Lo Stato Moderno - anno II - n.16 - 20 settembre 1945

220 talla, ma anche più importante perchè sottoJ.inea un malcostume tuttora In uso in Italia: l'abito alla menzogna. Di che lei, lo spero, non vorrà rendermi col– pevole. Ml creda, signore, silllceramente suo Gianfranco Draghi Nella Lettera sopra ri,portata si pos– sono distinguere esattamente tre pro– blemi diversi: il primo è di tecnica or– ganizzativa - anche se ricco di indi– retto contenuto politico com'è di tutti i problemi di organizzazione di uomi– ni - e riguarda Lei cosi detta « Gioven– itì d' ione» e i suoi rapporti col « Par– tito d'Azione»; il secondo ha per og– getto il cosi detto « Fronte deila Gio– ventù»; il terzo accenna, con una efJi– cacia e sobrietd che fa onore al giova– ne chè ha scritto, alla incertezza di molti giovani di fronte alla nuova real– td del paese, cne non in tutto par corrispondere aUe attese miltenaristicne dell'etd ciandestma. Sul primo punto vorrei dire al Dra– ghi che Jors« 11un sono totatn;ente in ..ccordo con lui; lo sono - e da tempo - quando si nc/uede 1u Jormazione di una sezione giovanile del partito, ai cui facc1ano parte i giovani più pre– p~rati e prn aéc1s1, d,e hanno gid con– sumato in se stessi ogni perplessità e· ogni dubbiezza; non lo sono più se si volesse canceUare totalmente La « Gioventù d'Azione-» intesa c o m e -preambolo a una più netta definizione politica, .come una palestra di aaaestra– mento e di ch,ariJ1cazione, pere/tè non si può pretendere cne aaua grande cri– si ventennale i giovani siano usciti con le idee più lucide; si potrebbe pensa– re alle scarpe di certi signorini che sono lucide st, ma per fatica della ca– meriera. Poicliè ci sono probabilmente due categorie di giovani - i pronti e 1 ,i impreparati - mi pare opportuna la coesistenza di due up, dt organi~ zazione, - o elle è forse più ciliare - J.ue tappe diverse di avvicinamento al partito. Per quanto riguarda L'età oggi non è soltanto uno sc1<erzodire che ciascuno ha l'età che dimostra, e non solo nel senso fisico. Per me -son d'opinione, del!a vecchia opinione, che a ventun .11ini,a certi effetti, si cessa di essere giovani, ma riconosco che si tratta di uno scherna, non solo troppo rigido e indifferenziato come tutti gli schemi da che mondo è morula, ma particolar– mente inadatto oggi, in cui la impre– paraz;ione inte!!cttuale e spirituale al– la vita politica non è invidiabile pri– vilegio soltanto degli imberbi. Il Dra– ghi, intql!erante e impaziente com'è, se ta sbriga dicendo: chi non capis~ tor– ni a balia. Giu~to, ma badi che si do– vrebbero mandare a balia non so o i ventenni, e intanto il suffrogio univer– sale vuole che al posto delle antiche trombette si sostituisca un giocattolo · nuovo: la scheda elettorale. E questo LO STATO MODERNO impone che se non altro la pedagogia muti indirizzo, e se ne occupino anche i partiti e non solo gli asili d'infanzia. Quanto al Fronte delta Gioventù, siamo d'accordo. Ma anche qui ci vuol pazienza. Si marcia da!l'i1j,tliffèrenziato deLla lotta di liberazione al differen– ziato della lotta politica. Ma l'impor– tante non è la differenziazione, quanto la chiarezza e la lealtd deLla lotta po– litica. Cose tutte che è dubitabile sia– no oggi pervenute ad alto grado di ma– turazione. Ed eccoci al terzo punto, i! più im– portante: che cosa pensano i giovani delta nuova realtà italiana? Poco appa– re da.Ha lettera del Draghi, e quel po– co è amaro. Poichè non vorrei sovrap– porre impressioni mie indirette, a quel– le fresche e autentiche dei giovani, vor– rei che fossero loro stessi a scrivere diffusamente per primi. Io per conto mio vorrei anticipare due cose: la pri– ma è che il problema dei giovani, se– condo me, non esiste se non in senso tecnico, come esiste queUo del!a vec– chiaia; questo agli ·effetti assistenziali, e queUo ad effetti analoghi che si chia– ma.no , ad esempio, assicurare a tutti uguaglianza di possibilità negli studi e via dicendo. Per il resto il problema dei giovani si confonde con quello del– l'eterna giovinezza del mondo e del– l'eterno contrasto di gerierazioni, e non è quindi solubile sul piano strettamen– te politico, ma . solo su quello spiritua– le; e La seconda è piuttosto un invito che una riflessione, e cioè i giovani non perdano tempo a lamentare che la realtà della democrazia, in Italia, è cosa triste e banale; ci si buttino invece a capo fitto e cerchino di migliorarla. Impareranno che è difficile, ma cono– sceranno anche in concreto che 1,a so– l a cosa virile al mondo è la lotta sen– a a illusioni di successo immediato nè di miraggi carrieristici; e chi ha -fiato continuerà, chi non oe l'ha ripiegherà le vele in porti più tranquiUi, che è anche questo un modo di servire i! paese - servirlo come si può e si sa. E ora aspettiamo che i giovani si ~sprimano. m. p . dl quolidiano ~ l' ~umo Oggi, come ieri, e come domani, ognuno porta la sua pena; ma og-_ gi in modo diverso da ·ieri; piiì cu– po e piìl solitario, senza carità. e sen– za rede11:rnme. La pena ci limi•tlJ, oggi,_ mentre ieri Javevanw almeno l'illusione che dilatasse la coscienza degli uomini, li affrateU=e. Quando i Greci partivmw dalle /,oro <XUieper _andare a coionizzare terre lont,ane, si portavano dietro i I.oro dei attraverso guerre e tempe– ste. Uno scrittore francese nota acu– tamente che essi si preoccupaoo,110 di salvare la sola c,osa che sia inte– ressante nell'uonw, cioè quello che le supera. Ha ancora l'uomo il sei1so di por– tare in 8e stesso tm valore piiì alto di sè, qualcosa che superi il senso effrmero e mortale del suo grigio quotidiano e lo agganci al flusso info– terrotto dell'eterrw? Io 1Um <'iO piiì se esiste nell'uomo un valore pitì al– to dell'uomo; so soltanto - o meglw vedo e ~nto - che senza fede in esso le 11azioni perisCCTIQ. ,, Singolare, splendida e -de se r t li esperienza della nostra generazio11e. Abbit1mo finito di consumare il. len– tissimo i:ncend-io delle vec~hie fedi ultraterrene, e abbiamo bruciat<J con fiirore le riserve nwrali rinserrate nell'impevativo categorico kantia1w. Ora s-ianw soli. La 1wstra ragio– ne r1ji11taogni fede, e riconosce che senza fede è forse possibile w1a fol– le vita in<livuluale, ma 11011 una vi– t<1 sociale. In questo raffinatissimo _equUibrio la nostra umanità. degr/UUJ e si stempera i11 un sorriso di acro– bata. E tent/anw di afferrarci orq a un particolare, ora ad un altro, im– putia11w la guerra, accwianw il fa– scisnw, inrolpiamo la siccità, e cor– ria11w ai ripari pazzamente. un po' chini sulla econom,ia, un po' imp/.o– ranti alla tecnica. Occorre canviit– cerci che il male è pitì grave. Ab– biamo perso w fede. Non ci resta _che l'umiltà per ricomi,n,cia,resenza mi– raggi. VITTOR

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