Lo Stato Moderno - anno III - n.3 - 5 febbraio 1946

I.O STATO MÒDERNO 57 SUL-· V·OTO OBBLIGATORIO Il prob-tema della obbligatorietà. del voto sta suscitando tempesta; piècole per ora, ma più grosse sono minacciate per poi nelle ipotesi che la tesi della obbligatori~tà trovi ac- coglimento. • Si tratta, secondo me, <li uno dei problemi più delicati del rinnovamento italiano, e per di più di uno di quei problemi che si trovano ·.nella wna di confluenza della politica e del diritto, nella risoluzione dei qu11lisi può giocare, parecchio ,enza accorgersene 'Circa le possibilità di dare alla vita· italiana una nuova struttura. Anc~ su questo tema si •ripete un motivo sul quale - possibiìmente senza suscitare -scandalo da parte ili chicches– sia - vorremmo richiamare una incuriosita e non distratta attenzione: e cioè che troppa gente in Italia va ripetendo che occorre creare ·una nuova' democrazia, più forte" e più. salda, e poi rifiuta costantemente ogni nuovo istituto de– stinato appl!nto a rompere certe monotonie, certe pigrizie. · Il tema del voto obbligatorio impegna dunque il terreno politico e .il terreno giuridico e più precisamente quello co– stituzionale. Molto (ma, a quanto mi consta senza novità di argomenti) si è scritto sul primo oggetto; poco sul secondo, che pure_si presta mirabilmente a chiarire anche il lato. po· litico aella questione. E cominciamo dunque dall'aspetto giuridico. Si dice, e lo ripete anche .il mio amico ed acuto giurista Furno dalle CO· !onne del fiorentino « Non mollare », che il dil'itto di voto uppar'tiene alla categoria dei diritti pubblici subbiettivi i quali se non sono rinunciabili nella lorò sostanza lo sono però .per quanto atl!iene al loro effettivo esercizio. In altre parole. nessuno può rinunciare a1la qualità di elettore, ma tutti possono rinunciare all'~ercizio del voto-. Ora, io vorrei domandii.re ai giuristi quando si .stancheranno di ripetere concetti costituzionalistici che, nati intorno alla metà del– l'ottocento, tanto be~e rispondevano alle esigenze della realtà di allora, quanto male si attagliaifo a quelJ.a di oggi. Infatti allora il • voto • rappresentava nei confronti dello Stato veramente e soltanto un diritto pubbJ.ico subbiettivo strappato da alcune categorie di cittadini alla sua onnipo– tenza. Lo Stato, non ,poggiava, allora ~ul consenso dei citta– dini, preesisteva anzi alla loro volontà, poggiava su basi di diritto divjno e di diritto iµturale, ma sempre su basi diverse da quelle della volontà popolare. • In queste condi7lioni, il voto rappresentava per il citta– dino niente più che un diritto di controllo nei. confronti di un Ente il quale ripeteva il suo potere giuridico da alcun– chè di assolutamente diverso .dal consenso dei sudditi. Ma da allora è accaduto qualche cosa. E' accaduto cioè che la volontà generale ~ diventata il semplice ed esclusivo titolo giuridico di legittimità di uno Stato, almeno dal punto di vista di una legittimità democratioa. Oggi il cittadino •col suo voto « fonda • lo Stato. E tanto più questo principio è \'ero se noi pensiamo alla importan'Za giuridica della nostra prossima Costituente, la quale dovrà veramente porre ex– nooo (qualunque sia il grado di novità degli istituti che sa– ranno adibiti) le fondamenta giuridiche -della,nostra vita as– sociata: ·-Siamo dunque ormai oltre la fase -in cui il voto era un semplice diritto « contro • lo Stato e siamo già in quella - o quanto meno questa è la meta - in cui il voto del citta– dino rappresenta il solo modo di legalità di uno Stato, per CUi esso si trasforma iii una pubblica funEone .alla quale non può essere lecito di venir meno..,. E, V!)lliamo~ profilo politico del tema- A questo propo– sito occorre distinguere tra gli argomenti che sono addotti a quelli che sono taciuti, perchè rivelerebbero