Lo Stato Moderno - anno III - n.12 - 20 giugno 1946

LO STATO MODERNO 273 AUTONOMIA DELLAVENEZIATRIDENTINA Chi vuole fare una .rassegna del movimento per l'au– tonomia della Venezia Tridentina, dei programmi, degli sta– tuti e deUe questioni sollevate deve mantenere nettamente distinto il Trentino daM'Alto Adige. Nel Trentino il movimento per l'autonomia è « scop– piato » contemporaneamente alla liberazione, ma progetti di autonomia erano stati già segretamente ventilati alla v-i– gilia della guerra e poi nel periodo della lotta dandestina, quando la reg:one faceva parte della « Zona di operazione delle Prealpi » ( « Operation.szone Ailpenvorland »), pratica– mente staccata dal resto d'Italia. Avvenuto il trapasso dei poteri, da quaqche parte si domandò che le nuove autorità gettasse<roper lo meno le basi della auspicata autonomia. Ma ,si può parlare di « scoppio soltanto per chi non conosce i trentini e la storia trentina, perchè i trentin,i sono autonomisti nell'animo e la storia trentina da oltre un secolo è storia di questa aspirazione autonomistica, che trova le sue radici nei ·secoli di libera villa municipa-Ie e nella bra– dizione amministrativa dei liberi Comuni, che seppero di– fendere il proprio demanio da ogni ingerenza feudale. Dalla cadut:a del Principato Vescovile, quando, nel 1801, la città di Trento espresse ,il desiderio che si formasse uno Stato cuscinetto fra l'Au~tria e la Repubb-lica Oisalpina (o che :iddivenendosi ad una aggregazione si aggregasse alla Cisalpina) e poi, annesso il Principato al.J'Austria, chiese la istituzione di • una separata autorità provinciale italiana co– stantemente residente a Trento»; dalla creazione dell'ef– fimero « Dipartimento dell'Alto Adige » (1810-1813) alle pro– teste di Giovanni Battista a Prato all'Assemblea Costituente della Federazione Germanica a Francoforte nel 1848 per ottenere « la separazione o il distacco dei oircoH di Trento e di Rovereto dalla Confederazione germanica » e giù giù fino alle lotte nel Parlamento di Vienna e alla Dieta di Innsbruck ed alla carnpagna di Cesare Battisti, la massima aspira:Dione dei trentini è stata l'autonomia. Nella tradizione più recente, quando, dopo il 1848,. il movimento autonomistico è ,influenzato dalle aspirazioni ir– redentistiche alimentate •dal Risorgimento italiano, autono– mia significava autogoverno della comunità italiana nel seno di uno Stato straniero (A!ustria). L'attuale movimento, invece, auspicando una autono– mia regionale comprendente non solo il Trentino ma anche l'Alto Adige, supera il motivò nazionale ba~andosi su ragioni storiche, geografiche, economiehe e cli affinità etniche, fa– cendo appello a principi di una superiore convivenza fra i popoli. Dato ouesto indirizzo, invero molto retorico e senti– mentale, un- superficiale osservatore avrebbe .potuto. nei mo– menti di più acceso ,dibattito, avere l'impressione che la pa– cifica convivenza trentino-altoatesina fosse già assicurata, mentre invece fosse da risolvere il problema della incom– patibilità dei trentini con gli italiani delle vecchie provincie; un vero e proprio amore tirolese e ripudio di un glorioso passato di italianità. Si tratta però di una illusione ottica e di un aspetto particolare dello sbandamento .generale di cui ancora soffre l'Italia. Non si può dire affatto che l'amore tirolese sia ri– cambiato, ma vanno incoraggiati gli sforzi per una pacifica convivenza, e l'intolleranz,a verso i terroni, che non ha nulla a che vedere con l'indttscussa italianità dei trentini, non va attribuita solo agli autori materiali, ma a tutto il sistema di un venticinquennio di cattiva amministrazione italiana, che ha nutrito la nostalgia