Lo Stato Moderno - anno II - n.17 - 5 ottobre 1945

236 LO STATO MODERNO sumare od esportare tutta la produzione, ma non sempre è stato loro dato di importare prodotti manufatti in misura suf– ficiente al fabbisogno nazionale. Paesi, dunque, al tempo stesso capaci di dare e di ricevere in misura di non trascur:ibile im– portanza. La capacità della nostra mano d'opera e l'attrez– zatura dei nostri complessi industriali, possono essere adegua– tamente valorizzati nei loro confronti. Sono anche da tener presenti le possibilità di scambio con l'Austria e con la Fran– cia; ma i paesi balcanici (con la solita riserva circa la loro futura posizione nel quadro internazionale) e quelli del vicino oriente devono essere i nostri migliori clienti e fornitori. Alla Svizzera non accenniamo perchè i rapporti con (Juesto p'1esc presentano caratteri partico!ari che esulano da quc!li stretta– mente commerciali. Difatti, come è noto, nel recente t,attato commerciale italo-svizzero è contemplato un prestito cli 80 milioni di franchi per la ricostruzione dei porti cli Genova e Savona. E' evidente che le difficoltà dei mezzi di trasporto innui– ranno nello svolgimento dei rapporti commerciali con i paesi suddetti; ma non sembrano insormontabili. Già prima della guerra, un ramo assai importante ciel nostro commercio d"im– portazione, quello del pesce, impiegava i motovelieri quale mezzo di trasporto. Le na\"i si spingevano sino al Mar Nero, da una parte, il Golfo d' Alcssandrctta <lall'a:tra. Nu!la vieta, dal punto di vista tecnico, che questo traffico si estenda ora anche ad altri rami del nostro commercio estero. Se si tiene presente che occorreranno almeno due anni prima che il nostro com– mercio estero possa servirsi, in misura ed a cosli economici, di una marina mercantile a vapore, non può apparire senza convenienza la rimessa in funzione di una flottiglia d'imbar– cazioni a motore ed a vela, con l'intento di utilizzare più la vela che il motore. Difficoltà che non sono insormontabili Certo le possibilità di scambio coi paesi elencati presen– tano varie difficoltà, anche dal solo punto di vista tecmco; difficoltà d"importanza superiore a quelle esistenti in tempi normali, e quasi tutte relative all'annoso problema valutario. Attribuire immediatamente, come è stato di recente proposto, un cambio fisso della moneta nazionale con le principali valute estere, basato in parte sul rapporto fra i livelli dei prezzi e sostenuto dai crediti del!' estero, ci sembra davvero invertire l'ordine delle cose. Certo una stabilizzazione faciliterebbe enor– memente i rapporti commerciali con l'estero. I calcoli di con– venienza per gli ac(Iuisti e le vendite potrebbero essere ese– guiti da ogni soggetto economico con grande speditezza. Ma se vogliamo cnntinnP ••~h;J '7 7 ~ 7 ;,..,nimonetarie, sempre a livelli inferiori a quelli precedenti, dobbiamo prima assicurare il rifor– nimento del me,catu e 1a 1eianva s,ao,htà dei prezzi che ne derivano. Soltanto quando si sia raggiunto questo risultato si potrà parlare di una piuttosto che di un'altra formula di sta– bilizzazione, secondo che si intendano consolidare certe posi– zioni: favorire un'entrata di oro con una maggiore esporta- E' USCITO: CARLO SFORZA NOl E GLI ALTRI ( Nella Biblioteca dello Stato Moderno) EDITORE GENTI LE - Ml LANO zione, oppure una maggior importazione con costituzione & debiti all'estero. D'a'.tro canto è pur vero il fatto che, se non si riattiva J commercio con l'estero, il mercato non può essere rifornito. Questo circolo chiuso può essere rotto affermando in modo chiaro che le possibilità di scambio e quindi di rifornimento del mercato nazionale esistono, astrazione fatta per le impor– tazioni derivate da prestiti a lunga scadenza di carattere go– vernativo, anche senza stabilizzazione, cioè senza un rapporto di cambio fisso fra le varie monete nazionali. Basta operare in compensazione con rapporti di scambio quantitativo. In a!tre paro:e, mediante accordo fra una ditta nazionale ed una estera, ognuna delle quali s'impegna a spedire airaltra deter– minati quantitativi di merci. Istituti bancari possono garantire l'operazione e particolari accordi interstatali possono regolare le eventuali vertenze di diritto internazionale privato, come possono determinare se sia l'uno piuttosto che l'altro dei con– traenti a spedire per primo la merce o se la spedizione debba avvenire contemporaneamente sotto il controllo e la garanzia delle rispettive rappresentanze commerciali. Accordi speciali possono agevnh1re J'o«qn 7 '"" 0 ~Pi fnrti rischi inerenti al tra– ·porto. Comunque è la situazione del mercato nazionale che può fornire gli e1ement1 pe, 11ca1colo di convenienza dell'ope– razione di scambio. Necessità dell'iniziativa privata Dopo quello che si è detto i capisce la necessità di par– ticolare agilità e snellezza e soprattutto attitudine alle più di– verse combinazioni, per realizzare queste operazioni. Caratteri che gli organismi statali non possiedono per conformazione organica. Contrariamente alla tendenza che sembra dominare la nostra politica in questo settore, se si vogliono rapidi risul– tati, occorre affidare lo svolgimento delle relazioni all'inizia– liva privata. Allo stato spetta l'importante compito di liberare il terreno dagli ostacoli che impediscono il traffico; informare ed assistere i connazionali nelle loro trattative con l'estero; curare lo snellimento delle formalità burocratiche che intral– ciano il mercato interno, soprattutto quando si trovi in stretta dipendenza con negoziazioni con l'estero; provvedere, infine. ad una delicata funzione di controllo. La compensazione, soprattutto in questa forma di tipico baratto, non è certo il sistema che consente il massimo svi– luppo degli scambi internazionali; ma, trovandosi nella neces– sità cli doverla applicare, si può cercare almeno di farla ten– dere a quest'ideale attraverso consorzi liberi d'irnportatori e d'esportatori. Così operando si ottiene che nell'ambito di un solo soggetto economico vi sia la possibilità di trattazione del massimo numero d'articoli senza che lo stato avochi a sè il monopolio di tali accordi. Allo stato deve però essere riservata l'importante funzione di controllo onde tutelare il paese con– tro possibili evasioni di ricchezze dal territorio nazionale me– diante costituzione cli crediti privati ali' estero contro espor– tazioni per valori superiori a quelli importati in contropartita. Senza entrare nel merito tecnico dell'operazione lo stato deve cercare di assicurarsi che sulla base dei prezzi interni, delle quantità esistenti e dei piani di lavoro predisposti, le quantità di merci da importarle bilanci grosso modo con quella da esportare. Controllo che non può essere preciso, che non deve esserlo, giacchè altrimenti si dovrebbe far ricorso ad una pe– sante struttura che annullerebbe tutti i benefici derivanti dal– l'iniziativa individuale; ma controllo, ad ogni modo, necessario sino al giorno in cui la stabilità della moneta non sia fondata sulle solide basi di un'economia di mercato ristabilito e di un bilancio di stato risanato. DA VIDE CITTONE

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