Lo Stato Moderno - anno III - n.7 - 5 aprile 1946

148 tO 5TAT0 MODERNO po, To~ è il « governo », da cui Genova attende solo il proprio utile. Qua:e ne sia la fortxia, ,poco importa, puichè favorisca Genova~ Spirito municipale. Se proprio vog:iamo no– bilitarlo, dargli un blasone: chiamiamo:o mazzinianesimo. Venezia ha anch'essa una tradizione repubblicana, più viva e più diffusa, e non se ne dimentica. Ultima vénuta, si trovò incorporata in un Tegno già esistente e Io accettò di buon grado. Non ci fl1 però, nè amore, nè intimità. La g:oria d(Venezia non ha nul:a a che' flue con l'Italia: è splendore aqriatico, è una civiltà chiusa in sè e decaduta, che rimane al:o sta.to di rimpianto, e alle prese con la miseria- di una regione sovrapopo:ata. Bologna e gli altri domini papali della Romagna hanno delle venature rivoluzionarie che meglio si potrebbero defi– nire •anarchiche che non socialiste, e de:Je rimanenze di c!eri– calume reazio~ario, ondeggiano fra Andrea Costa e il cardi- , nale Antone:li. La monarchia avendo pig:iato aspetto di con– servatorismo, le forze rerrive son~ diventate monarchiche, e quelle progressiste repubblicane. L'equilibrio è instabile: fino al 1922, prevalevano le sinistre: col 1922 hanno trionfato le destre. La monarchia o la repubb,ica qui sono condizionate dalla questione sociale. 'Ag:i occhi degli osservatori superficiali, il Piemonte può apparire la roccaforte monarchica. Bisogna distinguere, e ana– lizzare invece le cose da vicino. Nonostante che la monar– chia da liberale sul· modello cavouria1\o, abbia tentato una in– voluzione conservatrice che raggiunse il cu:mine nel '98, e sia stata democratizzata da Giolitti dal 1900 al 1915, fino a ché essa ha significato una classe dirigente piemontese, non le è" mancato l'appoggio regiona'.e. Con il colpo di Stato sa– landrino del 1915, e con quello del 1922, il potere è pas– sato in mano ai meridionali, e la burocrazia si è meridiona– lizzaJa totalmente. Il socialismo torinese del 1910 poteva coe– sistere pacificamente con la monarchia giolittiana, divorzia in– vece· con fa guerra, come provano le e:ezioni del 1919. A ·questa data il Piemonte progressista non è più monarchico, nè sabaudo, e l'appoggio che la monarchia concede al fasci– smo, e il trionfo di quest'ultimo segnano l'al:ontanamento • deHa .regione dal governo. Fanno eccezione i clans conser– vatori, cioè i fascisti e i fascisteggianti, che acutizzano il loro mònarchismo in senso reazionario, sfoderano Solaro deJ:a Mar– gherita, riverniciano le glorie sabaude e tèntano di associarsi - e ci riescono - le camaril:è mùtari. Salvo questi grup– pi, clie sono s'tati attivi, e ai quali si sono aggregati i corti– giani piemontesi per tradizione di famiglia, il grosso de!fa pqpplazione non è monarchico, e non difende fa qinastia a cui ha da rimproverare di esser passata al nemico: Fascismo, e la pr,epo_nderanza meridiona'.e. L'entente ck famille è finita: troppe de!usioni ha dato perchè nel 1943 pòssa ricominciare. Queste considerazioni valgono peraltro, forse, per la bor– ghesia di 1;inistra e la classe operaia. Mi dicono che gli agri– coltori non soqo del!o stesso parere. Il che si spiega con l' as– sidua collezione di biglietti da mille, tndgo « fotografia di V. E. >, fatta durante la guerra dai paesani e col loro timore · che essi, in regime repubblicano, si annulHno o svalutino, e ·con_la reazione alla 'Tapinante e spogliante guerriglia intestina successiva al settembre 1943. Il contadino resterebbe monar– chico perchè i rea:i carabinieri gli promettono la sicurezza ma– ~!i~~-e il trono fa stabilità delle banconote. Fenomeno che pu_ò4tpparire spiacevo!e, ma che occoNe registrare per la sua importanza, specie se si tiene presente che il comunismo bomincerà a tollerare la piccola proprietà, ma non escluderà il ricorso al sistema del Kho:koz. Fatta la diagnosi regiona:e, indispensabi:e perché rital!a non è una nazione unita come la Francia, ma l'agglomerato, con un cemento di so1i 85 anni, di it>aesie razze diversissime, _vediamo per scrupolo di coscienza, se esistono idee-forze che possano efficacemente agire al disopra degli interessi e dèlle passioni