Lo Stato Moderno - anno III - n.9 - 5 maggio 1946

196 LO 5TAT~ MODERNO 1 DALLA POSIZIONEDELLOSTATO MODERNO AL CONGRESSO DEL PARTITO SOCIALISTA Bisog,ierà un giorno fare un esame approfondito della critica esercitata ,da questa nostra rivista nei suoi primi due anni (quasi) di vita; e bioognerà, •anche rimettere all'onor del mondo quelle « Linee· programmatiche per il partito d'azione» che in periodo clandestino, tra un arresto e l'al– tro, noi .dello Stato Moderno elaborammo. Tanto volentieri oggi le .av.remmo vedute, con le necessarie interpolazioni ed aggiornamenti, pubblicate come manifesto elettorale ·al paese, se il partito d'azione - quel partito che ci unì nel rischio, e, davvero possiamo dirlo oggi, tutti precedette e guidò nella lotta - .non si fosse malauguratamente scisso. Appunto perchè non c'è quasi più •il partito d'azione, se non nel nostro cuore, e perchè il Movimento demooratico repubblicano non riesce a farci suoi interamente, appunto pe1: questo è necessario, dopo il primo congresso del partito so– cialista, tirare brevemente alcune conclusioni. . Lo Stato Moderno ha tenuto, rispetto al vecchio partito d'azione, un atteggiamento che solo per amore di generi– cità è stato definito di « destra ». Ma se vogliamo alle pa– role dare un senso, che è ben altro da quello denunciato di primo acchito, dobbiamo dire che Lo Stato Moderno ha tenuto sempre a riaffermare, .di fronte agli sbandamenti ver– balistico-demàgogici di alcune frazioni del partito d'azione, una « posizione di concretezza politica·». Se ciò si vuol chia- 1nare «destra», padronissimi: resta il fatto che la rivolu– zione non si fa a chiacchiere nè fornendo agli avversari strumenti che si ritorcono infaillantemente a danno dei par– titi progressisti i ·quali, più d'ogni altro,, debbono conqui– starsi la fiducia dell'opinione: pubblica e, nelle presenti _con– dizioni, delle potenze straniere. Ii partito d'azione, infatti, assunse spesso atteggiamenti più di sinistra del partito co– murµsta stesso, e recentemente anche il Codignola lo rico– nosce, sia•pure per farsenl) vanto. E' facile capire come ciò rappresentasse un non-senso ridicolo e finisse, in ultima analisi, per nuocere alla c,msa della democrazia italiana che si vuole nuova e diversa. Ora il ,partito. d'azione nacque (e qui ci ~i risparmi l'obbligo di rifarne la storia,) come quel partito che -doveva riassumere e portare alle ultime conclu– sioni tutte le lezioni ,precedenti della ,politica italiana e forse non solo italiana: cri.si cronica del partito socialista; a.':::!i– cazione dello stato liberale; incapacità delle 'vecchie, forma– zioni di sinistra a diventa_re, .governo e, quµidi, a introdurre neUa pratica dello stato quella rivo1uiione che fino allora era stata soltanto atteggiamento demagogico e mai volontà concreta, costruttiva, o~ante. Era nello stesso tempo (o doveva essere), quella del partito d'azione, una funzione. anticipatrice e conclusiva. Tutto ciò, sul terreno pratic.1. si è risolto in un fallimento e non staremo ad indagarne ie ragioni, in questa sede. Possiamo dire però che la sua le– zione ha giovato - e cornei - e che nei partiti, in tutti : partiti, un po' del partito d'azione sopravvive: almeno in tutti i partiti autenticamente democratici. LI partito d' azio– ne, benchè finito sulle sabbie mobili della inesperienza con– gressuale, è servito a tutti i partiti e della llua esperienza e della sua critica tutti i ,partiti si.llono profondamente giovati. Croce ed 'altri liberali criticarono il partito d'azione perchè (dicevano) sottraeva al partito socialista ed al par– tito liberale le energie dirigenti. Ed il Croce, appunto, mise in giro Ja' storiella di quella secentesca Celia, che trovan– dosi ad amare appassionatamente ed alla pari due uomini. a tutt'e due si diede e... fe'. gemello! La crisi del ,partito