Lo Stato Moderno - anno II - n.12 - 20 luglio 1945

LO STATO MODERNO - 20 LUGLIO 1945 125 ,.,..,. . ~,~ crazia e del progresso. un patto che le– gasse i tre grandi pa.-titi di massa. Ma come può avanzare doglianze in proposito De Gasperi quando Il suo partito sta as– sr1me11do sempre più una !isonomia di erede e continuatore delle sto!tiulmc campag11e anticomuniste che sempre fu– rono fatali alla causa della democrazia? Che si dica di un partito come il nostro, che ha scritto il nome di Antonio Gram– sci tra quelli dei martiri più puri per un ideale, e che ha dato fra tutti il ,ru,g– gior contributo diretto di volontari com– battrnti per la causa della libertà; che si dica del nostro partito che noi sianio ,:e!li che 110n van110 oltre i bisogni del– L'apparat.o digestivo è Ingiuria così bo– vinamente stupida che ci lascia indiffe– renti. Ma non ci tascia indifferenti che i capi deUa Democrazia Cristiana dicano ai socialisti che una direzione socia!ista del gov•'rno strebbe possibile solo se rompes– ,ero i legami di fraterna amicizia che 11a1mocon noi e quindi scivolassero_ essi pu.re, passo a passo, verso una politica anticomunista, Questi però possono anche apparire mo– tivi di contrasto fra partiti, dl cui non a tutti è dato cogliere a prima vista il t"alore politico. Ma che dfre, per esem– pio, deU'accentuata posizione di lotta con– tro l'Unione Sovietica che sempre più apertamente viene pre,a dai giornali cat– tol-ici, con danno evldente per tutto il paese, per I motivi che non occorre spe– cificare di più? Vogliamo noi che l'I– talia diventi un ringhiai/, botolo antiso– viético, come furono nel precedente do– poguerra vari statereUi deU'orlent-e eu– ropeo confinanti con la giovane repub– blica dei Soviet? Non solo questo rorebbe contrario alla volontd dei lavoratori ita– liani, ma sarebbe la rovina dell'ItaJia. Che dire deU' Alto commissario demo-cri– stiano per la Sicilia che di sua iniziativa rivede a favore del latifondisti una prov– oida legge che dava ai contadini siciliani alcuni limitatlss!ml vantaggi economie, neUa divisione dei prodotti? Che dire deUa tendenza cretcente ad int.-odurre nella lotta po!itica elementi di polemica su persecuzioni religiose; ad introdurli q11andonulla, assolut.amente nulla lo giu– stifica, e il rimltato non può esse-re altro che falsare i termini deUa lotta politica e rendere difficile quell'unltd di tutte le forze patriottiche e antifasciste che fu– rono così grandi e feconde di bene nel nord, nel periodo in cui la Democ.-azia Cristiana sl mise al di fuori di or,n-1 in– fluenza perturbat-rlce, solo con la visione dell'int.eresse e del bene di tutto Il pa,ese? Repubblica e democrazill (Nuova Europa, 17 giugno) Ad un art.icolo di Giovanni Coni.i suHa • Repubblica senza aggettivi• In cui è sostenuto che l'obiettivo per 4'azlone po– litica italiana è i.n sostanza uno solo: fon– dare la repubblica, ed in cui il Conti scrive: Credete davvero di risolvere i problemi di oggi e di domani senza sforzarsi di es.,ere de1nocratici, e non volendÒ com– prendere che, in definitiva, la Repubblica sarà socialista o libertaria, conservatrice o progressiva, a seconda che Il popolo italiano la vorrd socialista o libertaria, conservatrice o progressiva? Luigi Salvatorelll f,a seguire questo commento: C'è in queste parole del Conti, una ve– rità fondamentale, una pregiudiziale che è anche ·la nostra. Intanto, però, il Conti stesso invita tutti a &forzarsi di euere democratici. Ecco dunque un aggettivo al– meno che dobbiamo aggiungere alla pa– rola repubblica « repubblica democratica•· E per conto ,uo ha ragione. Ma Aoi pen– siamo con Tàlleyrand che per l'insieme del pubblico « cela ira. encore mieux en le disant •· Crediamo anzi che, tma buona metà della battaglia (o delle battag!ie) sard perchè la repubblica riesca vera– mente de1nocratica; e prima ancora, perchè la Costituente sia eletta e deliberi in clima veramente democratico. E per questo sr.r<i prezioso il concorso del P.R.I. Nazismo redlvi110? (11 Quotidiano, 21 giugno) Riportiamo da Il Quol'idiano: I giornali pubblicano che il Maresciallo Tito parla,11do a Zagabria a groppi del clero cattolico ha dichiarato che -la Chiesa cattolica romana in Croazia dovrd avere in futuTo coscienza più nazionale ed in– dipendente che non in passato. Il Ma– resciallo ha aggiunto di non essere sod– dis.fatto dell'atteggiamento d! 11na parte del Clero cattolico; ma ciò non vuol dire che egli condanni ,tutta la r!ul.,sa del Cle– ro. « Ritengo che voi sappiate - ha con– tinuato Tito - che la maggioranza del giovane Clero ha abbandonato gli 11omini del vecchio Clero che non erano seguaci del grande Joseph Strossmayer, il pre– lato cattolico romano che diventò capo del partito nazionale croato e si fece pro– motore del panslavismo e degli Ideali ju– goslavi •· Tito ha promesso che _farà del suo megtio pe-r trova re una