Lo Stato Moderno - anno III - n.9 - 5 maggio 1946

194 LO STATO MODE~NO In realtà, è meno spiegabile la violenta reazione dei comunisti. Verrebbe quasi la voglia di scrivere che questa volta si sono imprudentemente scoperti e non tanto con la penna, sempre prudente e castigata - anche se in questa occasione meno del solito - di Togliatti, quanto con un articolo comparso ano-– nimo (e quindi più impegnativo) sull'« Unità» del 19 aprile in cui con rimarchevole violenza di linguag– gio si paragonava la politica di Saragat a quella di De Man, e si ricordava saporosamente che quest'ul– timo, reo di collaborazionismo coi tedeschi, era stato f~cilato dalla giustizia del popolo belga. Scherzi degli schematismi intellettuali, scatto di malumore, o serio ammonimento? Forse solo i giorni o gli anni che seguiranno scioglieranno gli interro– gativi. Certo non di sola improvvisa irritazione si tratta, se a Roma l'articolo uscì mutilato dell'ultima parte che comprendeva appunto il parallelo, citato quasi a dimostrare che il clima milanese era ritenuto capace di assorbire un linguaggio più robusto · di .. quello romano, scettico e molle. Sta in fatto che i comunisti mostrano una strana e bizzarra stizza ogni volta che sentono parlare di su– peramento del marxismo e del leninismo; sono, o sembrano, disposti insomma a seppellire· in fatto le tradizioni e i miti, le strategie antiche e le tattiche recenti, mà non a dichiararlo o a lasciare che altri lo dichiari. Preoccupazioni di critici o di politici? E se si tratta, com'è probabile, di preoccupazione poli– tica, che cosa si vuol tutelare in concreto·? Qui risponde Togliatti: si vuol tutelare la forza, la capacità, la serietà stessa del patto di unità di azione che lega i socialisti e i comunisti. Il quale patto no;;_ è nè un « -chiffon de papìer » nè una mera con– statazione di amicizia se, tra le sue varie clausole, con– tiene il bilaterale riconoscimento dell'U.R.S.S. come il maggior pilastro della democrazia mondiale. Ma il patto fu firmato nel '43 e oggi siamo nel '46, e molte acque sono passate da allora sotto i rovinati ponti d'Europa, e ci si è accorti che altro è fare delle di– chiarazioni sentimentali e altro è fare della politica. Ma poichè talvolta i sentimenti restano nella memo– ria altrui e possono giustificare diffidenze altrui, ecco come si potrebbe spiegare quel certo tono anti– comunista del Congresso da parte dei socialisti che vogliono far politica, e che ha tanto irritato Togliatti. Si potrebbe spiegare col desiderio da parte dei socia– listi nostrani di allinearsi con la politica estera del Labour Party il quale per ovvie ragioni non può es– sere ·entusiasta di un simile patto di unità d'azione. Che le difficoltà tra il partito socialista è quelle comunista, a cui avevamo accennato qualche numero fa, debbano verificarsi prima del previsto? E troppo presto per dirlo. Certo è che il partito socialista si· trova vera– mente di fronte al bivio fondamentale del proprio cammino: da una parte c'è il fascino della tradizione, ìl mito della rivoluzione millenaristica che abolisce le classi e lo stato, l'intransigenza classista, la guardia chiusa dell'oppositore, dall'altra c'è la strada aspra ma soleggiata della direzione dello Stato, 1~ passione di governare, la responsabilità di guidare il paese. E chi legga la « Critica Sociale » e « il Quarto Stato • capisce che dietro il problema della fusione c'è ben altro - ed è già molto - della così detta unità del proletariato; ci sono due modi di conaepire la poli– tica, due Weltanschauug, due visioni della vita e del mondo, due partiti insomma per restringersi solo alla terminologia politica, ma assai più che due partiti se si bada alla totalità della storia. Il Congresso dunque non merita « ni eet excès d'honneur » di chi afferma che ha risolto tutto, « ni cette indignité » di chi afferma che non ha risolto nulla. Esso ha fatto quello soltanto che possono fare gli organi collettivi; ha registrato la esigenza della chiarificazione. Il resto è dolorosa virtù degli uomini, il resto è responsabilità che deve essere virilmente assunta da coloro che, in ambedue le ali sentono la impossibilità di una convivenza, capace soltanto di paralizzare negli uni la volontà di governo .e negli altri la stretta e strenua osservanza di una magari eroica disciplina classista. Se questi uomini non si troveranno, se il partito mirerà a salvare soprattutto la sua unità a qualunqùe costo e a prezzo di qualun.que equivoco, nulla salverà il partito socialista dalla paralisi, anche eventual– mente per ipertrofia del corpo elettorale. Anche qui - come già per il partito d'Azione - non si tratta di nominalistiche definizioni - contro cui tuttavia troppo banalmente ci si scaglia dimenticando che oggi in Italia c'è da combattere anche una battaglia di chiarezza che è insieme battaglia intellettuale e morale - si tratta di accertare e accettare una fun– zione politica; oggi l'equilibrio sociale e politico euro– peo gravita intorno. ai partiti che si intitolano al so– cialismo: bisogna prendere o rifiutare; prenc~ere e trasformarsi (e non è evidentemente il nome che coiita, in quel gran partito della democrazia laica da tutti auspicato e da nessuno realizzato, che tutta e integralmente accettando la .eredità del grande pen– siero· liberale dell'Occidente, ricco del resto di indi– scusse venature cristiane: libertà e dignità · indivi– duale, pluralità dei partiti, osservanza della legge, limite ai poteri dello Stato, (sia riprendendo quel che c'è da riprendere nell'ottocentesco concetto dell'auto– limitazione, sia attraverso le creazioni di organi auto– nomi capaci in fatto e in_diritto di opporsi al sempre rinascente dispotismo cesareo o giacobino) e ricono– scendo francamente - come sin Nenni ha ricono– sciuto a proposito della riforma agraria - che ta– lora la proprietà è sinonimo di libertà e di demo– crazia, accetti sul piano ecol'lomico il solo criterio della ofelimità o dell'utilità• delle riforme in rapporto all'aumento della produzione, e sul piapo sociale sap– pia elasticamente alleare il concetto un po' troppo paternalistico dell'assistenza obbligatoria capace d1 garahtire a tutti il godimento ·effettivo e concreto della libertà economicamente sostenuta e garantita, con la progressiva immissione delle masse- lavoratric! nella conoscenza tecnica del proprio lavoro e quindi nella collaborazione direzionale. Questo permetterà di risolvere il vero, il grande problema politko aperto

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