d'azione bisogna considerar;a alfa, luce di alcune presenti . realtà. Il partite liberale i! ;rinat'l e non vuole, proprio non vuole essere partito conservatore. li partito socialista, forte di una tradizione popolare, si n– propone come partito di governo, destinato a trasferire :I socialismo nella democrazia piuttosto che la democrazia nel socialismo. Evidentemente, in ltailia, s'è fatta deUa strada. ed a spese del partito d'azione. (Ora, a proposito del par– tito liberale, b~sogna dire che se esso vuol essere una forza politica,. non può essere che un partito di destra. La pra– tesa di stare al centro, ,idi fungere da mediatore (di che?), che fu anche pretesa di certe frazioni del partito d'azione, è. una pia illusione. In .senso largo, come ,difensori delle libertà democratiche, sono liberali più autentici i socialisti di destra. Ma tant'è: tuttì rifiutano liberismo, individuali-– smo, antistatalismo, tradizi9ne, proprietà, ecc.). E allora? La crisi del partito.d'azione non fu soltanto crisi di" un partito, ma risultanza di una situazione obbiettiva creatasi nel primo ·anno di libertà democratica. Chi ha coscienza di questa situazione, consideri alla sua luce il destino della frazione residua del partito d' a– zione e di quella neo-formazione che si chiama « demo– ·cratico-rep1;1bblicana ». La prima è destinata ,a scindersi in due branche, di cui, .se la coerenza ha ancora diritto di cit– tadinanza n:a noi, la maggiore ,dovrebbe affluire al partito comunista. Più difficile dare un giudizio sulla democrazia repubblicana. Qui ent-rano in gioco valutazioni persona:li. Per me, ad esempio, po~re un gruppo politico in funzione permanentemente mediatrice, è un errore. La mediazione, • appunto perohè furuzione e non situazione ~tatica, è eser– citata ora da ,questo ora ,da quel •.partito, a seconda che ia opportunità lo voglia. Quindi non esiste .un posto vuoto per la democrazia repubblicana, anche .perchè il cosiddetto centro è assolutamente instabile ed è conteso tra liberali e democristiani. (Nori si capisce, infatti, chi .starà a destra, nella fùtura Camera: con ogni probabilità si selezioneran– no, da tutti i partiti di centro, frazioni o gruppi che sie– deranno a destra indipendentemente dalla posizione uffi– ciale del loro partito, insieme, si capisce, ai « destri » di stretta osservanza - ed anche .per .questo sarà assai dif– ficile avei"e una. destra compatta). Come dice Umberto Segre _nessun paTtit~ ,può pro– porsi questa funzione. Può la storia soltanto assegnargliela, e partiti di mediazione ve ne sono .sempre stati. Ma per e~ere tali bisogna rappresootare un contenuto politico. Un partito che si proponga di essere il custode formale del metodo democratico, non è un partito, ma. un organo dello Stato. Si deve .promuovere l'esistenza di un tale 011gano? E chi lo custodir\\? Non un partfto, ma tutta l'opinione pub– l>lica grazie ai .suoi antagonismi provvidamente sospettosi. Nè esiste, a mio modo di vedere, una cosiddetta de– mocrazia integrale da difendere. Che tosa vuol dire? E' una posizione di puro razionalismo, che non tien conto di questo: che bisogna oggi allargare i presupposti di una di– rettiva politica fino alla considerazione di .forze e di tecni- ' che nuove che rendonQ infinitamente più diffici,Je il control- lo individuale della vita ,pubblica. Questa accresciuta com– plessità, che, è anche di ordine irrazionale, non vedo come la risolva una posizione democratica ·pura e formalistica. Nè è possibile « politicizzare » quei ceti medi, i quali do– vrebbero costituire la ba~e elettorale di questo partito de– mocratico. I ceti medi. non esistono come forza politica. a sè stante e politicizzarli li si può soltanto appoggiando1i al proletariato. (c.-ntinua nel pr-.ssimo num,r•) GAETANO BALDACCI

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