Lo Stato Moderno - anno II - n.18 - 20 ottobre 1945

250 LO STATO MODERNO zamento della nostra situazione interna e soprattutto internazionale. E qui si inseriva - e si inserisce - l'atteggiamen– to dei gruppi che formano la coalizione governativa. Dal dibattito il governo è uscito senza dubbio rinvi– gorito, almeno dal punto di vista formale, avendo tutti i partiti aderenti al blocco riaffermato in modo esplicito la loro lealtà e la loro volontà di collabo– razione. Da nessuna parte è giunta una nota sola, nessun sottinteso è stato percepito in virtù del quale si possa affermare che qualche partito intende real– mente sottrarsi a una unità che appare come un im– perativo storico. Ma c'era un altro passo da fare, e in questo passo qualche incertezza è stata avvertita. Non basta dichiarare la volontà di restare uniti, non basta nemmeno restare uniti; occorre che l'unità serva per l'azione, occorre che l'unità non si traduca in stasi, bensì in operosa, in fattiva concordia. Oc– corre, in altre parole, elaborare un programma co– mune; un programma di emergenza e cioè non ancora di ricostruzione, ma soltanto di riattivazione, di ri– messa in moto del circolo produttivo, di •ripristino dell'autorità dello stato, di ricostruzione dell'appa– rato finanziario, di riproporzione della moralità pub– blica e privata come fondamento indeclinabile di ogni politica futura. Ora su questo punto non si può dire che la Con– sulta sia stata esplicita, nè forse poteva esserlo per– chè prendere contatto con la realtà dei problemi e suggerire soluzioni concordi è cosa meno agevole di quanto possa sembrare ai molti impreparati e ai trop– pi finti tonti che sono in circolazione. Comunque è certo questo il punto fondamentale della nostra si– tuazione politica: rendere operante, più operante la coalizione governativa, trasferire il suo equilibrio in un piano sempre più dinamico. Non è un'operazione semplice, nemmeno sul ter– reno meccanico. Nelle settimane precedenti l'apertura della Con– sulta si era notato un certo nervosismo tra i partiti; ora i liberali, ora i socialisti accennavano a una certa indipendenza del governo, il che lasciava presagire che alla Consulta questi partiti avrebbero potuto marcare una qualche volontà di distacco. Nulla di tutto ciò se si toglie la scaramuccia attorno alla frase di Farri sulla democrazia in Italia nel periodo ante– riore al 1922, e se si toglie la frase di Pertini sulla « cambiale » che sarebbe stata firmata dal Governo a proposito della Costituente. La scaramuccia è ri– masta senza seguito, la .« cambiale » invece continua a circolare e qualche volta in tono minaccioso. Che questo contribuisca a infondere al paese fiducia nel governo non direi, e la cosa è tanto più strana ove si rifletta che tra i firmatari della cambiale ci sono Nenni e Togliatti, a tacere di altri. A questo punto sarà bene affermare categorica. mente a tutti, ai liberali, ai socialisti e a quanti pos– sono esser presi d'un tratto dalla vaghezza di una nuova crisi governativa, che questa può sì essere p~ovocata ma solo a patto di avere idee chiare e so– luzioni pronte; e soprattutto a patto di capire che una nuova crisi non può che significare rafforza– mento - forse anche costituzionale - delle forze che mirano a una restaurazione pura e semplice, a non voler supporre di peggio. Questo sia detto per la chiarificazione delle posizioni e delle responsabilità. La Consulta ha toccato uno dei suoi vertici duran– te il discorso De Gasperi sulla situazione internazio– nale. Pareva che tutti - pur nei taciuti dissensi marginali - si rendessero conto del sostanziale ri– flesso che la politica estera esercita sulla nostra si– tuazione interna. Se così fosse l'attenzione portata al discorso del Ministro degli Esteri, appena reduce dalle difficili giornate londinesi, sarebbe stata di buon auspicio. . Interessante può essere uno sguardo rapido e com– plessivo al comportamento dei vari gruppi politici. A– gile e spigliata è apparsa la manovra dei democrati– ci cristiani, culminata nel netto rifiuto opposto all'in– vito di collaborazione partito dai comunisti; piuttosto incerto e legato è sembrato l'atteggiamento dei so– cialisti, mentre cauti e guardinghi sono apparsi i co– munisti che hanno affidato a Longo la lettura di un documento politico prudente e non mancante di so– stanziose prese di posizione; i liberali hanno affidato a Croce una rivendicazione teorica e a Cattani una formulazione politica piuttosto incerta e generica; il partito d'azione ha offerto con Cianca un saggio di appassionata eloquenza in favore della repubblica e con Reale una prova di un rinnovato realismo, felice pro_dromo, forse, ad una rinnovata vitalità di questo raggruppamento, così essenziale per una efficente architettura democratica della nostra vita politica. MARIO PAGGI D'imrninentepubblicazione presso l'Editore Gentile ANTOLOGIA DELLA CRITICA SOCIA - (a cura di Giuliano Pischel) - I Luci ed ombre di trentacinque anni, di socialismo (1891-1926) nelle - pagine dei suoi più intel.igenti interpreti - l111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111

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