Lo Stato Moderno - anno III - n.8 - 20 aprile 1946

1'72 LO STATO MODERNO repubblicano, vincesse di misura, giacchè una monarchia al> 51 per cento non si reggerebbe. Internazionalmente, quindi, la via è libera. Un secondo punto essenziale, si può considerare superato grazie alle indicazioni fornite dalle elezioni amministrative: il pericolo .cliuna frattura tra nord e sud. Fino a qualche setti– mana fa, si temeva il ripetersi della situazione del 1919, che aveva veduto buona parte dei deputati settentrionali diser– tare l'aula .durante il discorso della corona, mentre gli squa– droni compatti centromeridionali acclamavano Vittorio Ema– nuele III re vittorioso, e bilanciando col foro peso le ten– denze di sinistra, impedivano (con l'ausilio degli spropositi dei partiti rocialista e popolare) la formazione di un governo P. ·,p_ I. e P. S. I. che ci avrebbe, forse, evitato il fascismo. La prova sembra fatta che il sud non è la terra promessa dei liberali monarchici, che il qualunquismo loro alleato fun– ziona a scartamento ridotto, che socialcomunisti e democri– stiani allignano e prosperano anche nelle plaghe più remote. Poichè il raggruppamento di estrema destra Croce-Nitti-Bo– nomi-Orlando, paTe destinato all'abisso elettorale; e i gruppi propriamente repubblicani non sono ancora forze preponde– ranti, il problema « monarchia o repubblica? » s'impernia oggi su di un partito solo: la democrazia cristiana. Nel suo discorso di Torino, De Gasperi ha fatto una preziosa confessione: egli ha dichiarato che intendeva porre il referendum a metà della Costituente, il che significa, in parole povere: - Se mi aveste lasciato gettar le basi di una repubblica democristiana, sarei venuto con voi. Se no, no. Il partito della D. C. ufficialmente si mantiene agno– stico, mentre è noto che i voti dei suoi organi provinciali sono prevalentemente repubblicani. Prima del 2 giugno, la D. C. uscirà dail'equivoco? Credo che dipenda dai nego– ziati, e da quello che i socialcomunisti sono disposti a con– ci,dere. llitengo ormai accertato che •P. C. J., P. S. I., P. R. I. e gruppi affini (sintomatica l'uscita dei liberali di sinistra dal gerontocomio crociano) potrebbero, da soli, spuntare il 51 o/o indispensabile per la repubblica. Ma sono allirettanto convinto, che essi preferiscono una soluzione meno audace e battagliera, e una maggioranza più considerevole. Alcuni monarchici dichiarano che la partita, oggi, è già perduta, ma che Era due o tre anni, davanti alle delusioni di coloro che nella repubblica speravano il paradiso terrestre, un ple– b~ito rovescerà la decisione del 2 giugno. Tutto è possi– bile in Italia, dato il basso livello culturale delle masse, e di non pochi dei loro capi, ma se io fossi mooarchico, non mi fiderei di questo calcolo. Se la D. C. non vuole far pagare un prezzo troppo. alto per la sua adesione, e se i partiti di sinistra sono governati da gente con la testa sul collo, l'instaurazione della repub– blica avverrà a colpo sicuro, e non Jascerà strascichi incen– diari, la coscienza popolare avendo condannato monarchia e dinastia come complici del fascismo, a sua volta giudicato senza appello. Qui entra in campo ciò che accennavamo nella prima parte di questo studio circa i propositi e le mire della Chiesa cattolica in Ita1ia. La quale deve riflettere che l'anticlericalismo può risorgere vivace e tenace, o dileguarsi per sempre, dando luogo ali' adozione di un regime di reci– proco rispetto, di scrupolosa ed assoluta tolleranza, e che la scelta è nelle sue mani, e unicamente nelle sue mani. D'al– tra parte la D. C., fino a quando 'Ì