Lo Stato Moderno - anno II - n.16 - 20 settembre 1945

218 L O S T A T o· M O D E R N O DOC U M-ENT AZIONE La stampa sovietica Nel periodo in cuL Hit,ler attaccò al– l'est, nehl'Unione .,Sovietica si stampa– vano circa novemila giornali redatti i,n· 70 lingue, con una tiratura complessiva caJco'lata in 38 miJioni di copie e cosi ripartita: 10 milioni •per i giornali « na– zionali » editi a Mosca, 12 milioni per quel;li stampati nette altre capitali del– le Repubbliche dell'Unione ed a.Jtre grandi città e 16 milioni costituiti da giornali regionali, distrettuali, di fatto– rie collettive, ecc. Nel 1913, cioè neJlla Russia zarista, si stampa vano 859 giornali con una ti– ratura quotidiana media di circa 3 mi!J.ioni di copie: 775 giornali erano pubblicati in russo e costituivano la maggior parte della stampa reaimente letta, mentre altri 84 giornali, non re– datti in russo, costituivano, in maggio– ranza, pubblicazioni di un gruppo di intellettua[i con scaraa circolazione. Nel 1939, i giorna.Ji in lingua russa si erano moltiplicali otto volte, raggiun– gendo la cifra ragguardevole .di 6.472, mentre i giornali in altre lingue si era– no moltipUcati oltre ventisei volte, con 2.188 copie. L'aridità di queste cifre serve a met– tere in rL!ievo lo sviluppo impresso dal regime sovietico a1la stampa deil'UnLone e ad iHustrare come il livehlo culturale dru retrogrm:lo popolo russo sia stato elevato convenientemente rispetto a•l periodo zarista. Volendo fare un paragone, per es. con 1a stampa britannica, si presenta– no, anche all'osservatore superficiale, alcuni punti interessanti. Nel 19;!7 [a stampa inglese era considerevolmente diffusa in rapporto aN'individuo-letto– re, con un totale di 26 milioni di co– pie, comprese •le edizioni della sera. La maggi-or tiratura in Gran Bretagna - 19 mi:lioni di copie drca - era co– stituita dalla stampa londinese circo– lante in tutto il territorio metropoli– tano, mentre nella stampa sovietica, i giornali uazionali contavano appe– na un quarto della tiratura ,globale, da– tQ. [' immenso sviluppo della stampa non-russa e l'attività dei giornali loca11i. Prima di giungere all'attuale situa– zione, l'indice statistico per persona– lettore neJll'Unione era mo'lto basso e dovuto, principalmente, alla mancanza di attrezzature tipografiche moderne, dato l'arretrato sviluppo tecnico della Russia preriv~luzionaria. Dopo 11 anni, dal 1917, la tiratura totale giornaliera <:ontava già quasi 10 milioni di copie, mentre ne.gli anni se– guenti - in coincidenza sQPrattu-tto coi pianl quinquennali di industria1lizzazio– ne - questa cifra è salita sino a 38 milioni. La stampa sovietica, è quasi inuti-le ricordarlo, è 1 legata al regime ed ai suoi postula.ti fondamentali. Nella sfe– ra dehla ,proprietà, poi, è ancora più accentualo i1 legame ai prindp'i ed ane direttive che formano il substra– to del comunismo: nessun giornale, in– fatti, appartiene a persona privata. A Mosca, un certo numero di gior– nali è posseduto in comproprietà da vairie sezioni governative e da alcune Unioni professionatJi, oppure dall'Ar– mata Rossa, dalla Marina e daQ Gover– no stesso. Fuori. di Mosca, i g,randi giornaJi di provincia sono editi dalle relative autorità regionali. I 3.500 gior– na•li distrettuali ed i 4.500 giornali di campagna e deJle fattorie collettive, sono editi dai rispettivi comitati di azienda. Prin1a che l'Unione Sovietica entras– se in guerra, non esisteva nessun Mi– nistero delle Informazioni o del:la Pro– paganda. Nessun « elaborato ordine» veniva passato alle redazioni per far sapere loro quante linee dovevano de– dicare a questo o qu!tl fatto, che cosa imporre alla attenzione del pubblico e -cosa passare sotto shlenzio; nulia di « tutto ciò che è familiare a coloro che conoscono i ,sistemi del