Lo Stato Moderno - anno II - n.17 - 5 ottobre 1945

LO STATO MODERNO 231 nemmeno i più recenti ntrovati delta tecnica meccanica e de:la fisica più perfezionata sapranno ispirare pensieri di pace agli abitatori di questo nostro globo martoriato,. e votato a perpetuo igneo calvario. Ma questa nostra sconso.ata per– suasione, che ci fa increduli dinanzi ai generosi propositi del rinascente movimento federalistico europeo, non c'impedisce di credere che le voci di un terza imminente guerra mondiale siano il prodotto di fantasie inquiete e precipitose. Come fal– lirono le speranze hitleriane, che la naturale antitesi d'inte– ressi fra la Russia Sovietica e la Gran Bretagna e l'America avrebbe consentito a:Ja Germania di uscire fuor dal pelago in cui si dibatteva ormai stanca e spossata, per raggiungere la riva di una sempre più evanescente salvezza; cosi parimenti è da credere che falliranno i presagi catastrofici di una non lontana ripresa della guerra. La Russia moscovita fa senza dubbio una politica di audace accaparramento, tanto nel– l'Europa orientale· quanto nell'Estremo Oriente asiatico. In Europa, essa si è spinta ben innanzi fin nel cuore del Con– tinente: ha ricuperato la Bessarabia, :a Lettonia, la Estonia, la Lituania, qualche zona della regione finlandese in essa compresa la settentrionale Petsamo, e altresì un territorio pressochè eguale in estensione a quello polacco su cui la Rus– sia zarista imperava innanzi la prima guerra mondiale; h:1 aggiunto ag:i antichi possedimenti la Bucovina strappata alla Romania che l'aveva ereditata dall'Austria imperiale, la Ru– tenia subcarpatica ottenuta dalla Cecoslovacchia quale gra– ziosopegno di amistà, una considerevole porzione della Prus– sia orientale con la città di Koenigsberg concessale a Pot– sdam dai suoi grandi aI:eati. In Asia, con pochi giorni di guerra contro il Giappone, ha ristabilito le posizioni avanzate, che l'Impero zarista aveva perduto quarant'anni fa, nell'altra guerra contro l'Impero nipponico, la disastrosa guerra che diede la prima grande scossa alla inintelligente signoria del:a burocrazia zarista. E in Europa e in Asia protende i tenta– coli della sua rinnovata potenza sui Paesi vicini, sulla Polo– nia, sulla Romania, sulla Bu:garia, sun·ungheria, sulla Jugo– slavia da un lato, sulla Cina dall'altro. E fa inoltre insistenti pressioni sulla Turchia repubblicana, sia per riconquistare quelle posizioni asiatiche di confine che la Russia zarista ,'era assicurate col trattato di Santo Stefano, e poi con quello drfinitivo di Berlino, sia per ottenere qualche concessione nell'uso degli Stretti, dove oggi come in passato Russia e Gran Bretagna stanno guardandosi con sospetto e diffidenza. Senza contare che, dopo aver ottenuto di entrare a far parte dell'amministrazione internazionale di Tangeri, accenna ad avanzare qualche pretesa sui possedimenli ita'.iani del)' Africa settentrionale e orientale, suscitando in tal guisa le preoccu– pazioni britanniche per ciò che concerne b sicurezza del suo impero coloniale africano, e della via marittima delle Indie. Una politica russa cosi metodica risoluta ed ardita risveglia senza dubbio :e preoccupazioni di Londra e di Washington, inquantochè Gran Bretagna e Stati Uniti cl' America, che lot– tarono per annientare l'aggressiva strapotenza teutonica, a ~uerra finita si trovano dinanzi a una ~trapotenza russa di proporzioni ancor maggiori di quella or ora debellata in Ger– mania. Ma occorre avvertire che la diplomazia russa si è di– mostrata finora abilissima, che essa seppe alternare in ogni momento agli atti di forza e alle iniziative in qualche manit:ra aggressive, le opportune e tempestive ritirate conci:iative, e che probabilment<J essa. chiedendo cento, ha unicamente di mira di ottenere dieci o venti o poco più, e che essa è quasi certamente decisa ad evitare, almeno per ora, un urto irrepa– rabile con le sue due grandi alleate occidentali. L'Europa e il mondo intero sono troppo lassi e rovinati perchè qua;cuno possa pensare veramente a impugnare nuovamente le armi. Forse, perchè questo avvenga, sarà d'uopo aspettare che una Germania libera e produttiva risorga in Europa, e che an– ch'essa possa rientrare nel gioco delle opposte inf.uenze di– plomatiche europee e mondiali: e com'è evidente, dopo le tante distruzioni subite dalle città e dalle industrie tedesche (che i vincitori continuano a spogliare per il doppio fine di rifarsi almeno parzialmente delle perdite subite a causa de:Je aggressioni e delle depredazioni hitleriane, e di sempre più prostrare le forze di rinascita della nazione sconfitta, così da sempre più allontanare nel tempo le possibilità di resurre– zione di una nuova potenza germanica), questa eventualità appare ancora indistinta a'.l'orizzonte della complessa vita politica del nostro straziato Continente; e fors'anche che l'Italia e il Giappone abbiano a ristabilire la normalità di una propria autonoma azione politica nel consorzio dellf' umane genti. Forse appunto per questo le quattro Potenze che occupano mi:itarrnente la Germania stanno osservando con ugua;e sospetto come ciascuna d'esse usi comportarsi verso la popolazione assoggettata, per l'evidente timore che ciascuna vog!ia e possa farsi de:Ja nazione tedesca un proprio c:iente, e quindi un a:leato nelle prevedibi!i lotte del futuro. E la Gran Bretagna e l'America mostrano la tendenza a non gravar soverchiamente la mano su:l'ltalia un dì nemica e oggi non ancora amica, nel:a speranza di trovarla al proprio fianco quando l'ora di un'altra prova onerosa sia per suonare: seb– bene la Gran Bretagna mostri qua:che maggiore esitazione dell'America a cancel:are il ricordo deg:i atti ostili de:I'Ita'.ia, non essendo appieno rassicurata circa la perfetta guarigione del popolo italiano da:!' esiziale morbo fascista. Mentre a sua vo:ta la Russia sembra esigere cl' essere coJ:ocata in posizione non diversa da quel:a del:e sue grandi a:leate nei confronti del Giappone vinto e umiliato. Infranto, dopo la prima guerra mondiale, l'equilibrio di for– ze internaziona!i che aveva assicurato per oltre quarant'anni, dal 1871 al 1914, la pace nel cuore d'Europa, è senza dubbio impresa ben ardua quella di ristabi:ire nel nostro Continente una pace a:trettanto durevole. Questo tuttavia vorremmo augurare, che da'.la Conferenza di Londra sia per uscire una pace tale, che sappia assicurare all'Europa e al mondo (la pace dell'Europa è arra di pace al mondo intero) se non altro un cinquantennio cji pacifico lavoro, di illuminate savie tran– sazioni. Questo è certamente meno degli auspicati Stati Uniti d'Europa; eppure abbiamo il timore di esprimere un voto piuttosto audace, una speranza un poco troppo ottimistica! CESARE SPELLANZON Nella Biblioteca dello STATO~JODERNO HOMOLO~1URRI DEMOCRJ\ZIJ\ CRISTIJ\~ È u s e T O EDJTORE GENTILE· MILANO

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