Lo Stato Moderno - anno II - n.12 - 20 luglio 1945

.J22. L O STATO MO D ERNO : - 2 O LU.GLI O 1 9 4 5 .veste tutta una attività di partito, un metodo e una mora.!itd di governo». Ancora nella pubblicazione (distri– buita a tutti i senatori e deputati, dato -che non esisteva più stampa libera) del 13 luglio 1925 sulle risultanze dell'i– struttoria avanti l'Alta Corte contro il senatore De Bono per la denuncia Donati, il comitato delle opposizioni secessioniste stampava: « La. conclusione è che anche l'istrut– toria condotta. dati' Alta Corte ha. rac– colte prove più· che sufficienti pe·r ri– tenere che, sotto gli auspici del gover– no e de-l suo Ca.po, da. uomini di sua fiducia. e suoi colla.bora.tori quotidiani delitti sono stati organizza.ti contro de– putati per punirti della. loro opposizio– ne a.I regime e la preparazione di que– sti delitti giunse ad avere un proprio organo collettivo e giunse ad un as– sassinio» (1). Precisati così i termini costanti del– l'accusa, i termini della prova raggiun– ta furono inesorabili. Vero che il discorso Matteotti era stato nel Popolo d'Italia., organo per– sonale del Presidente (per tacere di tut– ta l'altra canea di giornali minori) de– finito « mostruosamente provocatore ta– le da. merita.re qualche cosa. di più tan– gibile di ogni ingiuria • (1° giugno 1924); che ancora nel Popolo d'Italia il 4 giugno si pubblicava notizia di una riunione tenuta presso il presidente dai dirigenti del partito (figurano fra gli altri i nomi di Acerbo, di Flnzi, del "Senatore -De Bono, direttore della Pub– blica Sicurezza e capo della Milizia, di Cesarino Rossi, capo dell'Ufficio stam– pa e definito membro di un quadrum– virato dirigente del partito, oltre i no– mi di alcuni deputati rappresentanti del direttorio della maggioranza par– lamentare) per provvedere a che « ... sia impedito alle opposizioni battute nelle elezioni politiche di tentare impune– mente la loro opera di sabotaggio». Vero che personalmente il Mussolini -alla Camera, nella seduta del 6 giugno, dalla tribuna di Capo del Governo, ri– volto ai deputati dell'estrema sinistra aveva rivolto la testuale apostrofe de– gnissima di lui: • ... Se avessimo imi– ta.to i magnifici maestri di Russia a quest'ora. voi avreste il piombo nella schiena, ma ne abbiamo ancora il tem– po e il coraggio e ve lo dimostrere– mo più presto di quello che non cre– diate»._ Vero che l'organizzazione dì una « banda della presldem.a • risultò pa– cifica col sigi11o della requisitoria del Procuratore Generale in data 26 luglio 1926 perchè, nella stessa richiesta di non luogo a procedere per l'amnistia del fine nazionale, è pur detto che Fi– lippelli, Cesare Rossi e Giovanni Ma- """i"ìi'"n documento è firmato dal membri del Comitato presenti In Roma: Amendola, Baldesl. Chiesa. DI Cesarò, De Gasperl, Fac– chlnettt. Groncht. Guarino A., Lussu. Ma– stino. Modlgllanl, Molè, Persico, Zuplnl, Turati, Vella: In rappresentanza di tutti I gruppi aderenti. rinelli se non avevano organizzato l'as– _ sassinio avevano però organizzato ... sol– tanto l'aggressione e il sequestro. Col sigillo dei primi interroaatori degli im– putati, fra i quali il Marinelli che, do– po aver accusato Il Presidente, appe– na uscito di carcere domandò, e... con · dirtitto .riottenne, Il suo posto di se– gretario amministrativo del partito: cosi che sui giornali illustrati del tem– po si polè poi vedere Il gruppo foto– grafico del nuovo Direltortio, col Mari– .nelli alla destra di Mussolini: ... come il figlio alla destra del padre: fotocro– naca della vergognai Veramente molto ha potuto aggiun– gere la storia e forse ancora aggiunge. rà, ma mai questione morale fu più univocamente contestata a un governo in carica e mal più inesorabilmente provata. Provata contro il ministero mussoli– niano, provata anche contro il monar– ca: perchè il monarca oltre avere « con– corso ad annullare le garantie costitu– zionali, a distruggere le popolari liber- td, a compromettere e tradire le sorti del Paese • (... per dire