Lo Stato Moderno - anno II - n.10-11 - 5 luglio 1945

LO STATO 1\1 OD ERNO - .5 LUGLI O I 9 4_5 81 UNA DATA FRA DUE EPOCHE IL 7 LUGLIO 1937 Sette luglio 1937. Ricordiamo questa data. E" la p1u im– portante nella storia della Cina, forse da secoli, è una delle più importanti nella storia mondiale contemporanea. Con le fucilate d1 quella notte presso il ponte Marco Polo, a sud-ovest di Pechino, comincia l'ultimo «incidente». cino– giapponese, che nello spazio di un mese si trasforma in una guerra mortale fra i due Paesi asiatici e, dopo quatt,ro anni, in una lotta di continenti. In quelle settimane di luglio, fra sparatorie e negoziati, si giocano le sorti della Cina è del Giappone, l'equilibrio nel Pacifico, J"àvvenire della civiltà occidentale in Oriente. Sarebbe interessante poter stabilire se l'incidente di Luku– ciao fu intenzionale, da una parte o dal!' altra, o se esso rap– presenta invece quel caso fortuito che fa_ battere sovente sul quadrante della storia l'ora delle grandi decisioni. Impossi– bile saperlo oggi. Forse non lo si saprà mai. Ma quello che oggi sappiamo, che sapevamo già allora, mentre gli eventi precipitavano, è questo: che la Cina non poteva più ammet– tere concessioni parziali senza compromettere, forse ·senza rimedio, il suo avvenire di Paese indipendente. Questo hanno sentito con assoluta certezza nelle giornate . del luglio 1937 gli uomini del Governo cinese e i gruppi politicamente più maturi del popolo. E' stato Ciang Kai-scek a rifiutare costantemente la tesi nipponica del regolamento locale dell'incidente e a .farne una questione nazionale; è stato Ciang Kai-scek ad estendere deliberatamente le ostilità alle provincie centro-orientali, mentre ai giapponesi avrebbe fatto comodo limitarle alle provincie settentrionali. li Giappone sentiva anch"esso che l"avvenire della sua po– litica di espansione continentale era minacciata dal. gag;iardo processo. di ricostruzione della Gina, che era necessario con- . solidare i vantaggi conseguiti nel nord dopo l'impresa della Manciuria, stronca11do i tentativi di ripresa dei cinesi.· Ma non aveva forse la visione netta delle conseguenze di un nuo• vo esperimento dei metodi militareschi, così felicemente co– ronati dal successo in passato, e sperava di riuscire a stacçare daf resto della Cina le cinque provincie del nord senza impe- . gnarsi in una guerra a fondo. Questa r accettò, e con balda sicurezza, quando Ciang Kai-scek la impose. In ciò sta il valore morale e politico, per la Cina e per tutto il mondo, della decisione del Governo di Nanchino. Le pretese giapponesi per la sistemazione dcli' incidente erano un anello della catena di aggressioni iniziata in Manciuria nel 1931, proseguita in Etiopia e destinata poi ad allungarsi sino a stringere il mondo in un ferreo laccio di disperazione e di rovine. La volontà di combattere della Cina è invece il primo atto di reazione cosciente ali' oppressione; un atto di volontà e di fede con il quale la Cina, contro ogni apparente razio– nalità, si pone alla testa del fronte cli resistenza dei popoli ali'aggressione, compie il passo çlecisivo sulla via della sua rigenerazione nazionale, e da Paese se1nicoloniale, soggetto alla tutela più o meno larvata di altri Stati, si avvia a pren– dere posto fra le grandi Potenze. mondiali. Come non celebrare l'evento? Per la prima volta dopo un secolo di umiliazioni questo immenso, invertebrato popo– lo è percorso da un fremito di risveglio, corre ;ille armi, cono– sce la lotta organizzata al co1nando di un solo capo e l'auda– cia spontanea del'.a guerriglia partigiana; mescola i suoi figli, senza distinzione di provincie, in formazioni regolari che non si distinguono più dal nome del « signo~e della guerra » che le assolda e le comanda, ma da un