Lo Stato Moderno - anno II - n.3-4 - 1-16 febbraio 1945

Il problema della stampa UNA DIFESADEI GIORNALID'INFORMAZIONE VJJ,gruppo di giornalisti anti-fascisti, nel quale sono rappresentate tutte le tendenze, dalla comunista alla liberale, ci invia lo scritto segue·nte. La pole– mica muove da un articolo di Sicanus dal titolo Stampa e democrazia pubbli– cato sul n. 2 dello Stato Moderno del 1944. E importante sottolineare (né paia immodestia) la sensitiva tempestività dimostrata dalla nostra rivista nell'impo– stare la questione : sulla quale non si vuol tanto avere ragione o torto, quanto dir parole sincere ed opportune. Noi crediamo nella libertà di cui la stampa è la prima insopprimibile voce; ed è per questo ohe ci sfo;rziamo di trarre dalla nostra esperienza passata e recente le più ragiornevoli soluzi"oni al ,problem'a della sua salvaguardia sul terreno sdrucciolevole ed ingannevole rappresentato dalla stam,pa. Al prossimo fasoicolo una replica di Sicanus. Queste note sono il frutto di lunghe e serene discussioni fra alcuni gior– nalisti, sinceramente e meditatamente anti-fascisti, i quali, alla loro espe– rienza professionale per ciò che si attiene alla stampa in tutti i suoi aspetti - morali e tecnici, politici e amministrativi - aggiungono il fervore, comune in quest'ora a tutto il mondo intellettuale, per un sano e sensato rinnova– mento della vita italiana. I. - Fino ad oggi la stampa è andata soggetta all'uno o all'altro di questi tre trattamenti: a) Dichiarata ed effettiva soppressione di ogni libertà. Si ricordi il caso di Napoleone I che soppresse tutti i giornali, permettendo solo la pubblica– zione del Moniteur. Significativo però il fatto che al ritorno dall'isola d'Elba - egli riconobbe il suo errore e disse a Benjamin Constant: « lo capisco anch'io, i giornali ci vogliono ». b) Soppressione effettiva, ma velata e insidiosa della libertà. E il trat– tamento ideato e attuato dai regimi totalitari. Mussolini capì anche lui che i giornali ci vogliono. Li lasciò tutti in vita, apparentemente liberi, ma in realtà tutti quanti, indistintamente, asserviti a lui e al suo regime. Quello che avvenne dopo il 3 gennaio è noto: 120 giornalisti cancellati dall'Albo e dal Sindacato e confinati nelle isole o negli « angolini »; giornali espropriati o costretti a cantare quotidianamente osanna al duce. Ciò che è meno noto, e di cui possiamo attestare noi, è l'estremo limite cui giunse gradatamente questa velata soppressione della stampa. Ogni sera tutti i giornali erano fatti praticamente dal Ministero della Cultura Popolare, che telefonava spunti di articoli, istruzioni precise su ciò che si doveva dire o tacere e perfino sui titoli delle notizie, intimando che alcuni dovessero essere su due, altri su tre colonné. Così i giornali che usci– vano a Milano, Roma, Napoli, avevano nomi diversi, ma di fatto erano un solo Moniteur. Anche qui però, come nel caso di Napoleone, avvenne un fatto signifi– cativo. Dopo 1'8 settembre molti fascisti, riconoscendo l'errore commesso, -31 -

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