Lo Stato Moderno - anno II - n.15 - 5 settembre 1945

198 • Ciò non toglie che, In certi settori dell'industria italiana, sia possibile giun– gere alla nazionalizzazione più rapida– mente che in altri Paesi, date certe con– dizioni wrticolari. Si noti però che per l'industria siderurgica è da discutere quale ne sia la convenienza economica. Comunque è certo che l'iniziativa pri– vata deve avEl[e un campo d'azione va– stissimo. Per i! controHo si noti anzitutto che ·non si tratta di un controllo dà utiliz– zare come forma di una fotta di classe esasperata, come è avvenuto in altri casi. No! siamo in un periodo nel quale si impone la solidarietd nazionale. Si tratta, quindi di una forma di controllo abituale in societd capitalistiche ben ordinate, simile a quella già instaurata in Inghilterra e negli Stati Uniti. Si tratta di lottare contro u-na forma par– ticolare di speculazione,, anzi di rapina, che determinati gruppi compiono con– tro l'immensa maggiora-nza della popo– lazione. Questa forma di controllo è una manifestazione di solidarietà nazionale e noi la sosteniamo e possiamo appli– carla d'accordo coi partiti democratici. « Con questo stesso spirito di solidarietà nazionale noi possiamo proporre la na– zionalizzazione. Che cosa dobbiamo fare? Innanzi tutto fare appello agli operai, afjinchè aumentino il rendimento. I co– munisti devono essere alla testa della propaganda e dell'azione nelle fabbriche. In secondo luogo, di imporre alle classi possidenti il pagamento delle imposte. Dove tutto ciò-che si rirferisce all'im– mediato avvenire è pienamente accet– tabile; dobbiamo invece fare le nostre riserve per la futura «instaurazione• di una società -socialista. Ma ,per ora sia– mo d'accordo, e questo per ora è l'im– portante. La paura della Russia (La Libertà, is agosto 1945). Ip un lungo articolo, ricco anche di sapienti citazioni, Benedetto Croc;e rie– voca i timori già in passato concepiti di un'incontenibile espansione russa per dissipare i timori oggi suscitati dalla avanzata sovietica nei Balcani, nell'Eu– ropa centrale e in Asia orientale. La paura della Russia· che ora dd, come tutti vedono, molti segni di sè nei paesi d'Europa, e altresì dell'America, non è cosa nuova, perchè gid si ebbe per circa un quarantennio, dopo 'la di– sfatta degli eseréiti napoleonici e il trionfo degli imperi centrali, guidati dalla potenza czaristica. La Russia incombeva sull'Europa cen– trale e occidentale non solo con le mi– nacce e gli eventuali interventi armati, ma sempre col proteggere e incorag– giare le forze conservatrici e reazionarie. Correva allora il detto che a capo di Ùn secolo l'Europa sarebbe stata « o tutta russa o tutta rossa •, si ristam– pava l'apocrifo testamento di Pietro il Grande che tracciava le vie per sog– giogare tutta ilttera l'Europa. A questa LO STATO MODERNO paura o a questi timori fu (lata tregua, ed essi vennero infine posti in ob!ìo, dalla guerra di Crimea, dall'unificazio– ne deU'Italia, da;Ua formazione dell'im– pero tedesco, dal lungo travaglio interno della Russia durato sessant'anni, e in– somma da! corso degli eventi; ed ecco la paura ora ricompare nell'ironica for– ma, non più dilemmatica ma coinci– dente, di un'Europa che sard insieme « tutta rU3sa e t:u.tta rossa ». Che cosa fare? Anzitutto, non aver paura, per la semplice ragione che la paura non serve a niente. Ma neppure travagliarsi in congetture e previsioni, ossia in al– manaccamenti, perchè neppur questi servono a niente se non forse a far perdere tempo. Ciascuno si comporU çome la coscienza gli detta, opponendosi dove c'è da opporsi, promovendo dove c'è da promuovere. E altro non c'è da dire in questo proposito. Per intanto, stando ai fatti, i fatti ci dicono che nel giuoco delle esistenti for– ze politiche la Russia ha concorso va– lidamente a salvare l'Europa dal pe– ricolo di una orrenda tirannide tedesca, fondata su un mito razzistico, folle bensì ma sviluppante una forza terribile qua– le anche la fo!!