Lo Stato Moderno - anno II - n.12 - 20 luglio 1945

126 LO STATO MODERNO - 20 LUGLIO 1945 che non ripetiamo per il rispetto che dob– biamo ai nostri lettori. Terminò dicendo: • Nel!a prossima conferenza vi parlerem.o avanti de!la Madonna e vi persttaderemo bene,.. Dalle quali conferenze si possono im– parare tante altre cose, p. e. che i nuovi maestri, a differenza di Gesù che ordi– nava di gridare sui tetti quello che egli Insegnava loro, minacciano una fucilata a chi parla e la prigione a chi chiede le fonti di così profonda sapienza; chè Il co– munismo - percl1è si tmtta di un'inizia– tiva comunista - non combatte la reli– gione; che i nuovi apostoli, aggiornatis– simi, ripetono le più insensate frasi fatte dei vecchi anticlericali di dozzina, con– dite di maggiore ignoranza. E non diciamo aitro. Campidi concenrramenro nuovi e vecd,i (Vita Nuova, 30 giugno) Lo stesso giornale Vita N11ova a propo– sito delle proteste rivolte alla redazione in merito alla necessità di intervento della stampa contro •il pullulare di campi di concentramento slavi per italiani, scrive: Si tratta di questo: Migliaia di italiani, incarcerati con ragione e senza ragione, internati per semplici denuncie o per so– spetto, prigionieri di guerra ritornati dai campi di dolore della Germania, si tro– vano nei campi di concentramento sparsi nella Slovenia e nella Croazia. Quello che avviene colà fa raccapriccio. Conti– Jmano lo spirito e il sistema di Auschwitz e di Buchenwald. Solo delle belve pos– sono concepire e -0ttuare simili sistemi. Sono ormai divenuti celebri a Trieste i campi di Do! presso Lubiana. Migliaia e migliaia di uomini vengono fatti morire di fame. E questo deve essere preso alla lettera. 0.gni giorno si passa a quei di– sgraziati un pugno di erba o di polenta nell'acqtl.a, senza sale e senza grasso. Null'altro. I campi sono ridotti ad ogglo– merat.i di scheletri viventi che faticosa– mente si muovono. Se uno cade lungo la strada viene ucciso. Sono inferni di po- vera gente agonizzante. · I eri il mondo ha appreso co·n ribrezzo le narrazioni de! superstiti di B11chen– wald ed ha coperto di onro eterna ali autori d! tanta malvagitd. Potrd ancora il mondo· sopportare, che dopo una lunga e terribile guena com– battuta per abolire simili •istemi, si con– tinui cosi a distruggere ferocemente l'uo– mo? Noi non neghiamo ! diritti délla giu– stizia, ma questa è ferocia e iniquitd. Noi eleviamo la nostra pitì fiera pro– testa e invochiamo soccorso in nome del– l'umanità per le vittime di una brntalitd che disonora la nostra generazione. Il nostro giornale che protestò in altri tempi e sotto altri regimi contro i campi della morte, grida ancora una volta la sua riprovazione più violenta contro que– sti sistemi. Trieste faccia sentire la .~ua voce e re– clami che sia posto fine a tanta cmde!td. Dircila verirà (Il Popolo, 8 luglio) Un lettore del Popolo, -in una lettera alla redazione di quel giorna[e, molto op– portunamente mette in risalto come - nonostante la riconquistata libertà di pa– rola - I giornaJ,i ,non osino ancor.a affron– ta,re •certi scabrosi problemi e preferi- scano per lo più mascherarli dietro un velo di reticenze e di mezze parole. L'•autore della lettera sostiene che i giornali debbano, specie in questi mo– menti, •esplicare un-a funzione •educatrice mettendo in evidenza - con crudele ma necessal'i•a chiarezza - i mal! che trava– gliano il paese, onde ,il popolo sappia finalmente - dopo venti anni di altiso• nanti menzogne - tutta la verità. Scendendo al particolare, egli dice: « Citare quelle che, al parere di molti, possono essere le non sane tendenze o gli errori, sarebbe molto lungo e, forse, Inu– tile. Posso tuttavia, per chiarezza, far cenno a q11el particolare stato di animo che fa dire a tal11ni: « Adesso basta coi fascisti!» per sostituirsi, puraniente e semplicemente, ai fascisti e agire col metodi e con la ment.alit.d del fascismo. Posso alludere - tanto per tirar sassi in tutte le piccionaie - alla magica to– tale scomparsa dei conservatori, quando alla fin fine è una funzione politicamente utile, quella dei conservatori. . Posso alludere al pe;·sistere e al dira– marsi ancora oggi, in modo subdolo ma vigor~so, della menta.litd profittatrice; quelli che vantano le loro "derenze nel tale C.L.N., o cercano raccomandnzioni nel talaltro C.L.N. sono ancor legione. . Posso aUude,e alt'in.genun credenza dJ tanti bravi pro!etari per i q1Lali sociali– smo e comunismo voglion dire l'abolizione della proprietà dei proprietari attuali, per sostituirvi la loro propria, altrettanto privata. , A guarire l'Italia da queste mnlattte la stampa può molto giovare. Ma fa vera– m.ente queUo che può fare? Io ne dub,to, signor Direttore.