Lo Stato Moderno - anno III - n.12 - 20 giugno 1946

LO STATO MODERNO 275 sede, il progetto del « Centro studi • lascia molto a desi– derare in quanto prevede un Consiglio regionale di 50 mem– bri con -funzioni legislativ.e c~e dovrebbe decidere a mag– gioranza assoluta di voti, una Giunta con funzioni ammi– nistrative di 7 membri, di cui 4 italiani che pure decide a maggioranza di voti, ed una Commissione giurisdizionale di 9 membri di cui 6 italiani. E' evidente che in tal modo gli 111teressi del gruppo dtaliano avrebbero sempre•da pre– valenza. Orbene, se di una regione Trento-Bolzano, si vuol fare non diciamo il nucleo iniziale di una futura Federazione europea, come qualche autonomista troppo... oM:imista va sostenendo, chiudendo gli occhi alla realtà mondiale, ma almeno un organismo capace di vivere a, lungo, è neces– sario che si concreti un ordinamento politico-giuridico tale da togliere nei limiti del possibile al gruppo etnico tedesco minoritario ogni motivo per future lagnanze, che alimente– rebbero senza dubbio un ,nuovo irredentismo tirolese che andrebbe nello st.esso tempo a danno del Trentino e del– l'Italia. Se veramente si vuole ritornare aU'epoca preromantica, in cui i due gruppi etnici convivevano pacificamente (però in altre condizioni di vita politica, sociale, moraLe ecc.) oc– corre creare le condizioni necessarie per la loro pacifica con– vivenza, ed in primo 'luogo uno Statuto regionale che offra le garanzie giuridiche perchè il gruppo •minoritario possa esercitare liberamente i diritti ~iconosciuti nel diritto inter– nazionale e prendere quelle deliberazioni che riguardano esclusivamente i propri interessi. Necessariamente, quindd, uno ·Smtuto regionale simile porterà alla creazione di una autonomia minore nel seno della più ampia autonomia regionale. Compito quanto mai ,arduo ma che occorre assoluta– mente affront-are e realizzare e per il quale ogni italiano deve ritenersi impegnato. ROBERTO SPADACCINI ANCORA DEI CE·TI MEDII Gran par!are, ma soprattutto grande affannarsi attorno ai ceti medii, e non so:o per accaparramento elettorale. E poichè il sottoscritto teme di avere al riguardo qualche piccola re– sponsabilità personale, gli si perdoni di 6Criverne ancora, se non altro come sforzo di raccapezzarsi egli stesso. A dar retta a taluni disquisitori di questo argomento, verrebbe voglia di paragonare questi (reali o mitici?) ceti .medii a certi dannati muli delle nostre montagne, ai quali i! diavo!o stuzzica gli stinchi e paurose ombre ve:ano gli occhi, torpidi quando c'è <la sgroppare, forsennati quando c'è da tirar via, pronti a drizzare le oreochie per un brusìo del vento ad un mig,lio di distanza, ma sordi alle bestemmie ed agli incitamenti di dieci gole ohe ur,gono dappresso, pronti a slan– ciarsi dove ogni passo andrebbe calcolato e ad impuntarsi incroI:abilmente una volta imbroccata la mulattiera, tormento di quei poveri cristi di conducenti, che ora li devono trasci– nare ed ora trattenere, ora b]andire ed ora aizzare. Credo non convenga esagerare. Certo come massa indif– ferenziata, passiva, amorfa - massa-zavorra che per altro si riscontra in qua!sivoglia strato sociale - i ceti medii non stanno .dando una brillante prova di sè. I risultati del refe– rendum hanno dimostrato quanto essi siano più sensibili alla paura, per assuroa ecl immotivata che sia, piuttosto che a convinzioni politiche. E per• 1ungo tempo, sino a quando cioè cost'ituiranno questa massa-zavorro, prevarrà per essi l'irrazionale ed il mitico sul razionale e sul realistico. Ma ad opposta conclusione si deve pervenire per quella parte, abba– stanza vasta, dei ceti me<lii, che va qualificandosi come classe politica. C'è qui la persuasione di rappresentare rma forza insostituibile nell'affermazione di una vita democratica. ln un modo o nell'altro, quell'as.senteismo dalla vit>a politica o, ad.dirittura, quell'ostilità verso di essa che li caratterizzava, si sono notevolmente attenuati. I partiti politici, o, meglio, quei partiti politici che li sanno interessare (e non per una– mera tutela dei loro interessi particolaristici) reclutano nume– rosi adepti ne:le schiere dei ceti medii. E con ciò non voglio giungere a]la tesi, forse non eccessivamente paradossale, di un amico carissimo che nega l'esistenza di un problema dei ceti medii poichè la st~'I classe dirigente, ed in ispecie proprio quella di tutte le attuali formazioni politiche italiane (comprese quelle di sinistra) è formata esclusivamente o quasi da esponenti dei ceti medii, i quali per tal via si sono assicurati un formidabile ascendente., Par:are di « po1iticizzazione » dei ceti medii - e in tono alquanto de:uso ne discorreva recentemente Gaetano Baldacci su questa rivista - quasi si trattasse di bonificare una plaga vetgine e selvaggia., da scriverci sopra hic sunt leones, mi pare .a!quanto presuntuoso. Il problema è ad un tempo più vasto e più ristretto. Più vasto giaochè si tratta di acquisire al:a vita politica non i ceti medii soltanto ma vasti strati del popolo italiano, al di là delle differenziazioni di c:a:sse. E' cioè il concepire ed il realizzare la democrazia come « partecipazione » e come « conquista • del popolo. li che presuppone due cose. Primo, l'abbattimento di quella barriera fatta di sospetti, di disgusto e di avversione, che allontana l'italiano comune (di ogni classe) dalla « polit.ica », quasi fosse cosa d'altri e da lasciare ad albi, ohè, altrimenti, ci si consuma il cerve:lo, si spreca fiato e tempo, e ci si sporca le mani. Seccnulo, colmare quella f.rattura tra stato e cittadino, ohe li fa reciprocamente estranei ed avversi, av– viando il popolo al concetto e più alla praxis dell'auto– governct. E d'altra P!!-rteil problema è più ristretto. Si tratta cioè di attuare queha vita di partito - giacchè il partito resta strumento imprescindibile per la realizzazione della vita politica - che meglio risponda· non tanto ai loro specifici interessi (che mo:to spesso sono incoerenti, fluidi, effimep o puntualizzati); quanto alla psicologia dei ceti medii; dove possano trovare delle i<lee consentanee da far proprie, senza sentire schiacciata la proprfa personalità dal dogmatismo o dalla disciplina; dove possano sentirsi individui e non gre– gari, forze e non tessere, elementi fatt,ivi e non comparse; dove soprattutto possano constatMe che la politica nè la si scrive, nè la si predica, ma la si fa ct>ncretamente e realisti– camente. Tuttavia quando si parla di « politicizzazione » si tocca anche un tasto ,giusto. Ossia .il problema dei ceti ·meoii è assai più un problema di orientamento politico e òi inquadra– mento di forze che non un problema astratto di rivendica– zioni sociali e di tutela sociale. Salvo lo sforzo di salyaguar– dare la propria esistenza come tali, manca in loro, a quest'ul– timo riguardo, un sufficiente profilarsi di interessi comuni, una sufficiente coesione di classe ed anche una coscienza di

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