Lo Stato Moderno - anno II - n.17 - 5 ottobre 1945

tà dei loro connazionali fuggiti all'e– stero, come lavoravano, come soffri- , vano e combattevano per l'idea della li– bertà. Si invitavano le maestranze a non costruire armi per i tedeschi e si davano consigli sulle opere di sabo– taggio da praticare. Si cercava di an– nullare il tentativo di Quisling di sop– primere la libertà della chiesa lutera– na norvegese e si pubblicavano docu– mentazioni che dovevano servire per mettere per sempre alla sbarra i col– laborazionisti. Di fronte all'intensa attività della stampa clandestina in tutte queste na– zioni ed· in altre - delle quali non sappiamo nulla sull'attività giornalisti– ca clandestina - viene spontanea la domanda: come si è riusciti ad avere carta, Inchiostri, piombo per centinaia e centinaia di migliaia di copie al gior– no, date le restrizioni di guerra e le draconiane misure degli invasori? Si è tentati di gridare al miracolo, ma quan– do un giorno sarà possibile Tiallacciare le fila con tutti questi paesi e si cono– sceranno le oscure imprese di ardimen– tosi e di patrioti, affioreranno come leggenda gli innumeri trucchi, l'abilità e l'audacia dei singoli e delle intere popolazioni, grazie alle quali sono stati alimentati i fogli clandestini per la lotta serrata contro gli invasori. I risultati, pertanto, sono stati evi– denti e brillantissimi e tutti i popoli liberi, compresi gl'italiani, maestri per tradizione nelle imprese clandestine oggi plaudono all'opera ardua, perico~ Iosa, sublime di uomini che, uniti nel rischio e nella volontà indomabile della riscossa, hanno contribuito alla reden– zione dei popoli europei. GUGLIELMO CHILLEMJ Vecchie carte ammonitrici Mi cade sott'occhio il programma che, con mano ferma e limpida mente trac– ciava, nel 1919, per la Germania' vinta cd in rivoluzione, quella geniale perso– nalità che fu Walter Ralhenau. Vale la pena di conoscerlo e di meditarlo: • Ci sono esigenze economiche; e ve ne sono di sociali. Entrambe collima– no. La riforma economica prende Je mosse dalla produzione e dalla ripar– tizione dei beni; la riforma sociale dal– la configurazione degli stra ti sociali. Ma entrambe le riforme hanno l'identico scopo: l'aumento ed una più equa di– stribuzione del benessere. • I difetti della nostra struttura so– ciale erano: 1) l'ammassamento dei pa– trimoni e del potere nelle mani di po– chi; 2) eccessiva diseguaglianza dei red– diti; 3) l'oziosità di grandi strati so– ciali; 4) l'ineluttabile ereditarietà della condizione di proletario; 5) l'impossi– bilità di ascesa sociale. «Una redistribuzione meramente mec– canica dei patrimoni e dei redditi non gioverebbe a nulla. Ad ogni singolo spetterebbe qualche centinalo di talle– ri di più come patrimonio, e qualche centinaio di marchi di più, come red- dito, ma Il processo dell'economia ne sarebbe sconvolto, li valore moneta– rio sparirebbe e la diseguaglianza non tarderebbe a metter radice di nuovo. « Di pari passo con le riforme so– ciali deve procedere l'elevazione e l'in– cremento del processo produttivo. • Ma senza ritardo occorre combat– tere i difetti principali esistenti: • 1) Con la rivoluzione politica la vec– chia, rigida stra ti!icazione si è resa mobile. li potere politico non sarà più possesso esclusivo delle classi feudale, agraria, burocratica e capitalistica. • 2) I grandi patrimoni agrari saran– no spezzati per il fatto che la grande proprietà fondiaria non potrà più, co– me sinora, valendosi della sua influen– za sull'ammin:strazione, sottrarsi alle imposte ed agli oneri pubblici; per li fatto che verranno soppTessi fedecom– messi e maggiorascati; per il fatto che un'equa politica agraria ripartirà i la– tifondi e li tramuterà in poderi agri– coli per i contadini. • 3) I profitti di guerra saranno con– fiscati e devoluti allo stato. • 4) Verrà stabilito un limite massi– mo patrimoniale, insupeTabile. • 5) Verrà istituita una imposta for– temente progressiva che nei maggiori scaglioni potrà giungere sino ad aliquo– te del 100 per cento. « 6) Il diritto di successione verrà li– mitato. Le grosse eredità saranno col– pite fortemente