Lo Stato Moderno - anno II - n.13 - 5 agosto 1945

136 LO STATO MODERNO dere inoffensiva. Per tutto il secolo scorso il liberalismo agl or qua or là come catapulta del vecchio stato monarchico ed assolu,to. I suoi due principali cardini erano la dottrina della divisione dei poteri, che poneva l'una contro l'altra quelle che tradizionalmente erano le parti di un'unica sovranità, e la dottrina dei diritti naturali imprescrittibili dell'individuo che sottraeva allo stato una grandjsisma porzione dei suoi tra-· dizionali poteri, il potere spirituale (tolleranza religiosa e in generale libertà di pensiero) e il potere economico (liberi– smo), affermando l'esistenza di una sfera di libertà indivi– duale che era inassoggettabile a qualsiasi potere coattivo esterno. Tanto l'una quanto l'altra dottrina erano strumenti della lotta che si combatteva contro lo stato dispotico, di cui si sentiva l'oppressione, ma che non si aveva la forza di rovesciare dalle fondamenta, entrambe essendo una manife– stazione conseguente di quella < paura dello stato •, che tro– vava la sua ragion d'esser nel fatto che non si aveva altro concetto dello stato che quello, per vero dire mostruoso e quindi realmente terribile, dello stato dispotico. li liberali– smo, insomma, sorto come movimento di liberazione dal vec– chio stato, identificando lo stato in generale con lo stato dispotico, di fronte a cui si poneva come antagonista, com– batteva l'uno e l'altro insieme e giustificava la critica del primo con la demolizione del secondo. Ma siccome non è nè pensabile nè possibile una società di uomini senza una volontà dominante, e una volontà dominante senza un apparato ese– cutivo, cioè non è nè pensabile nè possibile una società civile senza stato, il liberalismo per quanto riducesse i poteri dello stato non poteva eliminare lo stato; e d'altra parte, cbta la sua iniziale e mai smentita posizione dialettica in antitesi al vecchio stato, non avendo dinnanzi altro stato che quello che doveva combattere, lo stato delle monarchie assolute, nè avendo in sè lo stimolo a foggiare la nuova figura dello stato ma solo a distruggere l'antica, il liberalismo non riuscì mai a spogliarsi del tutto da un residuo di stato entifi– cato; e finì quindi per addomesticare, ma non per uccidere il vecchio leone, il quale conllnuò di tanto in tanto a scuo– tere fieramente la criniera per dimostrare la sua maestà, ad allungare fuor della gabbia la zampa per riprendere parte di quello che gli era stato tolto, a ruggire terribilmente per spaventare coloro che credevano di averlo nelle ).oro mani, sino a che, senza bisogno di mutar volto nè panni, tirò fuori assai prestamente e zanne e artigli, e ritornò quella belva che era, dimostrando a coloro che non se n'erano resi conto sino ad ori che la fiera si doveva uccidere perché non si poteva addomesticare. Fuor di metafora, tutta la teoria poli– tico-giuridica liberale non risolve il contrasto tra individuo e stato, ma lo solidifica in una separazione permanente tra la sfera degli interessi privati e la sfera degli interessi pubblici, tra mritto privato e diritto pubblico, tra diritti naturali e diritti positivi, e quindi riconosce sott'altra veste quella entifi– cazione dello stato che era la caratteristica e il fondamento dello stato pre e antidemocratico. La dottrina liberale - per paura dello stato - lo spoglia delle sue pompe, gli toglie dalle mani gran parte del potere, gli contesta ogni velleità etico-pedagogica; ma ecco che alla fine balza fuori uno stato, trasformato per opera dei suoi negatori, in un docile strumento della potenza di chi arriva per primo a mettervi sopra le mani, non tanto forte egli stesso da prendere le redini, ma non così debole che non possa tirare esso solo il carrozzone là dove al guidatore piacerà di condurlo. (conlinua) NORBERTO BOBBIO Prima impressione Non voglia'!"' tac"1'e la nostra prima impressione, dopo av"1' letto p"1' irn"1'o la lunga dichiarazione comune diramata a conclusione della Conferenza di Potsdnm; essa si riassume i.n due parole: delusione e amarezza. Delusione per quanto non vi è detto. Infatti il documento non contiene il benchè minimo accenno -ad una qualsiasi so– luzione unitaria dei terribili problemi di ricostruzione 6COTIO– mica e morale che preoccupano gli spiriti di coloro che in– tendono che solo un gigantesco sforzo collettivo può f"1'rnare l'Euro/la sulla via di un'altrimenti Irreparabile decadenza. Amarezza p"1' gran parte di ciò che vi è detto. Il doc11- 1nento nel suo complesso costituisce la premessa per una pace cartaginese con la Germania; ora, nei non vogliamo certo im– pugnare il diritto, e il dovere, che incombe ai vincitori di Im– pedire ai vinti di rimett"1'e in efficienza, a scad~nza più o meno lontana, la loro già possente macchina bellica, noi L'O– gliatiw sottolineare soltanto che la soluzione del problema te– desco non è solo problema di rappresaglia pi,, o meno giuridi– ca, di riparazioni economiche, di garanzie politiche e militari che debba esser risolto col puro criterio dell'indennizzo eco– nomico e morale o della sicurezza militme a favore di una o di due o di tre Potenze, e sia pur grandi Potenze, ma è problema essenziale per tutti i popoli europei ai fini del ritrovamento di quell'equilibrio di forze che può garantire se non la libertà nella pace, almeno la libertà nella guerra. I trasferimenti territoriali decisi a Potsdam in attesa della deci– sione della Conf"1'enza della Pace, ma tali da pregiudicare evidentemente la soluzione definitiva, e varie clausole aordine economico e procedurale lasciano pensare chiaramente che, a meno di provvidenziali mutamenti, I' Europa si avvia al fra– zionamento i.n due zone nettamente distinte, sotto diversa in• fluenza politica. In mancanza di altri elementi in gioco la pace e l'avvenire dell'Europa dipenderanno esclusivamente dnll'accordo delle potenze che nelle due zone predomineranno; la libertà degli Europei dipenderà esclusivamente dal rapport-0 delle forze presenti nelle due zane. Questo deve ess"1' ben chiaro a tutti, vicini e lontani. L'amarezza per queste constatazioni non può ess"1'e che in parte lenita dalle parole di plauso rivolte al n<istro Paese. che ci assicurano della nostra ammissione ,tra le Nazioni Unite appena conclusa la pace con l'Italia, pace che dovrebbe esser conclusa in settembre; ma anche la giaia di tale riconoscirnenùl ci è avvelenata dal dubbia ch'esso non sia che la conferma delle ragioni della nosl'ra amarezza. Comunque, occorre non disperare e continuare a bat,t"1'siper la realizzazione di un nwndo migliore, malgrado ogni impressione sfavorevole e con– tro ogni anche 11iù avversa realtà. LO ARTURO BARONE STATOMODERNO Abbonamento annuo . . . L. 360 Abbonamento sostenitore . L. 1800 Sono in vendita presso l'Editore, al prezzo di L. 500, poche serie complete dei fascicoli stampati clandestina– mente durante l'occupazione tedesca

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