Lo Stato Moderno - anno III - n.3 - 5 febbraio 1946

·56 LCJ STA"rO MODERNO . . . guenta dell'allargam'llnto dei mercati e delle nuove fomie di produzione suggerite dal progresso scientifico-tecnico. ' Il capitalismo, però, è caratterizzato anche dai rapporti di produzione, cioè dall'apptopriazione privata, individuali– stica, dei mezzi di produzione, rapporti istituiti con la vio– lenza e con l'astuzia' e protetti dalle leggi. Eliminare il c;1pi– talismo vuol dire, secondo il socialismo, sostituire i rapporti di produzione con altri rapporti che non suggellino un pri– vHegio legale di classe, Lo stato che diventa proprieta'rio dei grandi mezzi di produzione e della terra mantiene la separazione del capi– tale dal lavoratore; ma se non riserva il profitto nelle banche di ,un certo numero più o meno ristretto di privati e se im– piega il ,profitto esclusivamente nell'interesse generale e col– lettivo; come appunto fu lo stato sovietico, quello stato non è capitalista. Parlare di capitalismo quando si ·verifichi solo la se– parazione del lavoratore dai mezzi di produzione, attual– mente non ha senso politi-ca- Un ritorno a fprme pre--capita– listiche di produzione, ad ~ all'artigianato, sarebbe impos– sibile sotto ogni regime pòlitico, perchè queste forme noµ soddisferebbero i bisogni presenti e ·crescenti della distribu- . none e del consumo. Nè'"si vedono altre possibili forme di produzione, saivo la organizzazione più raziona)e di quella io atto, in una sempre più vasta e più profonda pi;mifica– ziooe, come appunto avviene nella U. R. S. S. e come sta facendosi anche altrove. E con la pianificazione cimcgrdano m_eglio la nazionaliz;rozione e la socializzazione, anzichè la proprietà privata dei grandi me~ di produzione, Per formarsi un'idea più esatta di quello che p6litica– inente è la U.R.S.S.; bisogna dare uno sguardo alla sua economia. Si ~a che la R_ussia, avanti la rivoluzione bolscevica, aveva un'economia essenzialmente agricola, anch'essa molto arretrata, come tutte le attività ecooomièhe, sociali e poli– tiche. In quel paese solo da pochi decenni era sorta una in– dust:r.ia privata in grande, che aveva creato fabbriche im– portanti, concentrate specialmente a Pietroburgo, che si val– sero degli ultimi progressi scientifici e tecnici del secolo scorso. Le maestranze impiegate furono quindi molto più protredite, come cultura, ·abitudini e preparazione politica, del resto della popolazione., in grandissima -maggiorallza ri· masta agricola. Era perciò naturale che queste ma61ò~anze prendessero, insieme agli intellettuali che Je avevano for– mate, la direzione del movimento rivoluzionario che -portò al rov61òciamentodel regime zarista e alla instaurazione del bolscevismo. · Compito -precipuo della rivoluzione era di portare· la llussia. al livello civile dei paesi ~identali. Necjlllsitava svi– luppare con celerità la industi:ializzaziotte del paese, cui ben si. prestava i1 ricco spttosuolo. Si c~minciò dall'industria ~ante, che aveva il doppio vantaggio (li fornire m~terie prime e macchin_e per le altre industrie e di p~o'{VEKlere alle fabbricazioni di g:uerrtl- Quest'ultima .necessità si palesava u_rgent; dopo il fa1limento del movim_ento spartachista in Germania e - dell'esperimento comunista in Ungheria che allontanava la possibjJjtà di una rivoluzione sQCialistain Oc– cidente. Un'aggressione capitalista armata contro la U. R. S. S. diventav.a sempre più probabile è vicina. Ad onta <lelle previsioni degli specialisti che incoraggia– rono le speranze borghooi sull'insuccesso del primo piano quinquennale ,sovietico, insuccesso dato per certo perfino da Carlo Kautsky, il· teorico del marxismo ortodosso tedesco, i bolsceviçhi riuscirono pienamente sia ad ,attuare in vaste pro• porzioni Ja industrializzazione progettata, sia ad avviaTe la sociahzzazione della economia agricola. Questi due fatti era1:10, ~ sono tuttora, intimamente connessi· ka dj lo,-o, per- chè la organizzazione colcosiana, con la razionalizzazione c:lelleculture e meccauiz:mzjone del lavoro agricolo, ha pos– sibilità di libei:are molte braccia che passano nelle officine. Nel discorso di Stalin del 1939, sui risultati del secondo .piano quinquennale e all'inizio del terzo, è detto che i· colcosiani dov,ranno ancora fornire alle industrie della città circa un milione e mezzo di operai a½l 'anriò. L'industria pesante sovietica, nel 1938,,raggiungeva una produzione annuafo che, in volume, era nove volte quèlla del 1913. Per la- ghisa e l'acciaio, - di cui produsse ri– spettivamente 15 e 18 milioni di tonnell-ate - superava glà di molto la produzione del Regno Unito. Però Stalin osservò che questo non significava che la U. R. S. S. aveva effetti– vamente già superato e nemmeno raggiunto il livello in– dustrjale britannico: calcolando -la produzione in rapporto alla popolazione, la _Russiarisultava ancora assai indietro, ri– spetto all'Inghilterra; e lo SVWltaggiocresceva in confronto della Germania e degli Stati Uniti. Alla. fine del primo piano quinquennaie, la produzione agricola risultò alquanto diminuita rispetto al Ì913; •mofto deficiente era l'allevamento del bestiame, per le gravi falci– die subite all'inizio della collettivizmzione, a causa della re– sistenm dei kulaki. Nel 1938 veniva però già sensibilmente superata la produzione complessiva di prima della rivolu– zione. Anche la superficie seminata aumentava, specialmente per le culture iodustriaH: lino, cotone, semi oleosi. La PQJ>O· !azione agricola diminuiva di sei milioni 'di ,focolai, cioè di non ui.eno di diciotto milioni di persone, trasferite in città per dedicarsi ad impieghi ed al lavoro nelle fabbriche. Ciò si•è verificato in pochi anni: ·appèna una diecina. E' accaduto dunque in Russia, e non poteva mancare di accadere, lo stesso fenomeno ver.ificatosi nei paesi occi– dentali d'Europa quando il capitalismo si sv!luppava: cioè spopolamento delle campagne e superpopolazione delle città, perchè i contadini d'foghi:lter,ra, e di Francia abbandona• vano i lavori dei campi per occuparsi nelle manifatture e nelle officine; ai primordi del capitalismo le famiglie conta– dine furono cacciate dalle terre~ nelle quali i loro avi ave– vano lavorato per secoli, e i· membri di esse vennero co– stretti a ingaggial'lii, per poco salario, iielle fabbriche mani– fatturiere \otto la sferza di esosi sorveglianti, agenti! .di più esosi padroni. . · Nella u. R. S. S. sembra sia accaduto che delle fami• glie campagnole sono state costrette a lasciare le loro terre, perchè non intendevano associaTsi nei colcos, e indotte a trasferirsi in paesi lontani dal luogo di origine per fomi~e braccia alle industrie ed ai lavori pubblici, onde incremen- tarli rapidamente. · Le necessità e gli effetti della industrializzazione sono stati dunque i medesimi, nei paesi capitalistici e nella U. R. S. S. Però nei primi quelle necessità ·e quegli effetti si distri– buirond in un periodo di tempo molto lungo, - in qualche paese ci -rollero alcuni secoli; ~ mentre in Russia il feoo– mepo - che continua-e durerà ancora per un bel po' - è sta,to forse più intenso, perchè molto più rapido. Da quanto abbiamo detto ci sembra di poter dedurre che il governo bolscevico abbia conseguito dei reali e. no– t.evoli successi sia sulla strada della industrializzazione della U. R. S. S. che SI/ guelfa del socialismo. La industriali,zzaziooe è certamente mdlto progredita ,ri· spetto· al 1913. In cifre assolute, la U. R. S. S. rappresenta già un pa~e produttore di ptim'ordine. Ma in cifre relative, cioè in rapporto alla popolazione, è ancora parecchio arre– trata in confronto all'Inghilterra e specialmente al paragone con gli Stati Uniti. (C()'fllinua) SALVATORE CHERUBINO

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