Lo Stato Moderno - anno III - n.12 - 20 giugno 1946

274 LO STATO MODERNO nella sua pregiudiziale separatista, non volle aderire. Fu cosi dato incarico al Prefetto di Bolzano, consigLere di Stato dott. Silvio Innocenti, di redigere lo schema di progetto pr~ia consultazione di esperti locali e tale ardua fatica al momento in cui scriviamo (fine maggio) è tuttora in corso. In Alto Adige il problema principale non è stato fi– nora l'autonomia ma l'annessione al,l'Austria pretesa dal governo cLi Vienna. Gli allogeni altoatesini nella qua·sì tota– lità a•derenti al Volkspartei insistono yerso questo scopo. Tut– tavia una corrente moderata ohe flarebbe oapo al Rikler sa– rebbe propensa a mantenere il confine aJ Brennero e a sostenere l'unità della Venezia Tridentina, Praticamente, però, nonostante che l' A.S.A.R. sia miro fin dalla sua origine a contatto con il Volkspartei non si è riusciti ad elaborare di comune accordo uno Statuto per l'autonomia di tutta ra regione. Si è ,poi costituito il « Movimento Autonomistico Re– gionale » ( « Bewegung fur La11desautonomie ») il quale ha pure pubblicato un progetto .di Statum che per molti punti coincide con il ,programma dell' A.S.A.R. Il M.A.R. sostiene pure l'unità della regione, con unico corpo deliberativo nel quale IP!lrò i tre gruppi etnici iroliano, tedesco, ladino -avreb– bero eguale rappresentanro; senza alcun organo starole di oontrollo àn sede, e senza diritto per lo Stiato di i;ciogliere l'Assemblea e nominare commissari govem'atlivi H potere finanziario dovrebbe !Spettare, secondo il M.A.R. e secondo l' A. S. A. R. direttamente alla Regione, che concorderebbe poi con Io Stato le quote da versare a questo ultimo per i ser– vdZ'iche esso rende alla regione. li centro quindi del movimento autonomistico regionale resta il T1Tentino.rMla 1 liberazione in poi si sono avuti di– versi mesi di accese discussioni jl più delle volte, però, del tutto bizantine, specie suHe differenze tra decentramento, autonomia, federalismo, quasi che esistesse un tipo fisso di tali organizzazioni 'da •scegliere a piacere ed applicare in corpore v~i (si leggano in proposito le acute pagine del Bo– neschi, Le libertà l'oca/i, Cap. II) e non dovesse invece dmla realtà e dai bisogni della Regione trnrsi f ordinamento mi– gliore, aasciandone ai giuristi fa classificazione. Notevole è J.a tenldenza federa!listica, che del 1Testoha nel Trenttlno una tradi21ione che sì appoggia ai nomi di An– t:onio Rosmini, Ippolito Pederzolli, esule, e Cesare Battisti, e che è stata riaffermata in ~ma mozione approvat'a in un recente convegno dei sindaci òemoc~tico-cmtiani della pro– vincia. Con la pubblicazione '<le! progetto del Centro Studi le discussioni divennero più concrete e non mancarono delle riserve da p'arte di qualche categoria più dirett>amente in– teressata, quali ad esempio ~ maestri e i segretari comunali, preoccupati di perdere alcuni vantaggi del ruolo nazionale, e fu d'altra parte espresso il dubbio che venisse indebohto il movimento sindacale dei lavoratori che trae la sua forza da organizzazioni nazionali. Si è avuta infine ,la proposta di un referendum popo– lare regionale da parte dell' A.S.A.R. che sembrava all'àni– zio f-ar dipendere ·ta validità dello Statuto autonomistico esclusivamente dal referendum, senza alcun intervent:o del governo centrale (« l'autonomia viene dal basso e non deve essere una com::essione del centro » ). · Ma ia questione principale, di interesse, O'ltre che .re– gionale, nazionale, è ancora quella della opportunità di creare una reg-ione unica con ·le due provincie di Trento e Bolzano. Gli autonomisti trentini sono nella quasi totalità per tale soluzione, alla quale, invece, in Afto Adige aderisce finom solo una piccooa minoranza. Ma nel Trentino stesso si è levuba una autorevole voce contraria, quella deUa vedova di Cesare Battisti, 'Che nella « bastarda regione Trento-Bol– zano » vede un pericolo per la itaiianità del Trentino per cui • non passeranno due generazioni che il Trentino non sarà più Italia e l'italianità dovrà difender~ a Sondrio, Bre– scia, Verona, Vicenza, Belluno, come nei secoli <5idifese nel T.