soluzione del problema della Chicro cattolica tn Croazia e che egli si consulterd all'uopo anche con i rappresentanti della Chiesa ortodos– sa. Il Maresc!allo ha concluso dicendo che vorrebbe vedere la Chiesa con una men– talitd e una coscienza veramente nazio– nale identlficantesl di pltì con la Na– zione ... "· Questo ha detto radio Belgrado ieri (6 giugno). Che cosa opporremo al Mare– sciaUo Tito? Nulla di nostro: una semplice citazione: • Parlando di una Chiesa nazionale te– desca noi pensiamo alla !u.sione delle due Chiese più diffuse nei Paesi tede,chi. Essa dovrebbe consistere nella rottura con la centralizzazione romana, lo spirito internazionale e i1 Vecchio Testamento, cose tutte essenzialmente 'ebraiche, e do– vrebbe essere opera di preti tedeschi, e.manti del popolo e penetrati del suo spi– rito•. Sono parole di uno dei teorici del nazionalsocialismo tedesco (Rudolph Jung: « Der Nattonalsozialismus •• pag. 89). Chi ha detto che il razzismo fascista è morto? D_emocraz#a e diftarura (Risorgimento, giugno 194S) La rivista Risorgimento pubblica un articolo di don Sturzo su l'ItaMa e la Democrazia. Questi fa un profondo esame della democrazia e della spirito pol-itico italiano dimostrando che la dittatura fa– scista non è di per sè prova dell'imma– turità d'Italia ad un ordJnamento di li– bertà. Già la Francia, madre della de– mocrazia, subi la -restaurazione di una monarchia assoluta e tre dittature dal .1789 ad oggi. E continuando illustra le ;>eculiarità democratiche dei va·ri popoli. L'inglese non va pe-r ,cosse ma procede l.ento· e sic11ro 1>er uno ,pirito di adatta– mento che lo ha reso il popolo più forte e meglio residente a.Ile intempe·rie poli– tiche. E' per ciò che ha potuto due volte affrontare il tedesco che era meglio equi– paggiato ed ordinato e doppio di n11mero. 1-1 francese è troppo logico per subire l'a– dattamento; l'italiano ancora !liù impul– Rivo. E' per ciò che hanno avuto semp,-e costituzioni scritte intangibili (salvo a di– otruggerle di fatto), forme rigide d'ammi– nistrazione, accentramento burocratico e formalismo eccessivo. Pe,·ciò ad ogni po– polo ed ogni periodo altre istituzioni. Coai « l'Italia di domani sard democratica non solo perchè ogni paese di aplrito i,ndivi– duallsta tende alla democrazia, non. solo per reazione al passato fascista che vond cancellare, non .,010 per istinto cli imlt.a– zione, visto che -la vittoria sarà delle de– mocrazie (e Russia e Cina passeranno o .,aranno fatte passare per democrazie), ma perchè la ricostituzione del Paese ed il ritorno ad una sanitd sociale e poli– tica, esigono, anche pe-r l'Italia, 11 ftm– zionamento di una democrazia. Forse In un primo tempo anche qui da noi « avran– no più appello le parol.e: n.azion.e, italia– nitd, e per certe zone: sindacalismo, cor– uortttivismo, e comunismo», ma .icuperato fl dlsorientamento iniziale « l'ltallano co– mincerd a riflettere che 017gl non c'è al– ternativa in pol!tica che fra democrazia e dittatura. Le semldemocrnzie sono in fatto semldittature e perdèndo facilmente il senso di l!bertd dlvengnno Governi ar– bitrari come le ste .. e dittature•. Co.rl. necessaTio.mente per via di eliminazione nascerd ne11li spiriti la necessiti\ della de– mocrazia, con Parlamenti. elezioni e par– titi. Ma se lo sr.hema ,arti lo .•tesso del 1922. altro dovrd essere lo spirito. E so– prattu.tto non pfù su 1'n uomo o una clai– •e si dovrd contare; ma su la buon.a vo– lontd di tutto i! popolo. Sllr,n,,.1n, 11en11 r t m"rlr. (Vita Nuova, 30 giugno) Lel!J!iamo su Vita Nuova, quotrldiano triestino. un corsivo abbastanza slgnlfil– cativo sui metodi ,adoperati In Istria. Leg– getevelo anche voi: non vi aggiung1amo commenbi. Un oiouane fu accostato da un altro giovane che ce-rcava di pers11<1derlo delle novitd - diceva lui - che aveva Impa– rato In questi 11iorni. Ardente neofita del nuovo verbo, descriveva come 1.~ aveva n.ppre,o. Ecco in breve quanto disse: Nella scuola « Attillo Grego •. nei gior– ni 8 e 9 11iugno, furono tenute due confe– renze « di alta cultura • da un certo Ro– mano Zavadal, di cirea 40 an'1i. Ascot– tatorl erano un 17r·uppo di gio,,ani di S. Giovanni appartenenti alla « Narodna Obram •· Il discorso incomincia cosi: « Chi parla viene fucilato •. Ecco il .mgo delle dfle conferenze: Dio non c'è. Levatevelo dalla testa. Quello che vedete è tutto naturo. Come è inco– minciata la re!ioione? Ateuni uomini si riunirono e incomi.ncfarono a mettere su 'a religione e cori poi incominciarono a esistere i preti. Che non esistesse la reli.- 11ione. lo si sapeva gid da migliaia di antt.i. Dunaue non c'è religione. Uno dell'uditorio chiPde: « Ma com, ,11- pete queste co.•e? » - Si Tisponde: « Taci, ,iltrimenti ti chiudiamo ;n prigione •· E ora parliamo della Madonntt. Qui. in– comincJ-òa nnrra,-e le solite sudicie cose,

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