Lo Stato Moderno - anno III - n.7 - 5 aprile 1946

una o argillosi, specialmente nell'Ita– lia centnrle e meridiona,l.e, bisognerà propagandare la consuetudine di bo– nifica collinare che un seco:o fa Cosimo Ridolfi introdusse in TOS<:ana e che anche là fu lasdata in abbandono per l'assenteismo dei proprietari e 1a scar– sa efficienza delle cattedre d'agrico1- tura dell'ultimo ventennio. Di molte colline potranno prendere possesso la vite, l'olivo, gli agrumi, ma su queille più alte ed impe,rvie dOVll"à impiantarsi il pascolo sia ovi,no che bovino, altre vanno rimboscate. Comunque nei ter– reni dove la resa del grano è bassa (poderi a colture estensive, collinari, ecc.) bisognerà allungare 1a rotazione a beneficio delle leguminose e cioè dal– la metà o più del seminativo ora a gra– no converrà scendere a 1/3 o 2/5 per arrivare a dare invece metà ai prati di ,leguminose che arirjcchiscono prov– vidamente ~a terra di ,p,rincir,ii fertiliz– zanti e con l'aumentata produzione .di foraooi permettono un maggior carico di bestiame apportando al podere maggior fertilità e dasciando più tem– po all'agricoltore per meglio curare n grano. lil problema della granicoltura in ,parte cospicua dei ter~eni del meri– dione e cioè ne11a zona costiera che, grosso modo, comincia da Cecina da una parte, da Pescara da,ll'altira, sem– bra potrà risolversi con l'abbandono graduale della granicoltura fino a li– miti economicamente convenienti e con lo sviluppo degli erbai prodotti in au– tunno ed in inverno epoca ne!l,la quale le precipitazioni sono sicure, il che per– mette, aiutando il tiepido clima, all'er– ba di crescere; i silos non del tipo cre– masco, ma l!escarese, semi-interrati di economica costruzione e di facile con- LO STATO MODERNO duzione conserverebbero ~•erba e per– metterebbero cosi un accrescimento del patrimonio zootecnico sia ovdno che bo– vino oggi .impensato. Le conseguenze di tale evoluzione nei riguardi della fertihizzazione del terreno sono ovvie, senza dire che ,potrebbe fina,lmente questo nostro popolo mangiare un po' più di carne. Se dal consumo di ante– guerra di 20 chili a tes~a per anno, si ar,riverà ai 25 o 30 non c'è pericolo che la gotta diventi epidemica davve– ro! Bisognerà smetterla anche col pre– giudizfo che la industria a,rmentizia sia quasi una vergogna pubblica; in gran parte delle campagne del meridione là dove da maggio a settembre la siccità è sicura, e da settembre ad apr,ile le pioggie invece non mancano, si ha come su accennato una stagione propizia per la crescita delle erbe anche i,n inverno. E' là che la pecora deve tornare. Noi dobbiamo pensare che tra carne, cacio, lana, la pecora ogni anno si ripaga per– chè dà un ireddlto uguale al proprio prezzo. Naturalmente bisogna anche non partire dall'idea che il pascolo è quello che è, ma ·bisogna illlVece aiu– tarJo concimandolo, immettervi legumi– nose, ecc., intensifiicam-e anche qui la coltura. Che queste ,ri,forme debbano essere definite ,un salto nel buio non di– rei, sarebbe come ruutare un fatto, na– turale e già in atto, coi metodi di lUila più progredita tecnica; infatti i pastori d'Abbruzzo scendono ,giù o nel La:!lioo in Puglia, quelli dell'Aippennino umbro vanno anche Joro verso dii Lazio e quelli delll'appennino tosco-emiliano conosco– no da sempre la v.ia della Maremma. Nelle isole movimenti analoghi ci son già. In questa fascia costiera e nelle isole poi - se, come è da sperare, trat– ta ti di commeroio oculati e non mossi 161 da idee di pazzesca autarchia facilite– ranno il cammino delle nostre espor– tazioni orto-frutticole, potranno alJar– garsi le coltivazioni del legumi a pieno campo, affiancate da una industria conserviera che già conosce le vie del mondo e che dovrebbe poter prospera– re. Concludendo, si dovrà diminuire man mano il ter,reno investito a grano di forse un milione di ettari sui 5 at– tuali e certo il me=giorno dovrà re– stringere a poco