Lo Stato Moderno - anno III - n.1 - 5 gennaio 1946

12 LO STATO MODERNO · le loro fascistiche decisioni. C'è, però, un punto de:l'articolo di Omodeo che merita di essere ampiamente discusso: que:!o ri– guardante la soppressione (o sospens:one) delle faco:tà di scien– ze po:itiche. Egli afferma che queste faco:tà, create da: fasci– smo, sono le più inuti'.i. Debbo subito dire che dissento radi– ca:mente da questa opinione. Anzi, a questo ~roposito, di già che siamo in argomento, è bene che si sappia che qui a nord det:' ex-linea gotica non si è ancora capita bene :a ragione di questa soppressione. I: provvedimento venne disposto da una circo:are de: ministro De Ruggiero quando il settentrione era ancora sotto i tedeschi e venne mantenuto dal minist,o Arangio Ruiz ad onta che gli interessati, studenti e professori, !o abbia– no severamente censurato ne! sud, mentre quelli de! nord, oc– cupati il\ faccende per :o meno altrettanto importanti di quelle romane, non abbiano potuto dire la loro opinione. E' gius,o questo? Siamo alle solite: a RQma si decide .autocraticamente (non democraticamente) di abrogare una legge per mezzo di una semplice circolare: e alla provinc:a non resta che obbedire. E questo anche quando la so:uzione più conveniente per l'interesse pubblico esigeva in ogni caso un provvedi– mento legislativo. Non è dunque una semp:ice questione di forma, bensì una di quelle questioni forma'.i su cui bisogna irrigidirsi per salvare la sostanza. Perchè si dicono inutili le ·facol'.à di scienze politiche? Non spiegandolo !'Omodeo e non essendo chiaro, come ho già detto, di per se stesso il provvedimento, sono costretto a procedere per via di ipotesi. Prima, ipotesi. G:i A:leati hanno imposto la soppressione · de::e faco:tà di scienze po:itiche. Non lo credo e, de: resto, non se ne cap:sce il perchè. Negli Stati Uniti ed in lngh:lterra le facol:à di scienze politiche sono, come è giusto, in auge. Basti ricordare, per tutte, a titolo di esempio, la fiorente Lon– don schcol of economie and politicol science, nonchè la Aca– demy ;f po.'itical science de]a Columbia Universily. Dapper– tutto si pubb:icano riviste scientifiche di scienze politiçhe: ri– cordo I olitica di Londra e Po:ltical sctence quarteny. E poi, <liciamolo francamente, si può'ticonoscere ag:i A:!eati una suf– fic:ente capacità di intendimenti per intervenire in una que– stione universitaria così tipicamente italiana? Non mi pare. Sono interver'.lti una vo:ta (e devono esserne ben pentiti) quando, abi:mente raggirati, hanno fatto nominare senza con– corso 39 pofe~ori universitari ne:le tre· università siciliane: scandalo senza precedenti, che rinnova e molt:p!ica quelli fascisti. Meno male che questi 39 neo-professori debbono ancora passare il vaglio degli esami di ordinariato. Sono cu– rioso di vedere come si comporteranno le commissioni giudi– catrici. E se queste commissioni avranno il coragg:o di far piazza pulita di questi « profittatori del!a disfatta ». Seconda ipotesi- Le facoltà di scienze politiche furono create dal fascismo. Giustificazione, si capisce bene, inconsi– stente. A _parte il fatto che da circa sessant'anni vi è a Firenze una facoltà di scienze po:itiche (l'Istituto Cesare A'.fieri) si può lecitamente domandare ~e è opportuno abo!ire tutto"' quanto creato sotto i! fascismo. E a[ora aboliamo l'Univer– sità di Bari, che si fregiava del !}Omedi Benito Mussolini; togliamo il crisma statale all'Università di Ferrara, chii si vantava del nome di italo Balbo; sopprjll}Ìamo l'Università di Milano, frutto del primo intervento /il~islj nel campo universitario; aboliamo le facoltà di ogni genefe di éui si sono arriccl;tite numerose univen;ità jta!iane. Ta'.uno potrebbe da più punti di vista, anche consentire con questa furia ico– noclasta. Ma giustizia vorrebbe che il provvedimento fosse generale: via tutte le istituzioni universitiJrie create sotto il fascismo; via, dunque, le Università di Bari, <l,i Ferrara; di Milano, ecc., ecc., non so:tanto alcune faco:tà &e non _gar– bano a questi o a