Lo Stato Moderno - anno II - n.3-4 - 1-16 febbraio 1945

figli minori del Borbone, era ormai venuto nella determinazione di favorire il benessere dell'Isola mediante la creazione di un trono basato sull'affetto del– l'intero popolo sièiliano; avverti;va però esplicitamente che il govern5> britan– nico, facendo in quel dispaccio di Lord Palmerston allusione particolare al Duca di Genova, era certamente lontano dal desiderare che la scelta del Par– lamento siciliano cadesse propriamente su questo principe, giacché esso go– verno non aveva di mira l'esaltazione o l'ingrandimento di questa o di quella Casa. regnante, ma desiderava unicamente la migliore sistemazione della Sici– lia, la restaurazione ~ella pace, la ricostruzione della società e di un governo monarchico; perciò il Parlamento siciliano doveva giudicare da sé quale fosse il principe meglio adatto a conseguire questi fini, e poteva sceglierlo tra i membri di una qualunque famiglia regnante in Italia, sia che credesse 0ppor– tuno rivolgersi nuovamente e spontaneamente alla dinastia napoletana, op– pure a quella di Toscana, oltre che a quella di Savoia, in quanto era da rite– nere che il Governo di Londra avrebbe esteso al sovrano prescelto, chiunque egli fosse, la medesima dichiarazione che aveva fatta nei confronti del Duca di Genova; e ·che pertanto, in un momento conveniente, e quando l'eletto fosse stato in possesso del trono, egli non avrebbe tardato ad essere riconosciuto come il legittimo Re dei Siciliani. E ciò era tanto vero, ohe quando, pochi giorni dopo, tale dispaccio di Lord Napier al console di Palermo fu noto a Lord Palmerston, questo ministro ne approvava esplicitamente il contenuto, dichiarava·che quegli aveva p~rfettamente chiarito quali erano gli intenti e ! caratteri della politica ufficiale inglese a Napoli e in Sicilia. Né questo soltanto: perché avendo il -console inglese a·Palermo fatto sa– pere a Lord Palmerston che il Parlamento siciliano avrebbe probabilmente fatto cadere la sua scelta su quel qualunque principe che, ad esclusione di un principe borbonico, fosse stato designato dal governo britannico, il ministro rispondeva che il Foreign Office sentiva una estrema ripugnanza ad assumere la responsabilità di un tale suggerimento; e ripeteva per l'ennesima volta che la migliore soluzione sarebbe stata quella di far cadere la scelta sul nome di un principe della famiglia reale di Napoli, ma che se questa decisione fosse tut– tora parsa impossibile, la cosa migliore che i Siciliani potevano fare era quella di scegliere il loro nuovo sovrano fra i principi di una qualunque altra dinastia italiana, che avrebbè facilitato la partecipazione loro alla preconizzata Confe– derazione degli Stati ìtaliani, alla quale il Regno di Sicilia doveva necessaria– mente avvicinarsi, sia per tutelare i propri interessi politici e commerciali, sia per tener lontana dall'Isola qualunque nuova straniera influenza. Tutto ciò risulta a chiare note dai documenti diplomatici pubblicati dallo stesso governo britannico fin dall'anno 1849. Com'è dunque possibile ripetere l'affermazione che i Borboni di Napoli ebbero il merito di serbare all'Italia la Sicilia; e che da gran tempo, da almeno un secolo a questa parte, l'Inghil– terra lavora obliquamente per assicurare a sé stessa un illecito predominio sul– l'italianissima isola mediterranea? E se è possibile dire il falso intorno a fatti ed~ eventi che un'ampia documentazione rende facilmente controllabili a chi voglia darsi la pena di conoscere il vero, sarà mai possibile credere che i ven– ditori di panzane fasciste dicano la verità, quando si tratta di cose e fatti re– centi, che appunto perché sono tali ben difficilmente è adesso possibire con– trollare? L"OSSERVATORE

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