Lo Stato Moderno - anno II - n.1 - 1 gennaio 1945

Quarto: Abbiamo purtroppo motivo di ritenere terribilmente vero quanto ebbe a dichiarare il 20 dicembre ai Lords il visconte Cranborne per il Governo: « Qualora noi dovessimo abbandonare la Grecia il risultato inevitabile sarebbe un bagno di sangue per il Paese. La libertà vi sarebbe completamente soffocata per un considerevole periodo di tempo. La situazione greca costituisce un esempio delle difficoltà che gli Alleati dovranno probabilmente incontrare. Sarebbe facile per la Gran Bretagna permettere all'Europa di morire e di putrefarsi, ma l'infe- zione si estenderebbe a tutti. » · In queste condizioni l'Inghilterra ha non solo il diritto, ma addirittura il do– vere di intervenire ad assicurare nei paesi in cui si è assunta la responsabilità del– l'ordine il libero giuoco dei partiti e la preparazione di elezioni da cui esca un go– verno che sia l'espressione della maggioranza e tuteli al tempo stesso i diritti delle minoranze. Tutto sta a che l'intervento si esplichi veramente in questa direzione (e poco male se la difesa della democrazia coinciderà anche con l'interesse dell' In– ghilterra, anzi tanto meglio) e che, cosl essendo, si eviti di dare l'impressione con– traria: come spesso accade ai cultori della democrazia che, quando son costretti a difendere contro l'altrui sopraffazione le i~tituzioni liberali, son tacciati di illi– berali da coloro che evitano di trovarsi in situazione analoga sol perché stroncano fin dall'origine, e senza risparmio di mezzi, ogni manifestazione contraria. Quinto: Nel caso specifico si tratterebbe di stabilire se veramente l'intenzione delle'forze dell'E.L.A.S. « era, né più né meno, una volta entrate in Atene, di rove- . sciare con la forza il governo costituzionale e di insediarsi al potere senz'alcuna specie di libere elezioni», come sostiene Churchill, nel qual caso il governo e gl' In– glesi avrebbero avuto ragione a reagire in quel modo; o se al contrario è Papan– dréu che mirava attraverso Ù disarmo dell'E.L.A.S. a stabilire una sorta di fasci– ~mo. Questo è il punto su cui nelle presenti circosfanze è difficile essere illuminati in modo sicuro. O forse la ragione e il torto sono divisi, in parti più o meno eguali, fra le due tesi. Sesto: Sta di fatto che Papandréu era venuto al potere in maggio, dopo lar– ghe consultazioni nel Libano con tutti i partiti e con i rappresen:anti dei movi– menti interni di resistenza, e che nel suo gabinetto tali partiti e movimenti erano tutti rappresentati. A questo punto scoppia la crisi sulla quesf ione del disarmo delle forze partigiane. Poiché questa è la situazione che si è prodotta pure altrove e che è prevedibile sia per prodursi in altri luoghi ancora, noi diciamo che, se si vuol evitare di cadere nel caos e di perdere definitivamente la partita per la demo- ..5razia a favore di forze incontrollate e di nuove più pericolose forme di dittatura, J occorre evitare che, nei paesi liberati, solo le forze che esprimono una determi– nata tendenza pretendano di rappresentare la nuova legalit\ e procurare hivece di mantenere fino alla convocazione di un'Assemblea Costituente la coalizione di governo dei partiti e dei movimenti che hanno combattuto il fascismo e il nazismo, Pierlot e Papandréu compresi. Per far ciò occorre che tutti rinuncino ad iscrivere nel programma immediato - da attuare prima delle elezioni - quella parte dei loro postulati che non può essere accettata dagli altri; e che, trovata una base comune, ad essa lealmente si attengano senza pretendere di sollevare ad ogni passo questioni atte a dividerli. Ciò vale per i partiti italiani del C.L.N. - di cui non deploreremo mai abbastanza l'attuale divisione in partiti fuori e dentro il governo - come per quelli del gabinetto ecumenico greco e dei vari governi di coalizione fran– cese, belga, e via dicendo. Quanto ai patrioti delle montagne, essi hanno indubbiamente titolo alla ri– conoscenza nazionale, alla stessa stregua di quegli altri patrioti che nelle città sfidando il carcere, la deportazione e la morte nella lotta diuturna contro la tiran– nia domestica e l'oppressione straniera, hanno tenuto desta la fiaccola della li- - 8 -

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