Lo Stato Moderno - anno II - n.18 - 20 ottobre 1945

LO STATO MODERNO 251 IL SIGNIFICATODI UNA MOZIONE Se le mozioni che si presentano alle assemblee dei partiti - proprio per il fatto che sorgono per solito da una specie di gestazione collettiva - non sono mai o quasi mai esempi perspicui di chiarezza, esse debbono o dovrebbero pure ri– vestire uno specifico concreto significato politico. Quale il significato della mozione Peyronel? Che cosa si– gnifica l'esercizio del potere politico ed economico da parte dei lavoratori in forme democratiche ed autonome? La formula può essere seducente, tale da impressionare le immaginazioni e sedurre gli animi inclini a certo miraco– lismo e sinistrismo verbale. Ma in termini razionali e con– creti, che cosa si vuole intendere? La socializzazione o collettivizzazione integrale proprio mentre Togliatti parla di iniziativa privata in relazione a una generale constatata necessità? Oppure una specie di au– to-gestione della fabbrica, che gli stessi operai consapevoli rifiutano, riconoscendo che la funzione dell'imprenditore, nè pure con un controllo a definirsi, ma non mai con una so– vrapposizione dei consigli di gestione, è pur tuttavia utile, anzi necessaria? O si vuole lanciare una specie di appello ai consigli dei lavoratori, a un sovietismo 1945 nell'Italia, che si trova nelle condizioni interne ed esterne, che tutti cono– scono? Che se poi si trattasse semplicemente di dire, che si vuole l'autogoverno centrale e locale, e quel controllo, che il po– tere politico ha da esercitare nelle forme e gradi a stabilirsi in concetto nel mondo della economia, e, ancora, la defini– zione legale dei consigli di gestione, e così via, non sarebbe assolutamente il caso di affermare quel linguaggio, che in– duce in altri e djversi pensieri e suscita risonanze di atteg– giamenti e proposizioni, che nella presente situazione coz– zano con il più elementare buon senso. E che cosa poi si intende per realizzare del socialismo nella libertà? Non è più semplice e serio dire che il partito d'azio– ne non concepisce le riforme sociali, anche le più ardite, se non attraverso il vaglio degli istituti della libertà? Parlare di sociali-smo tou,t court significa ,assumere un im– pegno, accettare o preannunziare una prefigurazione della so– cietà futura, cadere in quell'apriorismo e dogmatismo •sociale, da cui appunto il partito d'azione ha voluto sciogliersi con la sua critica al socialismo tradizionale. Ma questo sarebbe ancor poco, se alla giostra ideologica di natura deteriore, seguisse una concreta impostazione politica. Invece ci •si propone l'unione dei lavoratori e l'azione uni– taria del lavoro contro lo sfruttamento capitalistico. Pare di sognare. C'era da sperare che il partito d'azione non dovesse incorrere in viete formulette catechistiche o in proposizioni contrarie a quella chiarezza intellettuale, che è compagna in– separabile dello scrupolo morale. Dobbiamo dunque prendere a prestito dai comunisti e dai socialisti cosidetti fusionisti (oggi in manifesto ribasso: si ponga mente al discorso Bonfantini, che fa proprie alcune delle posizioni ... del partito d'azione, e all'articolo di Silone nell'Avanti!) la formula dell'unione dei lavoratori, preludio a quel partito unico del lavoro, che ha ben altro senso e scopo di quello che sarebbe o potrebbe essere domani un laburismo italiano? Ma la sostanza ili tutto questo armeggio verbale si conden– serebbe nella stretta cooperazione con ogni forza socialista e progressista, che abbiamo sentito dalla viva e «autorevole» voce di Sav.elli essere un redivivo bìocco delle sinistre, un blocco delle sinistre, in cui il partito d'azione, abdicando a ogni sua più naturale funzione, altro non sarebbe ·se non una tollerata appendice del social-comunismo. E questo proprio nel momento, in cui l'equilibrio del blocco social-comunista accenna a dislocarsi e si apre la possibilità di un più vasto concentramento di tutte le forze democratiche, che pure va– riamente sussistono nei partili del C. L. N. Ma il partito d'azione deve diventare un partito di massa, secondo la commentata mozione, accanto e in concorrenza agli altri partiti di massa con riguardo alla massa proletaria marxisticamente intesa e rifuggendo quindi da ogni contami– nazione con quei ceti medi, che nella loro ricca gamma co– stituiscono gran parte della popolazione. Manco a farlo ap– posta i socialisti volgono nel contempo appelli ai ceti medi e i comunisti si sbracciano in atteggiamenti da seduttori e mo– dukmo una voce flebile e carezzevole, porgendo mano be– nevole e soccorrevole ai ceti piccolo borghesi. li partito d'azione, interclassista o superclassista per sua natura, dovrebbe, invece, snaturarsi in un socialismo sini– strorso o in un anarchico-sindacalismo per avere... « le mas– se »I Quando si capirà che i ceti medi, proletarizzati econo– micamente, non lo sono psicologicamente e moralmente e che la congiuntura fra proletariato e classe media è una opera– zione aelicata, che non si fa con le formule vacue e con '1e pose gladiatorie? Dopo questa presa di posizione di forme piuttosto radicali e, se più piace ai sottoscrittori della mozione, rivoluzionarie, ci si potrebbe attendere qualche conseguenza drastica, qual– che richiesta ardita. Senonchè la mozione « desinit in pi8cem » senza il pregio della « formosa mulier ». Tutto si riduce alla radicale epurazione dei maggiori re– sponsabili del fascismo e alla avocazione dei profitti di re– gime e di guerra. C'è anche la decurtazione dei patrimoni, ma anche qui la genericità va a danno della concretezza e la demagogia della frase a scapito dell'opportunità. Nessun accenno a quella politica di smantellamento del corporativismo, autarchia e parassitismo in genere, che è da ogni parte invocata a gran voce. Nessun accenno alla lotta contro i privilegi di ieri e magari di oggi. Tant'è: questi avveniristi a buon mercato sono sempre destinati ad essere a rimorchio. Ma quel che è più grave, essi consumano nel rapido ed incalzante ritmo dei tempi le più naturali e legittime posi– zioni politiche del partito d'azione, ne elidono le possibilità di presa su vaste masse, che richiedono serietà e linguaggio responsabile e, nella vana illusione di farne un partito di masse nel senso corrente e nello spregio dei « pochi intellet– tuali», finiranno per ridurlo, così proseguendo, a una modesta e melanconica accolta di vociferanti a vuoto e di... funzionari di se stessi. E questa sarebbe grande jattura - ed è ciò solo che conta - per le sorti della democrazia italiana. ANTONIO ZANOTTI 111111111111111111111111111111111111 li li III li IIIIIIII lii IIII li IIIIIIIIIIII li IIIII IIII L'ECO DELLA STAl\lPA, li più antico ufficio di ritagli da giornali e riviste (fondato nel 1901) Invita le Dll'ezlonl di giornali, riviste e periodici a voler segnalare Il proprio in'dlrlzzo alia sua unica sede: Via G. Compagnoni, 28 . Casella Postale 918 - lllllano 111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111 II li li lii

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