-entino ». Ma tale nobile preoccupazione si basa sul ti– more che fautonomia costituisca una «sprangatura» ed importi addirittura il « soffocamento totale del Trentino », il che in verità non •soloè da ripudiare e ci auguriamo non avvenga, ma crediamo am:he non sia desiderato da alcun trentino degno di tal nome. Certo anche a noi pare che nessuna delle r~gioni sto– riche, geografiche, etniche, economiche siano così catego– riche da giustificare per se stesse la ragione unica, contro la volontà degli altoatesini. Storicamente, anche trascurando le dominazioni peri• feriche dei Visconti e della. Repubblica Veneta, ~ i pe– riodi precedenti, nè il Principato di Trento, nè il Circolo di Trento del primo governo ,austriaco, nè il Dipartiplento del- 1' Afto Adige hanno mai compreso tutto jl territorio dell'at– tuale Venezia Tridentina, mentre il ricordo della Contea del Tirolo prova troppo, perchè questa comprendeva anche ter– ritori al di ,là del Brennero ed aveva la sua capitale ad Inns– bruck. sede oggi del nuovo irredentismo. Geograficamente, la Venezia Tridentina è certo unità geografica ma gravita su due centri, l'uno italiano (Trento), l'altro ,prevalentemente ·tedesco (Bolzano): in tai modo è come suddivisa in due parti con una linea di demarcazione montana che va dal Cevedale alla Marmolada, e se il Cor– renti chiamò rl Trentino « vestibolo d'Italia », bene a rngione Cesare Battisti chiamò .J' Alto Adige « vestibolo del vestibolo d'Italia». Etnicamente è molto discutibile ila recente, non docu– mentata affermazione, che <la regione Trento-Bolzano « rap– presenta un nucleo etnico più omogeneo che la regione Tren– tino-Veneto e Trentino-Lombardia», perchè i Trentini, pur con il secolare commercio con gli altoatesini, non hanno mai spezzato i rapporti con .Ja gente italica (le frontiere con do– gane e passa,porti .sono di epoca recente) della quale tut– tora mostrano pregi e difetti. Economicamente le due provincie sono concorrenti e non strettamente complementari, donde la opportunità di proficue intese, senza che si possa dire che l'una non possa essere dissociata dall'-altra (1). · La regione unica, invece, .sì può ammettere solo per mgioni di opportunità, per creare, cioè, un organismo eco– nomicamente e finanziariamente più vitale e per non creare una regione di confine costituita da una mfooranza etnica quasi compatta. Ammessa però aa regione unica occorre creare un or– dinamento che faciliti la pacifica convivenza dei due gruppi etnici, impedendo che il gruppo etnico italiano possa far pesare la sua maggioranza nelle decisioni che più da vicino toccano gli interessi del gruppo etnico tedesco, specie nei diritti riconosciuti nel campo internazionale alle minoranze etniche (2). A questo proposito, come per primi rilevammo in altra {l) A oonciuslone ,dJ documentate ricerche Cesare Battlstt scri– vevta nel.le sue monogra,tJ.,e sul Trentino: • Questo stato di cose, data l'enorme differenza del Trentino dal TlrO(o negU url, neua lingua. nelle t-radiziont, net cUma nei sudi.o, net prodotti, nei com· m"'7'CI, :r:l>esce dannoso a 'l.lo 9V!I 1upp0 eocmomllco ed lnte!Jettuale della -regione trentina •· (Scritti glur!dicl, pagg. 197 e 625). (2) Le due p,rovlnde contano 669.029 abitanti del qua.Li, calco– lando con appro6Simarl0'11"e in base '81le stet!mlch<! note, 442.557 Jtalò,an!, 212.118 tedesoh! e U.354 l"addnl eh.e dovrebbero ~vltart s-ul gruppo !llaUano. Nel ai.umero dei ted.esc.h.i sono compresi anche gl1 optanti, del quali solo pocitl lasciarono l'Alto Adlge e tendono a farvi llitomo con buone probabilità di ricevere la clttadine.nza Jt-alb,na. moltre s:l spera dli agg,regare elle due provincie costi· tul1,e 111 Tegioni,,, <lloun.! comuni del Bellunese (Ampezmno) Vi· centino (Valdastico) e Bresciano (V'8l"""t!no) che aumenterebbero l'entità del gruppo Italiano di altrj 11.910 •bltan'1.

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