ìa può generare. La con– seguenza è stata la caduta della Ger– mania e con essa la caduta de! sogno di una federazione degli Stati Uniti di Europa che con la Germania, così come era fatta o diventata, era veramente un sogno, ma che con l'abbattimento della Germania non è più neppure un sogno che si possa risognare con ardore di fede. I fati hanno prescelto questa e no1i altra via per liberarci dal peri- · colo nazistico ... Ma, per intanto, un altro beneficio ha reso la Ru,ssia al!' Europa e al mon– do: la chiara riprova nei fatti - chiara, salvo a coloro che serrano gli occhi per non vederla - di quel che la logica e la scientifica dimostrazione insegnano circa il carattere utopico dì ogni comu– nismo o .societd di eguaglianza, che, come non si può fondare e dimostra– re in idea, cosi non si attuerd mai nei fatti, e di conseguenza non si è at– tuata neppure in Russia, checchè la gente candida candidamente credesse alle prime, P. la non candida, o l'ignara e l'irriflessiva perseveri tuttora nel cre– dere. Quello che si è attuato in Russia è il governo di una classe, o di un gruppo di classi (burocrati, militari, in– tellettuali); che un non più ereditario imperatore ma un uomo di genio politico dotato (Lenin, Stalin) guida, restando incaricata la Provvidenza di fornirgli: sioccessori sempre pari. Ciò posto, !'e– sempio o il modello russo, aJ. qua;le ora molti oggi guardano, non ' può essere it comunismo (nome cont~o cui la ter-_ minologia politica protesta, tanto non si confd alla realtd di cui si parla), ma per l'appunto quella singolare for– ma, che è sorta in Russia, dalle viscere debla storia rU3sa, come ,la costituzione spartana sorse daUe particolari condi– zioni di una gente dorica che si afjorzò nel mezzo del Peloponneso e che Atene e gli altri .stati greci ebbero bensì ora alleata ora avversaria ma, pure Ticono. scendone !e grandi capacitd militari e la raggiunta forza politica, si guarda– rono bene dall'imitare, per fortuna: della umanità la quale, oltre l'eroica Sparta deUe Termopili, ebbe !' Atene di Pericle. E il problema attuale è, nei suoi giu– sti termini, questo. Conviene agli altri popoli di Europa, conviene particolar– mente a quelli occidentali e ai cosiddetti latini, conviene agli Stati-- Uniti e agli al~i stati d'America, imitare, o meglio possono essi imitare, !'esempio russo? Non hanno essi tutti una storia, e perciò condizioni storicamente formatesi, assai diverse da quelle detla Russia? Così il Croce, traslasciato iq compito di rispondere al quesito propostosi, si li– mita a dimostrare ancora una volta che il regime sovietico non è il comunismo, e che comunque non potrebbe essere trapiantato su· altro terreno, meno che mai in Itali.a dove in certa guisa, se– condo il filosofo abruzzese, una imita– zione « tra canagliesca e buffonesca , del metodo poHtico russo già si è avuta col fascismo, col risultato che « noi ita– liani abbiamo ora la pelle sensibile ed irritabile a ogni tentativo, che altri possa rinnovare, di toglierci la libertà con tanti strazii e tanti sacrifici riot– tenuta; e che questo e uno dei dati ir– removibili nelle risoluzioni dei proble• mi nostri•· Ora, tutto ciò andrebbe benissimo se gli Stati io-ssero dei vasi chiusi ove le varie ideologie cristallizzassero secondo u loro sistema ideale; in tal caso certo noi non avremmo alcun timore in Ita– lia dell'avvento di un regime repu– gnante alla nostra storia e alla nostra mentalità; ma la reatà ci presenta una Russia in espànsione, forte della vec– chia ideologia panslavista e della nuo– va ideologia marxista, e soprattutto della formidabile potenza derivantele dalla compiuta rivoluzione industriale e dalle sue immense risorse umane e na– turali, avanzante sulle rovine delle due grandi Potenze, distrutte nelle due guerre mondiali, vei:so l'Europa occi· dentale dove Italia, Francia e la stessa Gran Bretagna sono in senso assoluto e relativo assai più deboli di venticin– que e di cinquant'anni fa. Il Croce sor– vola su questo punto essenziale, pas– sando a trattare la questione del re– gime e polemizzando contro coloro che identificano dottrina comunista e re– gime staliniano; per noi il problema deve essere esaminai-o non con la lente aberrante dehl'ideologia di partito, ma alla luce della situazione attuale del– l'Europa che non ha analogie nel pas– sato, neppure col periodo della mag– giore influenza della R'USSia zarista, sotto Ales.sandro ,I e sotto Nicola I. Ma occorrerà parlarne più estesamente. SERAFICUS

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