· Scorra anche Lei'. _con occhio spassionuto, i sei, sette quohdlani di Milano, e ne dubiterd anche lei. . Non ce n'è forse uno in cui l'intenzione della propa.gan.da non soffochi la funzione educatrice che oggi, come dicevo, do– vrebbe es,;er preminente. E spesso all'ar– ticolo di fondo, serio e coscienzioso, fa contrasto qua e Id nello stesso "'.'mero, il trafi.!etto sobillatore, ln polemichett.a inutile, la notiziola volutamente inesatta, il titolo - oh i titoli ineffabi.li del buon tempo fascista! - che corrisponde solo in parte al testo; e spesso H si.lenzio St< certe notizie ... scomode •· « Forse sono ingenuo a scrivere di queste cose• conclude candidametfte l'au– tore della lettera. Vorremmo - poichè non l'ha fatto fa redal'Jione del Popolo - ·rassicurare quel lettore e anche - poichè se lo merita - elogiarlo per la sua fr.anchezza che è tuttora nonostante le apparenti libertà di opinio~e, una merce di quelle « non sbloc– cate•· Indubbiamente esiste ,ancora nel giornali una certa ·reticenza che, se do– vesse prolungarsi per molto tempo, ri– porterebbe la stampa allo stesso livello di ipocrisia del regime passato. Molti sono i giornalisti prudenti: basta guardare le firme in fondo agli .articoli: sigle, pseu– donimi iniziali asterischi. Modestia? Non si direbbe. Più' probablimente: timore. Si temono, evidentemente, attacchi, pole• miche, accuse. Non tutti d giornalisti osa– no scendere In campo aperto, uscire del tutto dalla «clandestinità• per ,affrontare la battaglia delle idee. Un certo attesismo è tuttora di prammatica. I conservatori - che giustamente ·appaiono al lettore del Popolo come elementi necessari al lavoro deHa r.!costruzione - temono di essere scambiati per reailonari. Non tutti vo- gllono convincersi che qualsiasi Idea può essere manifestata, qualsiasi opinione espressa quando esista - In chi mani– festa ed esprime - la buona f.ede: e che nessuno può essere processato per le idee espresse, perchè l'unica sanzione - che in regime di libertà possa ,colpi-re un'Idea o un'opinione - è quella della disappr 0 • vaztone da parte dt chi non condivide quel punto -di vista: e, in oigni caso, una disapprovazione verbale, incruenta e che renda sempre omaggio alle buone inten– zioni e alla bttona fede che possono esi– stere anche dietro alle idee sbagliate. Abituiamoci - è il caso dt dirlo - a discutere serenamente. Non desideriamo che il bene del nostro paese. Ogni partito ha le sue verità, ogni uomo le sue. Ma quanto v'è di •relativo in ognuna di queste verità concorre a chiarire un aspetto della verità In senso assoluto. La ridda delle Idee contrastanti potrà dapp11ima diso– rientare, ma tinirà col mettere tn luce l'essenza delle cose e dei problemi. ~ questione di coraggio, cor.a'ggto di dirci la verità. di scoprire le proprie carte, di man-lfestare I propri malumorJ. Non ci slamo ·ancora abituati, a questo, ma dovremo provarci, e abituarci. Non avere paura delle «seccature• che pos– sono capitare. Desiderarle, anzi. come una buona occasione che dia modo di chia– rire equivoci, di smentire accuse. Non lasciare sol! ,a battersi gli eroi della pen– na, ma anche quelli che lo sono meno: eroi della penna ve ne furono molti quando ci si batteva contro un leUore imbavagliato; ora ci vogliono uomini di buon senso, uomini che credano sincera– mente a quello che dicono e che semore diano la orova di tale sincerità. Pensino, costoro. che tutta la na?Jione è con loro: la nazione. che non è un olimpo di eroi. ma è fatta di uomini piccoJ.i, oscuri. desiderosi. hisognosi di verità e disposti a sostenerli qu~ndo essi. assolvendo l'in– J?rat.o compito di dire anche le verità sgradevoli. fossero eapaci comunque di parlare aU.e coscienze con parole effica– cemente sincere. Non p 1 ù sanque (Popolo, 10 luglio) Un drammatico appello a-Ila modera– zione e al risnetto deHa v,ita umana, è quello di ·M. M. sul Pooolo, che trae lo spunto daHa strage di Schio .. Sconforto, ripetiamo. Prima ancora che .ntscitare nell'animo nostro una indiana zione che pure nessuno potrebbe definire lnnil.stificata o eccessiva, la notizia della strage di Schio ci ha procarato una ama– rezz'l profonda, come una dispernta ston• chezza morale. Alla lettura di qaelle ri– ghe, cosi. brevi e tragiche, ci è salito dal cnore il grido accorato dei pescatori evnn· gellci: per tntem noctes laborantes nihil ~cceoimus. Abbiamo lavorato tanto; ed ; no<sibi!e che quando annena ci a.poaiono. lontani ma non irraggiungibi!J, I segni della mèta sperata, ancora il sang,ie, sempre il sanr,ue, ci riporti al dabbio di· sperante di avere lavorato, sofferto e cre– duto invano? Noi ,tessi, da queste colonne, abbiamo rercato di spiegare lo sma-rrimento deqti italiani dono ! venti anni di tirannia _fa· scista. No; intendevamo. come debbono ,wer compreso quanti ci hanno letto con l'animo sgombro da preconcette avver· sioni, giustificare il delitto; volevamo so!• tanto indicarne i motivi sociali, e, impli•

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