Lo Stato Moderno - anno III - n.3 - 5 febbraio 1946

• 54 LQ STATO MODERNO 1938, doveva l'anno dopo fare il patto di non aggressione con la Gem1ania nazista e affermare, il 29 settembre dell'anno stesso con la spartizione della Polonia, di aver regolato in modo definitivo la base di una pace in Europa. Mai come allora abbiamo sofferto per la rottura di un sogno, a cui era legata ia palingenesi sociale impe.sonata nella Russia (non patimmo tanto, per la conoscenza della politica tradizionale di un popolo, al vedere quel gen/Jkmen agreement che, dopo le diatribe della Lega delle Nazioni, sanzionava un Impero d'Etiopia proprio da parte di tma « libera » Inghilterra). Ep– pure in n_essuntempo un .errore politico qua!e quello di Hitler - attaccare l'U.R.S.S. nel giugno del '41 - fu più proficuo per )Q spirito del mondo e più lieto d'auspicio per noi. La Rùssia, lottando per la difeS'a del territorio della Confedera– zione nel ricordo degli antichi eroi tolstoiani e esperimentando un gigant.esco rinnovamento industriale mostrava che il « so– cialismo in un paese •solo » poteva intervenire nelle cose del mondo: proprio come. in passatq, a fianco dei fronti popolari in Francia e soprattutto io Spagna. Era !,Inriprendere la sua libertà <l'azione, per i destini della società moderna. Certo .è che il compito grandioso della Russia dopo tante disillusioni sarà efficace ancora una volta. Ma se la libertà va conquistata ogni giorno, si spera che, quanti con una Russia potente fin nei Balcani si creano un ·alibi per il proprio pensare e il proprio agire, siano degni <lei sacrifici e degli ideali di una Confederazione veramente proletaria. Essa ha combattuto e sofferto nella speranza di una civiltà nuova. Possano i facili canticchiatori di inni (anche quando son privi di virtù comuni, e mostrano negli atti il più grande dispregio all'idea di collettiV'ità),comprendere .che i «" compagni » di Mo– sca o di Leningrado non hanno lottato perchè per tutta prova l'operaio scimmiottasse il· borghese nell'ideale d'una camera da -pranzo in finto noce e nell'idillico desiderio di produrre, in•un proprio orticello suburbano, pomodori che sul merca~o vengono a ,costar molto meno. L'essenziale è non sprecare energie. ma combattere e lavorare per la grande patria· co– mune. Con .fede, ma con conoscenza. Questo è per tutti i1 monito del socialismo russo. Questo il frutto - aperto al mondo - a cui doveva pur giungere, tra inenarrabili drammi, la storia _secolare d'un popolo, da Ivan il Terribile a oggi. Ora si tratta di vedere fino a qual 12unto que:lo, cne acuta– mente il Gobetti aveva definito come « paradosso dello spirito russo », potrà dispiegarsi con quella fecondità che gli viene dagli stessi interiori contrasti, nei prossimi decenni. Nello svolgimento integrale, fino alle estreme conseguenze del rrrar. xismo, non è proprio detto che sia messo da parte lo statali– smo burocratico tanto caro alla Russia, si tratti dello zarismo o del soviet supremo e tanto meno che il socialismo sia ne– gato per l'affermazione d'una « libera athV1tà dei cittadini». Il carattere autoritario del bolscevismo ultimo, eliminata in special modo la sinistra trotzkista, ha mostrato la sua ef– ficacia in questa che è stata una delle guerre più immani dell'umal)Ìtà. Per quanto riguarda i diritti dell'uomo e del cittadinÒ siffatto esperimento sociale ha superato, di tappa in tappa, tutti i metodi europei. E' veramente assimilata la Nella BIBLIOTECA DELLO STATO MODERNO DEMOCRAZIA. di Wolf GiuSlt Richiedetelo alla Reda~ione dello STATO MODERNO I Milano - Foro Bonaparte, ·46 • cultura occidentale in un lavoro così febbrile? La•stessa ten– denza decisamente ·personale del governo politico può lasciar adito a interpretazioq.i, democratiche di un sistema ·collettivo? O si tratta di fenomeni" tecnici, destinati