con imposte progres– sive. • 7) Gli sperperi ed i consumi di lus– so verranno limitati e sottoposti a gra– vose imposte. • 8) Le possibilità di istruzione e di prosecuzione nell'istruzione saranno al– larga te e rese accessibili ad ogni ef– fettiva capacità. • 9) Operai ed impiegati partecipe– ranno all'amministrazione ed agli utili di imprese ed aziende. • Che cosa si ha di mira con queste misure? • A) riduzione a profitto dello Stato e degli altri organi intermedi dei gran– di patrimoni e redditi e trasferimento degli oneri sulle spalle dei più forti. • B) Eliminazione dei crudi contrasti nei redditi e nel tenore di vita; stra– tificazione sociale non più rigida e fa– talisticamente ereditaria; possibilità per tutti di ascesa e di declino; elimina– zione di borghesi e di proletari, poi– chè tutti saranno cittadini con analo– ghe possibilità di esistenza. • C) La limitazione dell'oziosità e delle attività superflue o immorali aumen– terà Ja produzione, il reddito nazionale e il benessere. « D) La limitazione del lusso e degli sperperi risparmierà beni nazionali, mi– gliorerà la bilancia commerciale ed il potere d'acquisto, svilupperà la produ– zione di beni di eUettlvo valore ed utili alla collettività, e aumenterà il benessere. • L'obbiezione che i grandi patrimo- ni siano necessari per alimentare il ca– pitale per le industrie è falsa. Molti patrimoni medi avranno una maggiore partecipazione alle imprese economiche ~be pochi grandi ,patrimoni. Devono tuttavia venire aumentate la possibi– lità e la volontà del risparmio ed eli– minate dannose esportazioni di capitali. « La società deve farsi popolare; l'e– conomia divenire morale•· Non c'interessa qui rintracciare nel– le vicende storiche della rivoluzione te– desca del dopoguerra e nell'abilità ma– novriera delle forze reazionarie all'ag– guato - quelle che dovevano stroncare la vita di Rathenau - le ragioni del– l'inanità di questo piano; nè di ana– lizzare in esso quanto appartenga al piano dell'utopia o, non suffragato da sufficienti forze rivoluzionarie (• salva– te la rivoluzione!• invocava il Rathe– nau), cada addirittura in un demago– gismo democratico. Ma ci importa ricordare - di fron– te alla nostra sbandata e spaurita bor– ghesia - che proprio dalle viscere del– la borghesia, dal suo più acuto pen– siero e dalla sua più concreta espe– rienza, cioè dal capitalista, dal gran– de borghese, dal grande industriale e dal grande finanziere Rathenau è nato questo programma, che tanto allarme susciterebbe nella borghesia nostrana. E' dall'intimo della stessa prassi bor– ghese - ma di una prassi intelligente che ,comprende che le rivoluzioni non si eludono o che, se si sopraUanno con la violenza, si ripresentano più vaste e impellenti domani - che nascono queste ereticali esigenze: e la neces– sità di assicurare a tutti, con più eque basi di partenza, la possibilità di una sociale ascesa; e la necessità di un mi– nor divario nei patrimoni e nei red– diti; e il dovere del lavoro per tutti; e la vitale importanza di una demo– crazia, sorretta da una elevazione del tenore di vita e dallo svincolarsi dal– l'angustia economica. Di fronte a ciò, nessuna ragion d'essere e nessuna giu– stificazione per il permanere dei pri– vilegi della borghesia: chiara anzi la necessità che alla borghesia soprattut– to (a costo di rimedi draconiani) spetti l'onere dei cosi.i della guerra e della ricostruzione. E d'altra parte sta in Ra– thenau l'esperienza del politico, del– l'uomo d'affari e dell'economista: vane le speranze di riforma sociale in pro– fondità se non sono suffragate da un incremento economico della produzio– ne, necessaria premessa oer il benes– sere sociale. E per noi può essere di qualche con– forto che il piano suesposto sia stato dal Rathenau non già tracciato a men– te fredda, per diletto di visionario, ma nell'angoscia della catastrofe, consape– vole come nessun altro della rovina economica provocata nell'economia e nell'industria tedesca dalla guerra, con– scio insomma anch'egli che ad estremi mali occorrevano estremi rimedi. G. p,

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