locali che abbiamo abbozzato. Il triangolo Torino-Milano-Genova, è un gruppo evoluto sulla base de::a civiltà occidentale più progredita. Ha la sen– sibil)tà e i problemi della Francia, dell'Inghilterra, del Belgio e della Svizzera. Subisce pertanto i riflessi degli avvenimenti mondiali, e delle ideo:ogie che ne derivano o che li suscitano. Non ha pregiudiziali monarchiche o repubblicane, ma desidera creare un' (lmministrazione che si regga, e tenerne in mano le redini. Se la monarchia rappresenta la reazione, il feudalismo nobiiliare, la casta militare, la burocrazia imperaQte, il clerica– lismo, essa è senz'altro da scartare. Avendo fatto triste prova, è difficile che possa dare garanzie persuasive. E' un regime fallito, a cui non si accordano fidi. Di ,repubbliche funzionanti, c'è il modello francese a portata di mano, ed è seducente: il problema è se, in Italia, si può cbstruire una macchina altret– tanto solida e duratura. Si è veduto che il meccanismo mo– narchico ing:ese da noi non ha retto al collaudo della second\l guerra mondiale, ciò che lo rende sospetto. · Senonchè, riuscirà il triangolo Torino-Milano-Genova a ri– prendere in mano l'Italia e a governarla? Numericamente, è in minoranza, e non può al:earsi che all'Emilia e al. Veneto agrari, e all'infida Toscana. Tiitto il resto gli graviterà contro. La Chiesa catto:ica è in Italia una forza di cui non si è mai va:utata abbastanza l'importanza. Il miracolo per cui nel 1915-1918 essa fu praticamente estromessa dalla direzione del Paese, e tenuta in quarantena, meriterebbe uno studio parti– colare. Ma allora qualche decennio di massoneria, una cor– rente socialista copiosa, un liberalismo ·di buona lega, pote– rono arginarne l'influenza, affiancandosi alle tendenze gemelle dei paesi a:Jeati. La reazione c:ericale che prese fa forma del partito popolare, non si fece attendere. E, •r azione e rea– zione, dura tuttora, dopo aver strappato nel 1929 il gran suc– cesso dell'abo!izione della legge sulle Guarentigie, e obbligato l'Italia a capitolare. Mediante il vecchissimo gioco di appog– giare vo:ta a vo:ta il conservatorismo trionfante, o la demago– gia che sa:e, metamorfosandosi dal paternalismo forcajolo al comunismo cristiano, la Chiesa prosegue il suo sogno di do– minazione terrena con instancabile tenacia e con sapiente ac– corgimento. Per sua natura alleata e complice delle forze con– servatrici, non esita a contrastarle quando ljj,'ritiene pericolose o troppo potenti, e si oppone loro sguinzagliando la- propria ala sinistra, che laseia prudentemente in riserva quando c'è da far bottino con gl( ottimati. E' sempre riuscita a rendere ine– sistente la libe.rtà dei culti e ad ottenerne il monopolio, non lasciando al:ignare i .protestanti e iso!ando gli ebrei; ha, da cin– que lustri praticamente imp,edito ogni forma di anticlericali– smo non solo, ma di libero petsiero, e d'innoeente gaudricle, ha pesato g~avemente sopra i costumi pubb:ici e privati. At– territa dalla previsione di una vittoria delle forze democrati– che, ha fatto macchina indietro nell'illusione di salvarsi, e col– labora attivamente, quando non può fare altrimenti, al loro successo. Approfittando del sentimentalismo e -dell'ignoranza degli ita:iani, della facilità di far .Joro vedere lucciole per lan– terne, li ha manovrati sempre a suo talento, servendosi della ipocrisia de:la classe conservatrice, che, <lisso:uta a parole, è ortodossa a fatti, e che ha saldamente in pugno. Il pericolo per Roma è una democrazia veì-amente cristiana (e flnsuc– cesso del modernismo ecc. <limosti;a che si tratta di un feno– meno tutt'altro che preoccupante) o una ,politicauisolutainente laica, che in Italia non è ancora stata mai fatta. Fino a che nessuno dei due si verificherà, la Chiesa continuerà il suo gio– chetto: intima coi cpnservatori, lusingatrice dei rivoluzionari, e .qualunque regime o governo dovrà fare i conti con il papa.- · re, giacchè i suoi •sudditi. sono non i quattro gatti della Città del Vaticano ma, purtroppo, a,lmeno quaranta milioni d'ita– liani. Non c'è nessun dubbio éhe la Chiesa quindi affiancherà

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