a subire la loro evo– luzione, come già si nota da taluni sintomi (per la famiglia, la religione, la piccola prçprietà) nella vita civile? Mirabile es~erimento, comunque, che ha già creato tutta una tradizione. Il passare alla coscienziosa e persuasiva narrazione della · Storia di Spagna di A. R. Ferrarin c.onferma, per l'intersecarsi della politica spagnola col resto del mondo, la verità del gioco complesso per cui, nella vita di un popolo, l'economico appare volta a volta soggetto ed oggetto di storia; e il destino di un paese, di conseguenza, ora dettato da ideal~à supreme, e ora da necessità contingenti. Attraverso tanti eventi, al- I meno dal Seicento ali'avventura di Franco, è chiaro ·quello che si diceva all'inizio della presente rassegna: che la Spagna nei secoli ha troppo ·spesso ·subito la continua tentazione (oh peso delle ricchezze del PerìÌ !) di allontanàrsi da-ll'Europa, nonostante le lotte dei suoi figli migliori. Si pensi a tutta la politica supernazionale di Carlo V: mllestosa, senza dubbio, e per mQ]tequestioni veramente risolutiva fino al tempo della volontaria abdicazione. Ma la Spagna doveva poi fare i suoi giochi dinastici, e, per favorire una difesa ad oltranza dei principii tridentini, si preparava a sostenere la Controriforma con tutta la sua crudeltà e la sua superstizione. I Pirenei erano stati .Ja barriera che divideva ùo popolo dagli altri popoli, e chi aveva ,detto che preferi,va non re– gnllre anzichè regnare sopra eretici, confe~mava una verità assai dolorosa sul conto dell'intera. stirpe: che la paura di ri– forme e l'attaccamento a una tradizione di stampo medievale sarebbero stati una magnifica tomba. E allorchè la cattoli– -cissima Spagna - per la rivoluzione e il falangismo - messi in combutta coi latifondisti e coi detentori di diritti .feudali, preti e frati _sarebbero stati massacrati, dalla molti– tudine· in sommossa per campagne e piazze, 1 tinche questo sarebbe apparso come un giudizq di Dio di nuovo genere. E così nel corpo di una civiltà, che voleva dominare su altre genti e portar la spada fino in domini lontani, ecco il separa– tismo esplodere nelle sue forme più crude, proprio -comela lotta politica se·rpeggiava nell' aiiarchismo: Esplosione di sentimenti, sommosse inconsulte: tutte cose che fanno pensare al quadro ·,,eritiiiro lasciato dai romanzi picare~chi proprio durante il fastoso dominio coloniale e le guerre per l'Europa, quando nei porti si attendevano le navi con l'argento e l'oro solo per darlo in cambio ad altri popoli per manufatti e generi di prima necessità. Di tanto era s\ato capace al-mondo la gente di Spagna: cappa al vento, corridas feroci', canzoni•e balli. ·F. per giunta cabale di Corte, flotte ohe si sfasciavano come nebbie al sole e -gu~me tra fazioni e rivalità- di dinastia. Nè bastano, a lavare la macchia di un popolo che si lascia strap-_ pare le sue libertà, il ricordo di tradizioni medievali, e, nobile ò' entusiasmo, la lotta contro il francese invasore o la· caval– leria e il coraggio onorati nelle guerre carliste, se non nella recente guerra civile. Non diciamo della repubblica sgozzata dai falangisti e -dai loro manutengoli: perchè questa è una fe'rita a_perta, e la·sciamo al popolo -spagnolo di sanarla a tempo. E' lo scotto per tornare con dignità tra le genti d'Europa., E potrà essere finalmente l'occasione, per questi uomini dell'antico occidente, per mostrarsi capaci dj giovare, con la loro esperienza, alla causa della nuova civiltà, forse non meno dei loro fratelli d'oriente. Nè sembrerà troppo romantica la profezia. Ricordiamoci che siamo ad una svolta decisiva della storia del mondo. E che se molti sono i pericoli, a tutti gli uomini' di buona volontà sono oggi lecite illimitate spérànze. CARLO CORDI2 .

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