Lo Stato Moderno - anno II - n.16 - 20 settembre 1945

LO STATO MODERNO 209 PE'R IL RINNOVAMENTO DELLA SCUOLA li o .i. Ca1·attere deniiurgico della nostra ci– viltà. 4°) Da ultimo dobbiamo considerare anche un motivo di carattere più complesso, che è il seguente: sotto molti aspetti in un passato relativamente recente, fino a prima della rivo– luzione industriale, l'uomo viveva sotto il segno di una civiltà che - tanto per intenderci - può essere detta romana; civiltà caratterizzata - fra l'altro - dal fatto che la" grandezza di un popolo dipendeva prevalentemente dall'imperio che esso eser– citava sugli altri. Prosperità, grandezza e potenza richiama– vano - come termini- pressochè inclissolubili - miseria, op– pressione e debolezza, poicbè l'uomo suscitava le forze se– ~rete della natura solo ne:le forme relativamente ingenue Jella pastorizia e dell'agricoltura, ignorando tutte le altre vie note alla scienza e alla tecnica moderna. Era quella dunque ;a civiltà del gladio. con i suoi va.lori morali, e "in particolare un tetragono concetto della virtù, adatto a quelle contingenze di vita. Gli scrittori cU un popolo essenzialmente dominatore. quale fu il romano, avevano illustrato ed esaltato nelle forme più acconce quei caratteristici valori morali. Penetrare nella romanità per la via regia del latino significava penetrare nel cuore stesso di quel mondo, è assorbirne la midolla leonina; ciò cb,e costituiva - a nessuno poteva venire in mente di negarlo - una ben sost;nziosa educazione per i giovani. Ma la rivoluzione industriale ba sostit,uito la civi:tà della macchina c della· reazione chimica a quella del gladio, ed ha dischiuso orizzonti nuovi, verso i quali noi cominciamo appena a muoverci. Essa ha posto le premesse - in partCJ già realizzate - di una nuova età demiurgica, in cui signoria e benessere non sono più indissolubilmente legati a oppres– sione e miseria. I vecchi valori morali sussistono ancora - sarebbe puerile disconoscerlo - ma si trasfigurano. assumo– no significati nuovi che le _grandi letterature classiche dove– vano ignorare. Poichè se grandeggiavano allora i Leonida e i Muzio, gli Orazi e i Camilli, viceversa i Pasteur ed i Koc'h, i Pacinotti e i Ferraris, gli Edison ed i Bruce non erano ancor nati. L'opera dei grandi che, come Spallanzani o Volta, hanno dischiuso ali'intera umanità scn,gen ti inesauste di benessere, era fuori di ogni possibile prospettiva. E se oggi a noi sem– bra augurabile che una scuola neo-umanistica faccia vibrare la mente e la coscienza dei giovani -ali'unisonò con gli intenti e con gli ideali dì questi sacerdoti della ricerca disinteressata, se ogg( noi chiediamo che i giovani apprendano questa nuova virtù e questa nuova forza, non abbiamo certo diritto di ram– maricarci che uomini come Vittorino da Feltre, o Sturm, o Colet, non aspirassero a nulla di simile. 5. Insufficienze del vecchio Istituto Tec– nico. Ma una scuola come t1uella richiesta esisteva già - dic~ qualcuno - prima del fascismo: era il decantato istituto tec– nico, sezione fisico-matematica, con l'annessa scuola tecnica, come suJ corso ~feriore. L'osservazione è giu~ta, in parte; e il ricordo evocato può servire ancora. Ma un semplice ritorno all'antico non' è pen~a– bile: quel corso di studi si ispirav,a alle esigenze che abbiamo brevemente rammentate; ma a que:Ie. esigenze come erano sentite mezze secolo fa, non quali sono sentite oggi. E' vero che l'istituto tecnico permetteva ad alunni con * La prima parte è stata pubblica-ta nel numero del! 5 set– tembre 1945. preparazione prevalentemente scientifica di entrare all'Uni– versità; ma l'accesso avveniva - per così dire - dalla scala di servizio; i dubbi circa la possibilità di ottenere una reale cultura e formazione mentale sviluppando il ricco contenuto educativo della scienza trasparivano evidenti dalla stessa ti– midezza, dalla nessuna pretesa clei programmi di quelle scuole, da cui - ad esempio - la filosofia era bandita del tutto, mentre storia e letteratura vi erano spesso più che trascurate. Al giovane che saliva al piano nobile della cultura universitaria su questa specie di montacarichi - e non sul lussuoso ascen– sore della cultura classica - si socchiudeva appena la porta, lo si lasciava entrare prudentemente in qualche stanzetta riservata, e - J)On senza qualche raschialina di gola - nel salone dei Politecnici. Ma il resto dell'appartamento· gli era garbatamente vietato. Vietato il corso di medicinl!, per il quale - a modesti profani - una buona preparazione scien– tifica sembrava la più adatta. Si adducevano pretesti- che oggi fanno sorridere: come potrebbe intendere di leucoc;iti, o di protoplasma, o di emoglobina lo sciagurato ignorante che leucos deriva dal greco « bianco », e protos da « primo > e via enumerando? Ma quei pretesti parevano allora -« sode> ra– gioni per la nostre! eterna e sciagurata fatuità letteraria, che dava loro un posto degnissimo fra piccoli e grossi tabù di un'età in cui il senso dell'humour era così basso che un-uomo bene impennacchiato poteva facilmente esser preso per una vera aquila. Gli stessi motivi - è molto facile capirlo - non vale– vano per la facoltà di scienze, a cui i licenziati degli istituti tecnici erano invece ammessi, essendo noto a tutti che la ematosi del professore è ben diversa dalla trasformazione del chilo in sangue quale si riscontra nel medico. Le stesse osservazioni potr~bbero ripeter-si, se ne vales– se la pena, per la ammissione agli studi_ di filosofia, quasicbè non fosse proprio della scienza moderna il porre problemi profondi quanto quelli che derivano dall'esperienza artistica, storica o letteraria, problemi che non è possibile affrontare senza una grande preparazione scientifca. 6. Nel 1nondo delle penne d'oca. Non parliamo poi Ilei corso inferiore dell'istituto tec– nico, la vecchia scuola tecnica, quant'altra mai ibrida e in– felice, metà fine a se stessa, e metà indirizzata ad altro sco– po. Vi pontific(lva presuntuoso (...la storia percorre i secoli per· mezzo della scrittur..il...) il professore di calligrafia, con le sue invenzioni di penne d'oca a serbatoio e con :i, suoi bislacchi « tracciati reticolari > simili a rosei fogli di barogra– fo;" e - fra gotico e corsivo - un ragioniere saputo era pronto a decretarti morte e dannazione_ se, in fondo alla f;it– tura, dimenticavi l'importantissimo s. e. o. Le famiglie per bene, i professionisti che sentivano la dignità degli studi, dif– fidavano di questo complesso di uscioli e scalette secondari~ da cui stmbrava quasi emanare un odorino di rigovernatura; e ne tenevano lontani i propri ragazzi. Sicchè il nuovo corso scientifico, disegnato con le migliori intenzioni, tendeva a di– venire di anno in anno sempre più « popolare > nel peggiore dei modi: accanto hl ragazzo di buona volontà c'era il « su– perbocciato ,, dei ginnasi, vicino al giovinetto di dodici anni vi era il mezzo uomo di diciotto, disperazione di tutti i pa– renti; lo studente indirizzato a studi seri e completi doveva ~dividere i) banco con il gìuggiolone che si contentava di ar- rivare - magari dopo sei o sette anni di oneste fatiche - alla agognata « licenza » del corso triennale.

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