fascismo in Ita– lia e del nazismo in Germania » asse– riva Andrew Rothstein, corrispondente capo dell'Agenzia Tass in Gran Breta– gna, in un articolo pubblicato sulla Wor-Ld Revi,ew di Londra. Ag,li editori del-l'Unione Sovietica - afferma ancora Rothstein - è richie– sto un «. intruligente interesse negli af– fari pubblici, critica dei punti deboli, seruro paura e senza favoritismi; natu– ralmente non è :]oro leciJto invocare i'1 ritorno del capitalismo, nè la caduta del regime; ma questi sono argomenti che non interessano il popolo so– vietico». I ,giornali sovietici hanno combattu– to le varie campagne politiche, econo– miche e sociali Ln vh·tù de1la forza del popolo mobilitato per foggiare e ri– costruire, dal 1917, il proprio avvenire. Si afferma, sempre da fonti sovie– tiche all'estero, che in qualsiasi pro– b'lema grande o piocolo di interesse pubblico, i giornaJi sono « esortati ad assumere una posizione nettamente in– dipendente, come si addice ad un guar– diano del pubblico interesse e ad aprire il fuoco con tutte lé loro batterie ed a mantenerlo, iinchè i problemi non siano stati risolti». La guerra ha necessariamente ob– bligato i giornali ad occuparsi di mol– ti problemi interni: alloggi, aiuti ai si– nistrati, scuole, sorvèglianza sulla pro– duzione agricola, controllo suJ rendi– mento delle industrie belliche, risarcì!. mento dei danni di guerra, ecc. Ebbe- ne, allo sforzo « cosciente» di circa 10 milioni di uomini, organizzati non in piccola parte dai giornali, si debbono i risultati raggiunti. Le caratteristiche del giornalismo so– vieti-co - sostengono gli interessati - non possono riscontrarsi ailtrove. I cinquantamila giornalisti, pur « oc– cupando posizioni di particolare distin– zione ,nella società sovietica » sono i soli uomini che « fanno • i giornali. Le grandi masse di lavoratori e di combattenti, sui fronti di battaglia o nelle immediate retrovie, sono state a,ppoggiate e sorrette da una grande armata di giornalisti vo!onliari, da cor– rispondenti del lavoro nelle fattorie e nelle fabbricl!e, da soldati, marinai e da tutti quelli che hanno lavorato in giornalismo senza alcuna· retribuzione, per un • senso di dovere pubblico» descrivendo il buono ed il cattivo del– rambien'te in cui operavano. Nel 1924 quesU-informatori pubblici erano ICirca 10.000, dopo il 1939 sono saliti a circa 3 mi1ioni. Sono stati considerati informatori anonimi? Certamente. Molti di essi si son formati al'la scuola del manifesto, il grande foglio di notizie locali, in cui si « criticano e si espong6no le · idee deUa stampa nazionale, rispetto al luogo». In tutta l'Unione, questi ma– nifesti hanno una larghissima dif~– sione da 5.000 nel 1924 son giunti, oggi, a diverai mHioni. Ne'! manifesto i russi vedono la mi– ~liore forma esteriore •di quella pra– tica democratica della quale vanno {)r– gogliosi e di quell'ideale riassunto da Lenin, nella ormai nota a:fìfermazione, che in Russia « ogni cuoco deve impa– rare a governare lo Stato». Ed infatti, nell'Unione Sovietica, scri– vere in o per un manifesto murale, significa partecipare a! governo de!!a cosa pubMica. Anche il fascismo usò i manifesti e noi italiani ricordiamo il contenuto e sapevamo anche come e -da quali ox,gani centrali erano -redatti e diffusi. Mol– te copie andavano in Spagna per esse– re copiati e aicla.tta-ti aHe esi-genze ,pro– pagandistiche. del Governo falangista, oppure erano spediti a11e comunità ita– liane all'estero per far capire ai gonzi che la prassi democratica ... fascista an– dava verso il... popolo. Ma tutti i mez– zi di propaganda unillaterali e di pa– lese origine sono destinati a fallire, quando -vengono v-ag1iati dal popolo alla luce della realtà vissuta. . GUGLIELMO CHILLEMI

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