che il pro– blema viene affrontato con spirito eccessivamente fazioso. Occorre aggiungere che gli argomenti veramente influenti nella formazione della decisione sono .proprio questi ultimi? Nella prima serie rientrano tutti gli argomenti che fanno capo allo slogan « democrazia obbligatoria ». Essi ci sembrano tutti colpiti al cuore dalla osservazione .fatta in sede giuridica che il voto oggi non è più un diritto, bensl esplicazione di una funzione necessaria per la vita stèssa dello Stato. Ma qualcosa che cade fuori da que5ta osservazione resta; per esempio che non si può costringeré nessuno a votare per uomini o per partiti di cui non condi– vide le opinioni: a distruggere ogni forma di questo ragio– namento basta l'istituto della scheda bianca con il che l'e– secuzione della funzione giuridica si accompagna ·ad una manifestazione non equivoca (come è l'astensione pura e semplice) di dissenso da tutte le correnti politiche presenti, • alla lotta elettorale. · Si obbietta ancora che la obbligatorietà avrebbe una scarsa effica.cia pedagogica agli effetti di una educazione democra– tica; è fucile osservare che può .darsi che la sua efficacia e– ducativa sia scarsa, ma è pur tuttavia di più della nessuna efficacia esercitata dalla tol1eranza .dell'estensione. E cosi si scende fino alle obiezioni, puramente 'moralisteggianti come quella relativa aUa constatazione che .un voto éos! detto coattivo non avrebbe virtù morali in relazione al soggetto che lo dà: Anche qui è facile osservare che, mentre dal punto di vista obiettivo, nµlla differenzia il voto dato per libera disposwone da quello prestato esclusivamente in os– sequio alla legge, dal .punto cli vista soggetl!ivol'adempimen– to di un ,precetto di legge rappresenta per sè un atto morale, e inoltre dalla costriEone subita passivamente la pl'ima volta, è logico che si passi ad una accettazione sempre più liber• del precetto, il che si accompagnerà con una sempre più at– tenta osservazione di guel fenomeno politico alla cui consi– derazione lo si vuol piegare. Ma se queste sono ·le risposte alle obiezioni che vengono mosse dagli avversari, ben più validi sono gli argomenti di– retti che stanno a favore della 6bbligatorietà nel suo aspetto politico. E' noto che la media degli elettori presenti alle ume si aggira in Italia sull'ottanta per cento e anche quelli _saIddio con quali mezzi si sono normalmente trascinati (al– meno in certa parte), mezzi di fronte ai qùali la obbligato– rietà si aureola deJla moralità ddla legge. Ora nessuno· può seriamente pensare a fondare una solida democrazia con la parteoipa:mone 'cosciente (e ila coscienza con le li– mitazioni di cui sopra) della metà <lellapopolazione, Giova far mente che la metà astensionista significa che anche la for– mazione della classe dirigente politica si esercita solo sulla metà della popolazione, quando è a tutti noto che uno dei nostri problemi essenziali è proprio quello di aumentare quantitativamente, oltrechè migliorare qualitativamente, la nostra dirigenza civile (mettiamo pudicamente tra paren– tesi che questa ci semlSra una sana posizione -di 5inistra, come quella che mira ad immettere nello stato forze nuove e sino ad ora estranee). A questo si aggiunga che è evidente– mente inutile continuare a illudersi di possibili· rivolgimenti legalitari, sinchè si continua a giocare sempre ~;ullemedesime forze che si è riuscito a mobilitare sinora. E' chiaro che que– ste forze hanno grosso modo un loro orientamento che potrà internamente variare, ma presumibilmente non sino al punto da determinare spostamenti politici sostanziali (e anche que– sto, sempre tra parentesi, ci sembrà interesse delle ·cosi dette forze di sinistra). Questi· spostamenti possono avvenire sol-

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