Lo Stato Moderno - anno II - n.22 - 20 dicembre 1945

364 L.O STATO MODERNO LETTERE ALLO STATO MODERNO Politica estera italiana Caro Paggi, al mio scritto, inserito nel numero 21 della rivista, tu aggiun– gi un c;:,mmento. che per ciò che con– cerne la parte storica ml lascia alquan– to perplesso. Tu affermi• infatti, che « gli accordi del 1815, i quali segnarono· il trionfo del Talley~and, non costituirono tr:rttato post-pacem, ma veri e propri trattati di pace a chiusuca della guerra dei Cento giorni». Permetti ch'io ti di"ca che gli accordi del 1815 non segnarono affatto il .trionfo del Principe di Be– nevento, il quale, dopo il ritorno di Napoleone sul trono (cento giorni, mar~ zo-giugno 1815), perdette tutto o quasi tutto l'ru;cendente che aveva saputo guadagnarsi a Vienna nella prir{la fa– se del Congresso, ' quando Napoleone era, all'Elba, e gli Alleati vittoriosi, or– mai riconciliati con la Francia •borbo– nica, con la quale il 30 maggio 1814 avevano stipulato un generoso tratta– to di pace, avevano riconosciuto all'in– viato di Luigi XVIII uguaglianza di diritti, parità di posizione politica. Ben diversa fu la condizione della Francia dopo che il Còrso ebbe messo piede sul Continent'e, e risollevate le aquile im– periali: e i;iò quantunque il Talleyrand • Si fosse affrettato ad aderire, in nome de! I!orbone, alla dichiaral\one degli Alleati, che metteva Napoleone al ban-. do della um:anità. I)a questo punto, precisamente perchè lo s'tato qi pace fra l'Europa e la Francia è venuto a cessare, ed è subentrato lo stato di guerra, anche la somma spregiudicata abilità del Talleyrand ne ,è paralizzata; e quando Waterloo costringe Napoleo- •ne alla seconda abdicazione, la Fran– cia, nonostante Talleyrand, è costretta a subi.e la ·volontà dei vincitori e a stipulare un nuovo trattato di paèe (2 ottobre 1815) assai più duro e oneroso del precedente. E Luigi XVIII sacrifi– cò allora alle esigenze degli Alleati il Principe di Benevento dalla diaoolica abilità. Quanto alla Triplice Alleanza, è ):>en vero éhe l'Italia, entrando nel 1882 a farvi parte non dich~rò guerra· alle Potenze dell'Intesa, tanto più che l'In– tesa, In quell'anno e per molti anni do– po, non s'era ancora costituita: ma nes– suno può neg~e che l'accessione del– l'Italia all'alleanza dei due Imperi cen– trali fu vista con sommo disappunto e risennmento dalla Repubblu;a france– se, la quale almeno finÒ al 1896 tenne a broncio all'Italia, e con 0 5ni mezzo s'industriò a crearle imbarazzi e diffi- • coltà, sia' nel campo <.ommerciale e fi– nanziario, sia nel campo coloniale; at– teggiamento codesto dal -quale il Go– verno di Parigi desistette solo· quando . li Governo italiano, •~.J:t alcuni atti di chiaro significato, consenti a svuotare il suo, accordo con Vienna e Berlino di ·tutto ciò che la Francia temeva potes– se esserci di ostile e minaccioso-ne- suoi confronti. La qual cosa con ogni pro– babilità non mancherebbe dt verlfi.carsi con la Russia, quando l'Italia volesse assumere un atteggiamento· di più ac– centuata ed aperta solidarietà con le Potenze anglo~sassoni. E intanto~ a dire come ogni previsione di· più grave irri– gidimento nei rapporti tra l'Unione So– vietica e l'Impero britannico' e gli Sta– ti Uniti d'America sia ' intempestivo, addirittura prematuro, ecco che si an– nunzia la ripresa di trattative fra i tre grandi Alleati, e un -convegno dei loro ministri degli Esteri nella stessa capi– tale sovietica. Dal che può dedursi, che nè Mosca nè Londra nè Washington desiderano di accrescere i motivi del loro fatale anl:agonlsmo, che tutti sono in fondo desiderosi di arrivare aa un accordo, il quale sia arra di pacifiche transazioni, per n· presente e per il prossimo avvenire. E consenti finalmente ch'io ricruami la tua attenzione sul discorso pronun– ziato il 10 dicembre dal generale :Qe Gaulle, nel quale il Capo del Governo francese afferma la necessi~ per la quarta Repubblica di mant'enersi in buoni ra'pporti con ambedue i gruppi di Potenze, quello orientale e quello occidentale, senza · troppq impegnarsi con l'uno o con l'altro, « e conservando sempre un atteggiamento di vigile at– tenzione •· La posizione dell'Italia è ben diversa da quella della Francia: eppure' io direi che il gen. De Gaulle ha detto cose cbe dovrebbero essere meditate anche in Italia. Cordialmente tuo Ce5are B~llanzon ~hiara giustiticozione di poii!;c-i intl.!