Lo Stato Moderno - anno II - n.10-11 - 5 luglio 1945

'14 LO STATO MODERNO - 5 LUGLIO 1945 (comunisti e liberali), la lotta aspra e allo scoperto tra i partiti cp.e chiameremo di collegam~nto (demo– cratici cristiani e socialisti) e la fatalità della solu– zione offerta dal Partito d'Azione. L'appartarsi dei partiti estremi sembra rispon– dere a due preoccupazioni, che sono poi in sostanza riconducibili a due diversi aspetti di una medesima incertezza; da una parte essi non hanno a~cora deciso in modo sicuro la loro nuova linea "programmatica (per i liberali si tratta di disancorarsi dalla vecchia linea conservatrice e monarchica, con il che però ri– schiano di perdere ogni giustificazione storica di vita autonoma, mentre per il partito comunista c'è l'op– posta preoccupazione di alleare la sua nuova meto– dologia « opportunistica » al vecchio dogma del clas– sismo rivoluzionario), dall'altra, dato appunto la incertezza ideologica, essi non sanno ancora esatta– mente su quali forze potranno contare in concreto. Di •questa dubbiezza agli estremi, si sono varia-. mente giovati la democrazia cristiana e i socialisti., La prima sta palesando una forza e una risolu– tezza che, sospettate da pochi fino a qualche tempo fa, non sono ancora valutate da molti nel lo~o esatto ~igfiificato. Sarebbe assai interessante a questo pro– posito esaminare più da vicino di quànto si sia fatto sinora, se, e fino a qual punto, la democrazia cristiana assomigli al vecchio partito popolare, e quindi se e fino a qual punto la sua funzione di oggi potrà rie- cheggiare quella di ieri. " Noi abbiamo oggi l'impressione di un partito più fuso, più omogeneo, e quindi più duttile alla manovra e insieme più duro allo scontro, pur non ritenendo• completamente chiarite le contraddizioni nascoste nel suo vizio di origine, del tutto estrinseca rispetto alla politica. La sua azioné è stata finora nettamente con– servatrice il che gli ha permesso di convogliare larghe masse di piccola e media borghesia; ma non mancano spunti di rinnovamento (riforma agraria, decentra– mento amministrativo) che gli permettono tuttora di controllare vaste zone popolari, nonostante la timi– dezza con cui sono stati accennati. Tutto ciò ha permesso a De Gasperi quell'atteg– giamento talvolta rigido e duro che - nel contrastc col similare dei socialisti - ha rivelato a tutti la precarietà di una democrazia priva di, un partito de– mocratico realizzatore (a proposito, è proprio vere che in Italia nomina sunt numina, o almeno così si crede, se il solo partito che abbia assunto la qua– lifièa di « democratico » tout court è proprio quelle che ne rappresenta l'esatto contrario, in un coacervc di prop.osizioni programmatiche la cui unica conclu– sione è: restaurazione al 1914; ma come farà il buon · popolo italiano a orientarsi frammezzo a tanti sofi– smi teologali?), ove il Partito d'Azione non si fosse assunto coraggiosamente questo compito. Il discorso ci porta ora a considerare la pòsizione del socialisti, la cui direzione ritiene evidentemente di poter contare sulle vecchie masse al solo patto di non mutare una virgola alla vecchia fede. · Non sappiamo se il calcolo si rivelerà alla fine vero o falso. Quel che possiamo dire fin da ora è che .si tratta appunto di un calcolo, ci9è di un'operazione che poggia esclusivamente su dati già esistenti della realtà politica, senza nessuna, o assai scarse, proba– bilità di innestare su ciò ~n vigoroso e dinamico in– dirizzo _politico. A questo si deve se l'atteggiamento socialista durante la crisi è sembrato più forzuto che fortunato, più massiccio che abile; e la battaglia tra democratici cristiani e socialisti è sembrata talvolta uno scontro di due Golia, in cui però uno dei contendenti mo– strava di aver assimilato un po' ·della svelta tattica di David. Da questo urto, che lunghe settimane di tratta– tive non sono riuscite nè a comporr~ nè a mediare, è balzato fuori il Partito d'Azione. Per il paese è stato una rivelazione, e a molti tale resultato sembrò, e sembra tuttora, il frutto di manovre di corridoio di. stile parlamentare come una volta quando, in fase di esaurimento di una lunga crisi, ci si rivolgeva a Giovanni Giolitti. Non tutto è sbagliato in questa intuizione; la parte di vero che c'è consiste nel fatto che la crisi della democrazia italiana dura dal tempo in cui la saldatura tra la destra e la sinistra era ope– rabile soltanto attraverso il personale prestigio di un uomo abilmente sottrattosi alla disciplina dei par– titi, proprio per avere intuito eh~ la dialettica della democrazia italiana era giunta ad un vicolo cieco. Allora come ora la vita politica italiana aveva un vuoto, proprio laddove dovrebbe· esserci il partito delle realizzazioni politiche concrete, proprio laddove si tratta di uscire dalla polemica per entrare nel campo costruttivo della dirèzione politica. Ma oggi la saldatura tra destra e sinistra è 'siata operata non solo attraverso un uomo, ma attrayeiso un partito, e il prestigio dell'uomo non è parlapien– tare, ma morale nel senso più schietto della parola. E il partito non ha operato il miracolo attrave1;so una abilità manovriera - di cui è particolarmente incapace per la sua recente formazione e per la ten– denza forse sin troppo intellettualistica dei suoi capi - bensì perchè ha subito il destino e la violenza della storia d'Italia, che ha finalmente sentito orrore del vuoto _proprio nel punto. della costruttività po– litica. Sappiamo che, come non tutti gli italiani han capito, così non tutti gli aderenti al Partito d~Azione si mostrano soddisfatti di essere semplici strumenti di questa esigenza storica nostra. È duro intendere che il maggior orgoglio di un politico è di essere servo della Provvidenza; così come sempre sembra spoglia di bellezza la traduzione di un sogno nel– l'opera concreta. · Ma se può essere vero che il più bel verso è quello che il poeta non scriverà mai, lo stesso, ohimè, non è vero pet- la pqlitica, dove il sogno irrealizzabile può talvolta significare tormento e angoscia di un popolo. MARIO PAGGI- Abbia~o ricevuto da Leo Valiani una lettera in cui vie!1e Illustrato il suo punto di vista circa la politica del Partito d'Azione; pubblicheremo tale lettera nel prossimo numero con un commento di Vittorio Albasini Scrosati .

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