quegli. Tena ipotesi. _Ne:le laco'.tà di scienze po!itiche si anni– darono professori fascisti e vi si insegnarono materie fasc1Ste. Lasciamo correre. I professori che per eufemismo si chia– mano fascisti invece che asini, si annidavano (e non si an-· nidano forse ancora?) in tutte le facoltà, nessuna esclusa. E' inutile partico'.areggiare: ma potrebbe essere interessante, avendo tempo e spazio a disposiz-ione, fare un censimento dei professori' fascisti delle facoltà tecniche e delle facoltà morali (quella di scienze po!itiche è una facoltà morale). Se ne vedrebbero delle belle. Per quanto riguarda gli insegna– menti è àppena necessario dire che quelli tipicamente fa. scisti erano comuni imche a:le a:tre facoltà. Ad esempio la Storia e dottrina del fascismo era insegnata• anche in alcune facoltà di g:urisp1udenza, di lettere e di economia e com– mercio. Dobbiàmo per questo abolire le facoltà di giurispru– denza, di lettere e di economia e commercio? Quarta ipotesi. Le facoltà di scienze politiche non ser– vono. Di proposito ho lasciata ultima questa ipotesi, percbè è certamente quella . di maggior peso. In Italia esistono tre facoltà aventi in parte insegnamenti comuni: quelle di eco– n01nia e commercio, di giurisprudenza e di scienze politiche. Quella· di econcmia e commercio risponde ad un suo parti– colare compito che qui è inutile illustrare. Quella di giuri– sprudenza assolve il compito specifico di formare avvoca!'t– e magistrati. Però se si va a vedere le cifre dei laur<>ati e le cifre di co'.oro·che effettivamente si avviano verso I' avvoca– tura e la magistratura ci si accorge che questi ultìmi rappre– sentano soltanto circa un quarto ed anche meno dei laureati. Ciò significa che tre quarti dei laureati di giurisprudenza, una volta usciti dall'università, si dànno ad occupazioni che nuJ:a o poco hanno a che vedere con gli insegnamenti ricevuti. E' una percentuale fortissima che meri'a _meditazione. E' inn-. ti'.e 'continuare a dire che :e università sono eccessivamente affollate. Tanto •non credo sia agevole porvi ripiedio; il ti– to:o di dottore è ambito· perchè costituisce :a ...,iobilitazione dei figli della piccola borghesia italiana. Piuttosto si cerchi di distribuire meglio questa folla e di trarre da essa pochi esemplari adatti a più profondi e proficui studi scientifici post– universitari. Per sfollare le pletoriche facoltà di g:urispru– denza si erano appunto· create le facoltà di scjenze politiche: con insegnamenti formativi ed informativi più ?.datti alla futura attività di molti giovani. Ora, proprio nel mom<"nto in cui !o stato, uno stato moderno ne! senso più vero del:a parola, ha bisogno di servitori fo, mati e preparati ad hoc, si pensa di abolire 'l'unica facoltà, quella di scienze politiche, che ,opportunamente riformata, era ed è in grado di darli. Vien proprio fatto di pensare a n_uel marito autolesionista che intendeva fare un dispetto alla mog!ie. • L'Omodeo ha perfettamente ragione quando afferma che per creare una università o una faco!tà nf'n ba.stano ou<1ttro stanzacce di vecchio monastero e !e chiacchiere di quattro professori e che occorrono, invece, bibliotecbe, istituti, ma– teriale sperimentale. Ma è proprio perchè ha ragione che domando se è utile abolire facoltà che, bene o male, si son fatte le ossa, accolgono istituti operosi, dispongono di un ma- teriale bibliografico di notevole irr~ortanza. · Non sono favorevole ai terremoti universitari. Non credo, cioè, che ogni nuovo ministro de!l'istruzione pubblica, una volta al potere (ma quanto tempo ci sta?), deè'>a ritenere sba– gliato quanto si è fatto prima di lui e capovolgere, quindi, que:!o ehii ç'è. Penso, però, che gradatameQte l'università italiana debba essere aggiornata e. vivificata. Ad esempio trasformando le facoltà di scienze politiche in facoltà di scienze socia:i, con opportuni ritocchi del:' attua!e curricolo, si potrebbe iniziare l'opera di ringiovanimento di questò seco– lare istituto. E poi, naturalmente, bisognerebbe continuare. LIBERO LENTI •

RkJQdWJsaXNoZXIy