numero nell'organico di un esercito nazionale; non piega nella sconfitta, non si sban– da, non tradisce, non « collabora » con il nemico, non arretra di fronte all'orrore della « terra bruciata » e apre le dighe dei fiumi, rinnovando con le proprie mani uno dei più terribili flagelli naturali della sua vita tormentata. E tutto ciò la Cina lo affronta da sola. La Cina insorge nel tempo in cui Mussolini, nell'euforia della conquista imperiale a buon mercato, si lancia a capofitto nell'impresa· di Spagna; nel tempo in cui la Francia del fronte popolare di Blum e di Chautemps non sa ergere contro la 1pinaccia fascista ne!la penisola iberica che la muraglia cartacea del Comitato del non intervento e lascia prosperare sul suo territorio I' orga– nizzazione terroristica dei cagoulards che assassinano i fratelli Rosselli; nel tempo in cui la Gran Bretagna si ~ppresta a riavvicinarsi all'Italia, a stipulare quegli accordi ai Pasqua del 1938 che riconosceranno l'impero mussoliniano, e con la visita di Halifax a Hitler del qovembre 1937 spera di aprire la porta ad una intesa anglo-tedesca; nel tempo in cui, infine, gli Stati Uniti inseguono il mito della neutralità per legge e pensano a costruirsi • un ricovero contro la bufera». La Cina combatte sola. La Società delle Nazioni la con– forta con risoluzioni, ma suggella con una ennesima prova di impotenza la sua vita ingloriosa. Le grandi Potenze for– niscono sì qualche aiuto materiale, ma non interrompono il commercio con il Giappone delle merci più essenziali al suo sforzo bellico; la Russia, presa nella crisi delle «epurazioni», stringe un trattato di non aggrèssione cori la Cina, fornisce qualche aiuto attraverso _le.. steppe della Mongolia e del Sinkiang, ma non si niuove nemmeno quando vede le divi– sioni nipponiche penetrare profondamente uel territorio cine– se e avviluppare con larga manovra la· repubblica sovietiz– zata della Mongolia. Anche l'aiuto che più tardi giungerà della ardita strada- de!la Birmania è una goccia nel mare dei · bisogni miìitari e civili cinesi. La Cina perde rapidamente le provincie più ricche e sviluppate, la rete ferroviaria, le indu– strie, i porti; ritira i suoi eserciti e i suoi macchinari sempre più all'interno, opponendo alla preponderanza militare del nemico lo sterminato numero dei suoi figli, la loro incompa· · rabile capacità di sopportazione, l'immensità del territorio·. E resiste, per quattro anni, impegnando un milione di giap, ponesi, logorando insensibilmente il potenziale de,J'Impero, frustrando con la resistenza passiva e la guerriglia lo sfrutta• mento dei territori conquistati da!Je forze del Tenno. Si è· aperta intanto la crisi in Europa e i due ·conflitti · regionali accennano a saldarsi in una unica guerra mondiale. Nel settembre 1940 il Giappone lega le sue sorti a quelle - dell'Asse, nell'aprile del 1941 neutralizza la Russia per appre– starsi a combattere i prossimi alleati di questa; l'America diviene con la legge affitti e prestiti della stessa epoca I' arse– nale delle democrazie e sempre più precisa la sua volontà di vedere sconfitte le forze dell'aggressione. Quando, nel di– cembre 1941, il Giappone si decide, con un ritardo che gli sarà fatale, ad attaccare le potenze anglo-sassoni, la Cina non combatte più una sua guerra, combatte la guerra di tutti i popoli che 1ion vogliono piegare sotto il tallone del mili– tarismo teutonico e nipponico. Fin dal 1937, la Cina aveva insegnato al mondo che con– tro le forze dell'aggressione non vi è salvezza che nella resi– stenza anche apparentemente disperata; che i patteggiamenti, le concessioni, non fanno che aprire la strada a nuovi attac– chi. A Ginevra e alla Conferenza di Bruxelles aveva invocato

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