a poco ~ sua grani– coltura di 1/3 dell'attua,le. Con ciò non è detto che debba il raccolto globale diminuire, se aumenteranno I prati di leguminose, e gli erbai e qudndi il be– stiame, 1a maggior fertilità alzerà i rac– colti unitari e quindi LI globale. A reg– gere questa produzione agricola a ten– denza inte111siV1a con una relativa pre– valenza sulla granicoltura da parte di sarchiate industriali (canapa, barbabie– tola, tabacco, pomodoro, ecc.) di erbai, di foraggere, di produzioni orto-frutti– cole è necessaria una forte produzione di concimi fosfatici ed azotati. La no– stra industria fosfatiera si 1basa su due materie prime delle qual>! una abbia– mo in abbondanza, la pirite di ferro, l'a1tra in.vece ci necessita importarla dal Nord Africa. Gli impianti son suf– ficienti anche per W1 consumo forzato. Diversa è la situazione dell'industria dei concimi azotati di cui 1/ 4 del con– sumo veniva <:operto dalla importazio– ne. Ma non sarà difficile compiere que– sto lieve passo trattandosi di una In– dustria naturale 111el nostro paese poi– chè ta forza che è necessaria ahla sin– tesi chimica dei ~onclmi azotati è quel– la e1ettrica. ed acqua ed aria sono le matei,ie prime! ROLANDO BALDUCCI (continua) RASSEGNA BIBLIOGRAFICA CARLO ROSSELLI: Sociatismo liberale (Prima edizione itaillana COlll un ri– tratto de1l'autore, una lettera della moglie e indice analitico dei nomi e delle cooe notabiill). - Edizioni u., 1945. Tmto si è parlato e si parla anche Oggi di questo libro del Rosselli e debbo dire che prima, quando non si cono– sceva, era meglio giudicato di quan– to non Jo sia attualmente. Nel tempo m cui 11100 ea-a possibi>Je o era mol– to difficile poter trovare un libro « proi– bito• come il (Presente ~•a~to ed in– soddisfatto ricercatore tentava di ri– costrujre le J.inee essenziali di que– sto volumetto att,raverso quanto era l:lunto al suo orecchio del program– ma di quel movimento che si chla– :ò liberal-socialista e pensava qua- sempre, quando non era un deci– so avversario, che ta[e movimento sa- rebbe (Prevalso sulile vecchie correnti politiche italiane in forza della sua aderenza aijle rinnovate esigenze di vita. Si pensava che i vecchi partiti politici avessero fa1'lito al loro scopo e, pur– troppo, da tanti si credeva che sarebbe stato meglio metterli da parte come vinti per c:rea,re qualche cosa di nuovo. Ed, il nuovo era spesso visto in questo giovane nwvimento che accoglieva, ol– tre ai giovanissimi, uomind giunti appe– na a maturità e p,rovenienti dai vari partiti politici, nei quali avevano per– duto ogni fede, perchè pensavano che si dovessel'O superare le posizioni già raggiunte principalmente dal socialismo da una parte e dal liberalismo dall'altra. Quando il volumetto del Rosselli vide la luce In Italia il mov.imento llberal– soclalista si era •sviluppato e trasfor– mato, nel campo politico, nel Partito d'Azione, quantunque in quest'ultimo agisse una corrente, più filosofica. che politica, decisamente liberal-sociadista. Quindi la pubbl!cazione del Jib,ro si ebbe in un tempo in cui il liberal-so– cialÌS!T\9, se non apparteneva addirit– tura al passato, era consiX!erato soltanto come un elemento, sia pur notevole, di un maggiore schieramento politico. Olò però non determinò affatto l'inattua– lità del volumetto che fu da molti cercato e letto. Ma, in gran parte, dopo la lettura, si rimaneva insoddisfatti. Quale la causa di tale insoddisfazione? Non si deve dimenUcare che In tanti, tale insoddisfuzione era ed è determi– na.la da un certo conformismo all'opi– nione di certe cerchie di studiosi. Una cosa è però certa, e cioè che, dopo la lettura, si sente un senso di vuoto dM– floilmente co1mabile e questo vuoto deriva, senza dubbio, dal carattere del libro c~ non è nè sclentl.fi <:o nè di– vulgativo. Esso, infatti, non può con– siderarsi scienti:Nco, perohè non vi si

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