Lo Stato Moderno - anno III - n.7 - 5 aprile 1946

LO STATO MODERNO Hl3 Per una politica d'emigrazione 1. - Al recente Convegno del co=ercio estero il pro• blema della nostra emigrazione, delle incognite e delle pos– sibilità che essa presenta in questo dopoguerra assai più cao– tico e incerto di quanto nel corso del conflitto non prevedes– )c:.-O i più cauti e i più riflessivi, entrava in 'linea tangenziale, wtne questione attinente all'equilibramento de:'la bilancia dei pagamenti. Non se n'è così disconosciuta l'importanza nel quadro dell'interesse del Convegno, giacchè l'enunciazione di questo delicato nesso di interdipendenza è motivo sufficiente a una attenta considerazione, ma è, al tempo stesso, un esplicito suggerimento a:la valutazione esclusiva dei suoi aspetti es– senziali, e non poteva essere altrimenti, data Ja natura e gli intenti pratici propostisi dai promotori. A me è parso, tut· tavia, necessaria una esplicita premessa anche se l'esigenza che essa comportava risultava nel corso de:la trattazione, e cioè che J'accentuazione del nesso emigrazione-partita attiva ne:Ia bilancia dei pagamenti corrisponde a una visione tra– dizionale, ma forse sorpassata, nel:a presente realtà interna– zionale, che lascia scoperta una interdipendenza potenziale più viva, e cioè lo sviluppo di determinate correnti migratorie - sviluppo correlativo di determinate correnti di esportazione. Inoltre da un punto di vista po:itico generale riferirsi ancor sempre ai vantaggi delJ'emigrazione per la bilancia dei pa• gamenti può comportare intralci e remore a;.Josvi:uppo di un soddisfacente flusso migratorio. In linea sostanziale ritengo che anche se il flusso emigra– torio del nostro paese assumesse il volume deg:i anni attorno al 1910, degli anni record, la posta « rimesse degli emigranti » nella parte attiva del:a bilancia dei pagamenti non potrà più assumere l'imponenza di allora, quando da sola bastava a coprire dal 30 al 40 per cento del totale della parte passiva. Posta la premessa, va sgombrato il terreno da un paio di considerazioni di ordine preliminare e fondamentale. La pri– ma, è necessaria per l'Italia una ripresa de;J'emigrazione? La seconda, vi sono per essa degli sbocchi? Naturalmente il concetto di necessità dell'emigrazione non va preso in assoluto, ma relativamente a determinate esi– genze, e particolarmente alla esigenza, che in sostanza le assomma tutte, di un elevamento del tenor di vita medio generale, sino ai livelli che si reputano naturali per i paesi civili, o quantomeno a un mantenimento del live:Io conse– guito prima della guerra. A sua volta è chiaro che occorre vi sia per sollecitazione intima o esterna la concreta aspirazione delle popolazioni per quel verso, altrimenti il problema del– l'emigrazione non si pone, come, è ben risaputo dag:i .storici, non si pose per molto tempo nel secolo scorso, particolar– mente dalle popolazioni meridionali per le quali pareva un dato naturale, e quindi immodificabile, la loro situazione di miseria. Cosi inquadrata la domanda, penso che la risposta istin– tiva degli italiani non può essere che affermativa, anche se certe illusioni e certi pregiudizi sono assai duri da sradicare, e una volta che si sono diffusi rispuntano alla finestra dopo che si erano fatti allontanare per 1a porta. Tuttavia gli italiani hanno già fatto dal 1927 in poi, sia pure mediante una poli– tica di intervento 111e:l'economia per più versi scadente, 1 1'espe– rimento de:la chiusura graduale del flusso migratorio, espe– rienza che si è conclusa, come si è conclusa. E' forse difficile trovare una formula oggettiva che esprima la sensazione di affoUamento attorno al:e scarse opportunità che provano gli italiani, per quanto dati oggettivi e di soddisfacente indicazio- ne possano essere i livelli dei salari, per buona parte della po– polazione lavoratrice più bassi di quelli dei paesi progrediti, e le cifre della disoccupazione. Queste ultime però sono in· gannevoli e non dànno una giusta idea del fenomeno in quanto, in primo luogo, le statistiche della disoccupazione, almeno come sono state finora elaborate, tengono conto sol– tanto di certe categorie di disoccupati, e in secondo luogo, per la sovrabbondanza del mercato del iavoro, si è sempre stati assai lontani dall'aver conseguito un grado di cdmbina– zione, dei fattori produttivi che fosse tale da consentire la retribuzione massima del fattore lavoro. Risultati di ciò na– rono le scarse applicazioni - o la mancata diffusione uni• forme sempre re:ativamente al Hvello dei paesi industrial– mente progrediti, e una situazione di bassa efficienza media delle combinazioni produttive esistenti. Nel:a situazione sociale italiana si andò ~empre più pre– cisando un altro fenomeno, da definire e comprendere per analogia. L'abbondanza del:e offerte sul mercato del lavoro viene solitamente intesa come esuberanza di braccia, di lavoro manuale relativamente a:Je occupazioni, cioè abbondanza di operai, di contadini, di addetti ai servizi generali e domestici, sempre però nei quadri di pura esecuzione. Ma in Italia, in– vece, per motivi storico-ambientali sui quali sarebbe cosa lunga diffondersi, mentre è sufficiente ricordare 'i' esistenza di una questione meridionale, è da un pezzo che si può consta– Mre una eccedenza, re'.ativamente a ul)a composizione sociale dinamica e progressiva, di quegli e:ementi ohe grossolana– mente vanno sotto l'appellativo di piccolo-01edio borghese, o che aspirano a diventare tali o a funzionare da tali. Ciò è causa di attriti e ritardi nel ricambio sociale ed è motivo di scarsa, mal distribuita e mal orientata utilizzazione di energie. A chiarire il discorso basta riferirsi a fenomeni già noti e generalmente deprecati, quali il pletorico istradamento di giovani verso le carriere libera:i e agli impieghi in quantità esuberante alle possibilità del paese, la deficiente temperie tecnica, la evidente isteresi nel progresso sociale. In concreto ciò Vl!Oldire troppi aspiranti agli impieghi negli uffici pub– blici e priv·ati, alle carriere militari, a quelle liberali, ai pic– coli commerci, aaa intermediazione parassitaria, a una penosa cristallizzazione di posizioni sociali, talvolta di pura appa• renza, cioè senza il corrispondente contenuto e supporto economico. Ricapitolando, quindi, non solo vi è esuberanza di brac• eia, ma anche troppi elementi intel'llledi, troppi quadri po– tenziali cioè che non riescono a realizzare in manieta soddi– sfacente la ioro funzione. Nel.!a situazione che si sta determinando nel mondo in conseguenza de1:a vittoria delle tre grandi potenze, questa condizione di sovraffollamento degli italiani verrà attenuata o esasperata? A questa domanda non si può che rispondere con la ipotesi meno favorevole, e non soltanto per 'le concrete minaccie di smantellamento delle nostre dipendenze colo– niali, che non hanno mai assorbito quote rilevanti di popo. lazione metropolitana, di limitazione delle forze militare, e così via, ma anche per il deliberato affermarsi di una linea di politica economica tendenzialmente liberistica da parte del gruppo di potenze entro 'la cui o~bita si trova l'Italia. Al!' af– fermarsi di questo indirizzo non si è data da noi ancora tutta l'attenzione che merita, e soprattutto non si sono ancora in– tuite o non si è ancora voluto intuire quali saranno le con• seguenze. Nel quadro de:lo -sviluppo della politica economica intemazionitle vi è stato finora come elemento ·positivo e de-

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