Lo Stato Moderno - anno II - n.10-11 - 5 luglio 1945

90 LO STATO MODERNO. - 5 LUGLIO. 1945 cotone dell'Africa italiana, Azienda minerali metallici italia– ni, Azienda carboni italiani, Istituto mobiliare italiano, Isti– tuto 'per la Ricostruzione Industriale). Qui, come ho detto, il confine dei consorzi è nettamen– te varcato. Ma, insieme ai consorzi obbligatori veri e propri, questi organismi danno un'idea della burocratizzazione in cui era ·caduta la nostr:.i economia, e della negazione, presso che assoluta, cui si perviene della libertà economica (gemella, del resto, della libertà politica), mettendosi sulla strada del- la regolamentazio1~e. · Essendo, i vari settori economici, intercomunicanti, è dif- ficile, o meglio impossibile, intervenire dall'alto a discipli– narne uno, senza essere portati dalla, necessità pelle cose, a disciplinarne anche gli altri. A meno, quindi, che non si ritenga conforme alle ne– cessità contingenti, accentrare i11toto nello stato la direzione della vita economica, conviene nettamente scartare, di re– gola, l'idea della consorziazione obbligatoria, sia come con– traria ad ideali democratici e liberali di vita, sia come primo passo di una conseguente e fatale regolamentazione e bu– rocratizzazione generali della vita economica. REMO FRANCESCHELLI· L' "ALTA BANCA,, E' un fatto pochissimo noto, tranne che nei circoli bancari, che· in Italia il problema. politico dell'alta banca è risolto da quasi un decennio, e che le grandi banche sono o naziona– lizzate o, sotto altre forme, dipendenti dallo Stato. Gl'istituti bancari italiani sono distribuiti nelle seguenti classi: 1) istituti di credito di diritto pubblico; 2) banche d'in– teresse uaziona!e; 3) altre banche di credito ordinario; 4) cas– se di risparmio; 5) monti di credito su pegno; 6) casse ru– rali ed artigiane. Le grandi banche sono quelle delle due prime classi, e soltanto ad esse si potrebbe riferire lo slogan della statiz– zazione dell'alta ba11ca. Gl'istituti di credito di diritto pubblico sono enti, il cui patrimonio originario è stato conferito sia dallo Stato o da altri enti pubblici, sia da privati, senza però che questi si siano riservati il diritto di amministrare la fondazione. Di que– sta prima cla-sse fanno parte il Banco di Napoli, il Banco di Sicilia, la Banca Nazionale del Lavoro, l'Istituto di San .Paolo di Torino, il Monte dei Paschi di Siena; istituti che hanno ordinamenti vari, nw- in éui i direttori generali e parte dei consiglieri sono di nomina governativa. Le banche di interesse nazionale sono invece tre soltanto: la Banca Commerciaie Italiana, il Credito Italiano e il Ban– co di Roma. Esse sono costituite sotto forma di società per azioni, e quindi rette dall'assemblea degli azionisti, dal con– siglio d'amministrazione e da uno o più amministratori de– legati. Però, questa struttura tipicamente capitalistica na- sconde una hen diversa realtà. . Durante la guerra 1915-18, le grandi banche dovettero intervenire largamente nel finanziamento delle industrie bel– liche; ma i crediti concessi si dimostrarono poco liquidi, e . per di più, con la fine della guerra, per evitare il fallimento di molte aziende, pon solo si dovettero concedere grandi dilazioni nei pagamenti, ma spesso fu necessario concedere nuovi crediti per permettere il passaggio delle industrie dal regime di guerra a quello di pace. Come se ciò non bastasse, le aziende, in seguito al rinvilìo deila moneta, dovettero chie– dere altri aiuti alle banche per portare i propri mezzi finan: ziari al livello richiesto dal diminuito valore del denaro. Le grandi banche dovettero quindi rinunciare alla pru– dente· politica creditizia seguita nel periodo prebellico, as– sumere rischi gravissimi e procedere a forti immobilizzi: e tutto ciò. produsse il crollo della Banca Italiana di Sconto. che nella sua breve esistenza (1915-1921) s'era soprattutto de– dicata al credito mobiliare. .,. E' véro che le grandi banche avevano cercato di rendere ;J!!Juidi i loro immobilizzi, cedendo i pacchetti di azioni ·rv.uti in pagamento e non potuti collocare nel mercato a società finanziarie appositamente costituite; però la gravis– sima crisi mondiale del 1929 impose nuovi aiuti alle indu- strie, sicchè la situazione degli istituti di credito peggioro ancora; così dopo vari tentativi per ridare alle banche la loro normale funzione creditizia, il risultato finale fu che quasi tutto il capitale azionario dei tre grandi istituti di credito passò all'I. R. I. (Istituto per la Ricostruzione Industriale), il quale è praticamente il padrone delle « banche d'interesse nazionale». L'I.R.l. - che era stato creato ·nel 1933 per un breve periodo - fu trasformato nel 1937 in ente a carattefe per– manente per « provvedere con criteri unitari alla ef iciente gestione di partecipazioni industriali e finanziarie di perti– nenza dello Stato » e fornito di una dotazione di un miliardo di lire, portata nel 1941 a due miliardi. • Le aziende affidate alla gestione dell'I.R.l. sono quelle in cui lo Stato ha forti partecipazioni, ma per le quali con– viene mantenere o creare una organizzazione di carattere• privatistico, cioè quelle per la cui gestione non occorrono speciali sovvenzioni statali. Questa forma di amministrazione si è dimostrata vantag– giosissima tanto per lo Stato quanto per le aziende ammi– nistrate e per l'economia pubblica: si è evitato con essa la «burocratizzazione» e la «politicizzazione» delle società, l'amministrazione e l'attività ·economica sono risultate agili e conformi ·alle necessità del mercato, senza che il controllo fosse indebolito. Le banche di interesse nazionale costitui– scono quindi un buon rdodello per la gestione di quelle altre imprese che si riterrà necessario nazionalizzare. Come si vede, l'alta ba11ca in Italia non esiste; esiste in– vece l'alta finanza, ma essa _ècostituita da grandi industriali. che l'opinione pubblica ben conosce, i quali delle loro im– prese hanno fatto strumento di speculazio!li.. con scopi mo– nopolistici. E' bene aggiungere, per dare un quadro completo dello stato attuale del sistema bancario italiano: a) che tutti gli istituti di credito grandi e piccoli e tutte le casse di risparmio sino al 14 settembre 1944 erano stret– tamente controllati da un apposito ufficio, presieduto dal Governatore de!la Banca d'Italia, l'Ispettorato per la disci– plina del credito e la tutela del risparmio, e dopo quella data dal Ministero del Tesoro, il quale praticamente determina in tutti i particolari l'attività creditizia; b) che alle banche è per principio interdetto l'esercizio del credito mobiliare; e) che della massa dei depositi di ogni genere (depositi a risparmio e in conto corrente e conti di corrispondenzal presso rutti gli_istituti di credito al 30 settembre 1943, i~ 30 o/o era amministrato direttamente dallo Stato (casse po– stali), il 49 % da enti pubblici o controllati d:illo Stato (isti– tuti di credito di diritto pubblico, banche d'interesse nazio– nale, casse di risparmio), il 13 % dalle banche ordinarie e 1'8 % dalle cooperative. . STEFANO::,LA COLLA

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