le parole lette– rali dell'articolo 2 della legge Bonomi contro i gerarchi ·fascisti), oltre ad ave– re firmato la più iniqua e disastrosa dichiarazione di guerra che doveva sa– pere perduta in partenza, anche lasciò ali' Italia il disonore di un ministero di delinquenza politica, guardando con cinico silenzio all'unanime rivolta degli onesti di ogni partito. Il documento delle OPPOSIZIOOI, più sopra citalo, in data 13 luglio 1925 (1925, o cari amici, non 1945) finisce con le parole semplici ma definitive: « coloro che affermarono la questione . morale nei confronti del governo fa- scista risultano assertori di verità ». Solo è da aggiungere che erano pure i difensori dell'onore d'Italia perchè il più atroce dei delitti può non disono– rare un Paese, ma a patto che contro i responsabili si levi anche al disopra dei magistrali professionali, alta misu– rata e ferma, una passione di giustizia. e. g. PERCHÈNON SONO " NEL PARTITO LIBERALE Premesso che: • J'ai défendu vingtcinq ans le méme • principe, liberté en tout, en religion, • en philosophie, en littérature, en in- • dustrie, en ,politique; et par liberté, « j'enlends le triomphe de l'individua– « lité tant sur l'autorité, qui voudra1t « gouverner par le despotisme, que sur « !es masses qui réclament le droit de « asservir la minorilé à la majorité. Le « despotisme n'a aucun droit. La majo– « rité a celui de contraindre la mino– « rité à respecter l'ordre; mais tout ce « qui ne trouble pas l'ordre, tout. ce qui « n'est qu'intérieur, commEI l'opinion; « tout ce qui, dans la.,manifestation de • l'opinion, ne nuit pas à autrui, soit « en provoquant des violences maté– • rielles, soit en s'opposant à une ma– « nifestatlon contraire; tout ce qui, en « fait d'industrie, laisse !'industrie ri– « vale s'exercer librement, est indivi– « due! et ne saurait étre légitimement « soumis au pouvoir socia! ». 2 (B. Con– stant, prefazione ai M élanges politi– ques et littéraires, 1829): debbo chiedermi perchè non appartengo al partito liberale così come si è con– figurato negli ,anni 1943-1945. Un pub– blico esame di coscienza ml pare inte– ressante perchè può chiarire i proble– mi di quel partito, e la sua situazione nei confronti di una notevole corrente dell'opinione borghese più avanzata. Se tutto si riducesse a una questione personale, poichè non dò e non ho mai dato nessuna importanza - specie po– litica - alla mia persona, sdegnerei di occuparmene. Quando, al momento dello sbarco in– glese a Salerno, riuscivamo a gran fa– tica, attraverso i disturbi radiofonici, ad ascoltare la voce di Paolo Treves, e lo sentivamo esaltare da Londra Be– nedetto Croce come campione dell'idea liberale in Italia, preconizzandolo pre– sidente della repubblica in incubazione (almeno questa ere l'impressione di chi viveva nella fitta tenebra nazifascista e doveva orientarsi ricostruendo e coordinando frammentari ragguagli au hasard delle trasmissioni catturate nel– le varie lingue) di cui pensavamo Carlo Sforza primo ministro, le sorti del par– tito liberale ci parvero segnate. Tra le nostre carte si trovavano da tempo gli appunti per uno studietto su « Bene– detto Croce precursore del fascismo » che completermo un giorno) e stupi– vamo che i nostri amici inglesi, e gli italiani tutti, ignorassero quelle P(l{line sulla guerra ristampate in seconda edi– zione con aggiunte nel 1928 dal Later– za, vero breviario dell'anlidemocrazia e del culto per la Germania del Kaiser, dell'éte-rnelle Allemagne tanto giusta– mente cara al francesi. Gli sforzi del Croce per prendere la testa del libe– ralismo italiano con la Storia d'Itati,:i e la Storia d'Europa (di cui avevamo, nella Cultura del 1932 dimostrato am– piamente gli errori e gli scarti di pro– spettiva e i sedimenti conservatori! rientravano per noi tra gli episodi del– la polemica antigentiliana segnalata fino dal 1926 nei CanceUi d'oro. Men– tre, rivista dopo rivista, il fascismo imbavagliava le voci della resistenza,

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