gruppi propriamente re– pubblicani non avranno maggiore influenza, è il solo partito che può convincere i riluttanti, i paurosi, i restii, che la re– pubblica non costituisce il punto di partenza di una ditta– tura socialcomunista, un'avventura, bensl la base indispen– sabile della democrazia italiana, in vista di uno sviluppo di civiltà. Abbiamo mostrato che, storicamente e tradizionalmente, monarchia e repubblica unitarie, sono, per il :paese, Wla no– vità, e che l'esperienza di 85 anni della prima è stata tut– t'altro che persuasiva. Fallita, nel sangue e nel disastro della guerra fascista, la soluzione monarchica, l'avvenire spetta alla repubblicana. Sarà la saggezza degli instauratori e dei reggitori, a farne o meno la fortuna. ARRIGO CAJUMI PARTITI "CONFESSIONALI,, E PARTITI PIÙ PROPRIAMENTEDEMOCRATICI E' gid stato osservato come questo primo iesperlmento elettorale, dopo a ventennio, !abbia dimostrato l'elevato spi– rito pubblico degli. elettori :e delle ielettrici, ~he ~ ~on pre– sentati alle fJffle con largo ordinato iconcorso; non è stato però -rilevato come ~odesta prova ìdi \civica 'disciplina .ria stata possibUe per la precccupazione di 'certi partiti 'Che potessero venir altrimenti compromesse le prossime elezioni politiche: preoccupazione che U ha indotti ia tener sotto chiave ; propri agitatori. La concMlSione potrebbe iessere ',;he 1Ja grande mag– gioranza dei cittadini è aliena dalle violenze e dai disordini quando flQn sia eccitata di ,proposito da chi ha interesse a favorire le oiol.enze ed a fomentare i disordini. La riacquistata democrazia troverebbe, adunque, il ll'IO– stro popolo più consapevole, per le due- ,prooe sofferte, dei suoi pubblici diritti ~ dei .wot pubblici doveri. Saremmo, adunque, per risanarci da quel friV(Jlo scetticismo di gente politicamente incolta, da cui non valse ml emendarci nep– pure l' « epopea • risorgimentale. Ma Mn tutti si sentono di condividere un cosi affret– tato ottimismo, perchè le eleziont a~ministrative avrebbero pure offerto la sconfortante delusione di utl popolo gld pro– penso a rintmziare alla appena ritrovata libertd ,democratica per concedere la lffiO ,preferenza a due partiti « confessio- nali •, che si dividono l'intero campo delki lotta politica e che sono perfino sospettati - a '!,orlo od a ragione - cu trovare un appoggio su delle forze esterne: mentre viene nel contempo negata o lesinata -la fiducia ai pattiti più ,pro– priamente democraHci, il cui prestigio è gravemente SCOffl). Mentre a ceto operaio tiene a farsi lusingare da11',. de– magogia degli estremisti e più che mai 01.Wl « credere » ed « obbedire », i ceti 'medi, !staccatisi dal partito fiberale -plas– sico, delusi ed umlllati per l'avventura fascista di cui sono stati il vero capro espiatorio, non osano .,a/tare il fosso ,mar– xista e .sono tuttora restii a dare la loro adesicne al partito socialista, anche se « antifmjonista »· Urtati dal risentimento giacobino del partito d'azione, ,diffidenti verso le clientele demolaburiste, questi ceti medi rimangono dispersi sul ter– reno della lotta politica e finiscona col cercare un conforto tra le accoglienti braccia della democrazia 'Cristiana. La crisi del partito cI azione rivelò un più vasto . e pro– fondo malessere che insidia la nuova democrazia Ualtana. E' una crisi di crescenza, di sviluppo: norma/Je sl, ma non meno pericolosa. ' l partiti più propriamente democratici tardano nel ras– sodare una continuitd nel loro programma, che è necessaria per mantenere la comunwne d'intenti nel aiverso atteggiarsi

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