• na da non re:n.der'.neces~o di cercar altrove la sua inte-rp-retaz\one .. Mario Paggi /cogliamo l'occasione per avvertire che nell'articolo dello $pellanzon, a p. 328, prill;la colonna, riga sesta dal bas– so, invece di « provvedere • ,deve leg– gersi « prevalere •• e à seconda colon– na, riga nona dall'alto, invece -di « pur– chè • deve leggersi « perc\lè •· I giovani e il fascismo S~gnor Direttore, - La generazione che intercorre sup– pergiù tra i 0 yenti~inque._ e ! trent'ann', che ha vissulo la sua giovmezza sot .o il fascismo e sentè l'onta del connubio, l'orgoglio spez~ato, la redenzione, e V(,~– rebbe palpiti .di avventura, di rivolu– zione: co.testa generazione ha cessato di voler esternare .questo travaglio In una maniera dilaniata. Lo ha perciò ammantato di freddezza e di calma e di astrazioni, mentre d'altronde prova il suo problema così violentemente da porlo ogni giorno in dibattito sotto aberrazioni di metafisici e borghesi éoc. ecc. Il problema dei giovani, dicL La sua disgrazia, in fondo, è quella di chi non ha potutb amare: è quella ui coloro che furono, non amando, gio– vani. Amarono la loro giovinezza (vo– glio dire le speranze, le illusioni, h bramosie della giovinezza), ma non v~ le rintracci"aron,. Come chi, follemente innamorato di qualcuno lo trovasse infedele. O è un violento e ucciderù sè ed il colpevole. O deboie e fuggir..1 piangendo. O virile e sopravviyerà, con coscienza dolorante. Rimane, è vero, la soluzione che il Maupassant faceva La ,-eplica dell'amico SpeUanzon bat- dare da un certo avvocato a un certo te più sul tasto st01'ico che su quello marito in simile situazione « Monsleur, politico. Un pamgone t1'a i cento gior- adoptez vos enfants •· ni e 1'8 settembre pot1'ebbe essere sug- Bisognerebbe forse che anche costoro gestivo e non del tutto ozioso, tenendo adottassero i tigli del tempo e li miglio– presente però che l'8 setLem.bre creò rassero senza scérvellarvisi sopra in– due Italie mentre 1i Cento gi~rni sc)ne- darno spesse volte. 1'a1'ono contrd la coalizione una Francia Noi, più giovani di dieci o· cinq1lc sola; il ·punto di vantaggio per noi è anni, non abbiamo questa tragedia P< f't>idente. stuma. Diventammo, per lo più, matu n malumore parigino per l'adesione in clima antifascista. L'avvenire ci , Italiana a!Ze potenze- centrali (adesione presenta come intatto, e del peccai" rinnovata anche :dQPo la costituzione sentiamo soltanto il rimorso generale, della Trip!i"ce Intesa) era giustificabile,· cosmico, non tanto personale. La colpa allora, perchè l'atteggiamento italia1to fu rigettata. Il cielo ci appariva co]flc poteva preludere a!la rottura del!'e- di nuvole, ma erano nuvole estranee, quilibrio europeo; oggi purtroppo il nemiche,· affatto Interiori. C'era in noi nostro atteggiamento non ha uguale la gioia di una responsabilita, matu– peso e valore. Semmai è la Francia che rata attraverso le letture delle stor:e oggi fa qualche modo - assai aw.ros- , specie inglesi ed americane, o assorbita simativo del resto - può trovarsi nella attraverso le memorie del periodo 1870- nostra posizione di· aÌlo-ra, anche per- 1914 'italiano, perciò ancora più fjdenie, chè essa ha la forza .pe-r .svolge-re una più illusa, anche se resa circospetta dal politica di neutralt1d che non sia di fenomeno che stavamo attraversando. A inefficienza. n che 'Può spiega-re il di- cagion di questo tutto diventava fte– sc01'so De Gaulle che pe-rò h!I. una cosi mito umano, la guerra, le prigionie, lQ

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