO 267 • P01-EVA P AR1 JRE, VOLLE FUGGIRE Archimede per 60lleyare il mondo aveva bisogno di un punto d'ai;:woggio fuori del mondo, mentre i repubbli– cani italiani ebbero da risolvere il problema che Archimede rifiutava di abbattere la monarchia restando nella legal:il'a monarchica. Molti di quelli che imprecano contro la nascita della repubblica floscia e dimessa non si rendono conto che que– sto è il prezzo della soluzione di un problema unico nella storia. I re vennero serrwre congedal!i di forza, ma poichè in Italia le circostanze e gli stranieri avevano imposto una mo– narchia sopravvissuta, il metodo democratico dovette rag– giungere il virtuosismo di congedare la monarchia, utLiz– zando, a forza di •legalità e di •piccoli passi, la Regia Corte di Ca·ssazione, i Reali Carabinieri, il Regio esercito, e via dicendo. • La l!;lggeche ha regolato il trapasso è stata criticata ed era criticabile, ma si dimentica che essa, se era difettosa, non era insensata. Al Supremo organo giudiziario fu affi– dato il puro e semplice computo dei voti, non certo per tra– scurarezza ma perchè non si volle far dipendere da nessuno la proclamazione della decadenza della monarchia, compito più forte, in regime monarchico, di ogni autorità e di ogni uomo che non fosse il governo il quale per altro' essendo governo De Gaspero, non poteva compiere gesti, nè assu– mere responsabilità. Logicamente la .d~adenza .della monarchi:a, avrebbe doyuro esser pronunciata dalla Assemblea Costituente, ma perchè vi era stato il referendum, non si poteva lasciare il re in carica per tutto il tempo intercorrente tra il responso della nazione· e la convocazione del:l'assetr,1b,lea.Dare inca– rico ad un organo amministrativo o giudiziario di prncla– mare !a repubblica, significava dare un immenso e decisivo potere politico ad organi non politici e quindi impari al compito, ad organi regi e quindi non sicuri, significava in– trodurre un arbitro di cui erano ignote le inclinazioni. Si scelse la via di affidare alle autorità giudiziarie locaili il compito di verifica ed a11a Corte di Cassazione quel;lo di ti– rare le somme. Ma il re si rifiutò di riconoscere in fatto questo sistema che egli aveva approvato nella legge. Il senso del rifiuto del re a riconoscersi decaduto sta tutto nel disorientamento -in cui la sua mossa gettava il paese. Ben pochi capivano •il meccanismo giuriruco vera– mente nuovo ed inusitato di una monarchia spodestata da un voto, di un apparato monarchico che viene liquidato dalla sola maestà della proclamazione dei riscltati elettorali. Ma si illudevano anche i regi che i 12 milioni di con– vinili repubblicani si lasciassero irretire ess.i, forti del buon diritto? E' chiaro che il gruppo dei consiglieri della corona contava sulla ben nota riluttan:zia di De Gasperi ad assu– mere posizioni nette. Di fronte al re che dice: « io resto• toccava a De Ga– speri dire: « il capo dello Stato sono io ». I regi caicolavan? che De Ga:speri avrebbe bensì .occupato un posto vuoto, ma non lottato per un posto conteso. Sbagliavano. Non già ,perchè De Gasperi 'aves;;e im– provvisamente cambiato metodi e natura. Ma non calcola– rono esattamente la situazione. Non era tempo e luogo per sottili dissertazioni e per estenuanti trattative. Le cose vol– gevano al sangue ed alla catiastrofe. Era in gioco, non quel referendum, ma ogni referendum, ogni possibilità democra– tioa ed elettora!e in ltalia. Si trattava di far fallire il Jietodo democratico in modo così definitivo e clamoroso da ban– dirlo un' .dtra volta dalla vita italiana, di dichiararci inca– paci - per la frode degli uni o la ma:afede degli altri - di vivere secondo le regole di questo civile sistema. Si stava per portare un'altra volta l'Italia fuori dal consorzio delle nazioni civili e farne una nazione' - COI!Ml si diceva una valta - balcanizzata, di sottoporla a· nuovi e contrastanti interventi stranieri. Si stava per creare - non tanto la troppa vantata frattura Nord-Sud - quanto l'indignata insurrezione popo!are. De Gasperi fu messo di fronte alla responsabilità di tutto questo e capì che le sue formule a doppia faccia non erano ,più possibili. Una valta, « mancato » De Gasperi, la partita era per– dut,a, per il re. Dovette fuggire lasciando ricordo di avven– turiero senza avventura, eg!li che avrebbe potuto partire, gettando sottili semenl!i di rimpianto e di simpatia. Quaicuno giudicherà il contegno dei monarchici molto ~chino, assolutamente .impari ~'intel~igenza dei consi– glieri che circondavano la corona, ma anche qlla5to si spie– ga. E' ben difficile abbandonare un metodo fruttuoso prima. che esso sia divenuto sterile. Ora i monarchici questo me– todo, del puntare i piedi cavillando e rinnegando ~i impe– gni, lo usavano con successo da t,,roppotempo, per non ten– tarlo anche neila fuse finale e decisiva. Il paese non si è reso ancora conto del senso del:la politica· italiana da un anno a questa parte. I repubbiioani avevano nelle mani una promessa: la promessa della consu'1tazrionepopolare sulla questione i,stitu– zionaJe. Ma la Monarchia conservava tutti i suoi poteri, tutte le sue prerogative, che erano quelle di una monar– cl:tia assofotJa, mancando organi rawresentativi. Posizione debolissima per le sinistre, forti~sima per la Monarchia. Si iniziò così una continua e sottile schermaglia. Gli uni vo– levano affrettare i comizi -~ttorali, gli altri ~ocavano la tattica delle calende greche. Se si pensa che la Monarchia di~oneva di t>uttol'a,pparato legale ed i repubblicani della sola loro inf!Ulenza poUl!ica, si vede 'quanto il gioco fosse difficile. Tralasciamo le fasi anteriori alla liberazione del Noro in cui a favore della Monarchia giocarono sopratutto gli aHeati. Con la fine della guerra i monarchici iniziarono la loro azrione. Fu dapprima la lotta contro il Ministero Parri. Viru9ero perchè ebbero l'appoggio della democrazia cristia– na, avida di potere. I monarchici avrebqero voluto andare anche più lontano: un ministero O~lando, con investitura di– retta da parte del luogotenente. Si ebbe invece De Gasperi su d!esignazione dei C. L. N., ed il C. L. N. salvò· così una parte del proprio pr~tigio. Ma era chiaro che una nuova crisi avrebbe significato la piena rentrée della Corona Co– m-inciò allora •la serie delle schermaglie. I monarcqi<:i 1cat– tavano le sinistre con la minaccia della crisi ministeriale, che le sinistre dovevano ad ogni costo eviliare. I monarchici ptesero gusto al gioco perchè, se non avevano la orisi, ottenevano alineno quanto chiedevano. La democrazia cristiana finiva con l'essrere arbitra éd €6Sa ne ricavava la stla parte di profitto. Questo spiega perchè i monarchici la spuntassero sem– pre, nella precedenza delle elezioni arnrnin.'strative, nel re– fierendum, nei simboli, nei poteri dclla costituente. Le si– nistre erano come un esercito ohe si ritira per evitare bat– taglia. Tutto doveya essere sacrificato purchè si avesse la CO$tituente., Una crisi minisreria:le avrebbe significato jJ f

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