della corretta amministrazione amtriaca. Se, per effetto della confusione delle idee, a-lcuni trentini hanno talvolta pronunziato una assurda condanna di incapacità e di immoralità per tuMo il popolo italiano o solo per tutti i terroni residenti in Trentino, fissando l'oc– chio al marcio e non al sano, (difetto questo di tutti i cam– panilismi), bisogna sottolineare che i vari gruppi separatisti non hanno avuto la forza di costituire un movimento vero • e proprio, ,neanche nei momenti più critici, e soprattutto non hanno trovato seguito nel ceto intellettuale, limitandosi, quasi ce1ta.mente con l'aiuto straniero, a spomdiohe mani– festazioni quasi sempre anonime. Tutti i partiti costituiti in Trentino inserirono subito nei loro programmi la concessione delle autonomie reg:io– nali e comunali, con -diverse definizioni poco facilmente ana– lizzabili, e presso il Comitato Provinciale di Liberazione Na– zionale venne costituito un « Centro Studi per l'autonomia regionale ». Al di fuori dei partiti si costituì successivamente l' « As– sociazione Studi Autonomia Regionale» (A. S. A. R.) la quale con il suo programma e più con la sua accesa propaganda acuì il prob!-ema, determinando frequenti dibattiti con i rap– presentanti dei partiti, che l'hanno accusata di volta in volta di ,separatismo e di qualunquismo. Questo movimento venne in effetti costituito da uomini di affari e si diffuse larga– mente nelle campagne, arrivando a contare fra le sue file poco meno di 100.000 iscritti (su una popdlazione di 391.309 abitanti). Tuttavia, present:ato,si alle elezioni amministrative in 19 comuni, soltanto in uno ottenne la maggioranZ'a. Cer– tamente ha nociuto a questa Associazione l'attegg!iamento spregiudicato dei suoi propagandisti, la lentezza nello smen– tire o riprovare alcuni episodi di signil'icato separatistico che le si attribuiv-ano, la mancanza di un programma poli– tico sociale da realizzare. ,Come programma però l' A.S.A.R. sostiene la necessità di una autonomia « integrale » con una regione (Tirento-Bo1zano) sovrana neffambito dello Stnto italiano repubblicano e foderale, propugnando l'instaurazione degli istituti della .democrazia diretta (referendum, revoca del mandato ecc.) che certamente potrebbero essere profi– cuamente introdotti in un ordinamento regionale, per lo meno a titolo di esperimento. Il « Centro studi•» pubblicò il 25 novembre 1945 un progetto preliminare ,di ordìnarnento autonomo della regione tridentina, con una nobile presentazione di un insigne giu– rista, l' avv. prof. Francesco Menestrina che ne era stnto il pr,incipale estensore. Seguì -anche un progetto di ordina– mento ,tributario. (H testo ,può leggersi nel periodico La Co– stituente del 15-28 febbraio 1946 e sul quotidiano <li TTento Liberazione Nazionale del 25 novembre 1945). Intorno a questi progettli si accesero le discussioni ed aoche da parte di alcuni partiti che facevano pane del C. L. N. furono avanzate ,proposte di modifiche. L' A. S. A. R. diede una adesione di massimla, propo– nendo però sostanziali modifiche. Sotto la spint:a dell' opi– nione pubblica i.i decise a prendere contatti con il. « Centro Studi » e furono concordati alcuni emendamenti clte però non sono st;ati resi di pubblica ragione, perchè il comporta– mento degli allogeni a1toatesini ha rimesso tutto in discus– sione. Nel gennaio inf>atti il governo sembrava .disposto a concedere l'autonomia alfa ~egione e intendeva nominare una commissjone regionale per la redazione di un ,progetto co– mune, cosa che non fu possibile perchè il Volkspa-rtei che inquadm la maggior parte degli allogeni altoatesini, fen:no

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