Lo Stato Moderno - anno II - n.7 - 1 maggio 1945

, . L'O STATO M'.ODERNO, 1• MAGGIO 1110 trice della controriforma: controriforma che in certa sua ac– cezione vuol dire immodernità del reggimento politico ed im– modernità del costume. Dietro questa Roma categoria morale c'è poi tutto un miscuglio di vecchi risentimenti, ·la campagna retriva, gli uomini del Sud, individualmente così ricchi e collettivamente così poveri. Non bisogna dimenticare che, fatta l'unità d'Ita: lia, il Sud cadde in letargo per la insufficienza o il disinte– resse delle sue classi dirigenti, che pure espressero dal proprio seno forti personalità: su tutto questo il fascismo gettò, per soprammercato, la sua sinistra ombra borbonica. Al Nord, in– vece, la vita s'impostò sui tennini ultimi della civiltà contem– poranea: una media diffusa cultura prese ad informare -di sè larghi strati della società popolare, che cominciò a diventare cosciente dei propri diritti e dei propri compiti. E la passione civile maturò al fuoco di un profondo ed operante risenti– mento sociale. Che cosa si può pretendere da chi è stato co– stantemen~:;,. ~nro al di fuori dei lieviti e delle aspirazioni rivoluziona~ Non ci si poteva aspettare, dunque, che la nuova demo-. crazia, che doveva nascere rivoluzionariarnente, potesse na– scere nel Sud, dove il generale conformismo è rotto qua e là da fiammate che ricordano le generose ma inutili gesta dei « fasci siciliani > di De Felice. Partito da Milano, il e vento ,del nord> ha scosso la vita italiana; è un vento che non cadrà· tanto presto, tanto più se si riuscirà a far sì che esso, lungi dallo sconvolgere le strade già sanguinanti di troppo sangue, s'insinui tra le commessure decrepite del vecchio Stato, per rinnovarne, con rapida ed intelligente manovra, le ormai inefficienti strutture. Pur tra tante miserie e rovine si apre per l'l talia una felice possibj,Jità: quella di rinnovarsi dal basso, di diventare uno Stato moderno, di allinearsi con moto progressivo - moto che interessa parimenti il popolo e gli istituti - con le più avanzate nazioni del mondo dopo una cosi lunga sogge– zione spirituale e materiale. G. B. FASCISMOE CULTURA Questo articolo Sergio Salmi ha scritto tra una detenzione e l'altra.· Negli ultimissimi tempi abbiamo palpitato per la sua sorte: dapprima quando fu " pescato » dalla Muti; quindi durante la sua permanenza a San Vittore. Ora è tra ,1oi a godere di que– sto clima - lui che non avrebbe potuto vi– vere in una Europa hitlerizzata. E lo salu– tiamo nostro collaboratore. Una facile propaganda antif~scista potrebbe dimostrare e aneddoti e fatterelli in verità non mancherebbero per appoggiare l'asserto - che il fascismo è stato fierissimo per– secu,ore delle lettere e delle arti, che è riuscito ad imbava– gliare gM scrittori costringendoli a racchiudersi nelle torri di avorio duna cu:tura ermetica e pretensiosa, laddove, lasciati a loro stessi, essi ad altro non avrebbero aspirato che ad aprirsi ai problemi generali e vivi duna realtà sociale in fieri. Po– trebbe alt,esì prospettare al volonteroso !et.ore il grande avve– nire che si apre oggi al pens:ero e all'arte nazionale, finalmente sollevati dall incubo dei censori e dei delatori, finalmente li– beri nel giudizio critico e odia polemica. Ma poiché la parola propaganda si trova ormai, almeno nell'acceziope ricevuta dalla pratica degli stati to.alitari, squa– , lificata al punto da farci esitar perfino a nominarla, e, d'altra parte, la prima e più sensibile delle conquiste antifasciste sta ' nel diritto, o, più modestamente, nel gusto, di dire la verità, bisogna riconoscere che le cose non sono andate esattamente così. Se anche casi sporadici non mancano per offrire una par– venza di verità ali'assunto accennato sopra, non può dirsi che scrittori ed artisti siano stati in Ital!ia perseguitati - fuorché individualmente per cause politiche e più tardi anche < raz– ziali> - e tanto meno nel senso e nella misura in cui lo furo-. ~rittori e artisti tedeschi dall'avvento del nazismo in poi. n si è dato il caso, in Italia, di proscrizioni di generi lette– i e·di scuole pittoriche (l); né credo che nessun nostro arti- sta si sia mai trovato nella situazione di un famoso pittore espressionista tedesco, cui era stato dall'autorità inibito di toc– car pennelli, e riceveva ogni mattina la ·visita di due poliziotti incaricati di far rispettare l'ordine. Certo, il guasto dei « ven– t'anni > nel campo degli studi politici, economici, storici, è stato probabilmente immenso. Ma non può dirsi che la lette– ratura Ìll s.1uo stretto - tanto più trattandosi delilaletteratura nostra, ancora tradizionalmente aliena da un reale interesse per gli aspetti della vita sociale e politica - abbia particolar– mente sofferto a causa del regime iascista. In via generale, può anche osservarsi che la realtà spirituale è troppo complessa da potersi mai due profondamente impedita da una situazione poLtica, per quanto dura e vessatoria questa possa mai essere. Lo spirito soffia dove vuole, e, talora, dalla stessa costrizione poliziesca può trarre vivaci forze di reazione: benché questo non sia stato, purtroppo, il caso nostro. Ciò non impedisce di riconoscere che, come un reggi– mento politico malsano è l'espressione di un disagio morale nella vita di una nazione, quel disagio non mancherà di espri– mersi anche nelle sfere estranee alfa politica, e i vizi e le deli– cienze della vita polit,ca ed economica saranno sempre in una certa misura _ indice di vizi e deticienze analoghe negli altri campi. l'ouà poi esser giusto il dire che il fascismo ha tenuto lontam gli intel.etmali da.1corso della realtà politica e sociale, purché si tenga pre.;ente che lo stesso disinteresse e assenza degli intellettuali dalla politica è fra le ragioni che hanno reso possibile i1 fascismo. La vera portata della corruzione esercitata dal regime sul– la letteratura e sull arte va dunque circoscritta agli uomini, e, più che la sfera della cultura, appare interessare quella della moralità individuale e del costume. E, per I appunto, il sistema tutto fascista di lusinghe ed adescamenti agli intellettuali - come le promesse di premi accademici, posticini e sinecure a chi fosse disposto a bruciare il suo granello d'incenso alla divi– nità dell'olimpo totalitario - si trova singolarmente avvan– taggiato e reso facile dalla non del tutto spenta mentalità cor– tig.anesca del letterato. italiano, dal suo disinteresse per le que– stioni morali e pontiche, dalla sua malintesa smania di con– cretezza, e, soprattutto, dalle sue condizioni economiche _quasi sempre miserevoli in un paese d'alta tradizione di pensiero e d'arte bensì, ma in cui il livello culturale della massa, e in particolare quello della borghesia e degli stessi ceti professio– nali, è straordinariamente basso.· Così, salvo poche onorevoli eccezioni, il letterato italiano si lasciò corrompere con notevole facilità. Quasi sempre antifascista, o fiaccamente fascista, pron– to a ripetere sottovoce agli amici l' ullima barzelletta sul regi– me udita per istrada, il raccogliere onori e prebende ufficiali doveva apparire, in fondo, cosa naturale a chi, dopo tutto, si sentiva estraneo al complesso della vita profonda della nazio– ne, e, per antico vezzo, i_nclin• a separare d'un tailào netto

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