Lo Stato Moderno - anno II - n.1 - 1 gennaio 1945

l'abbandono cioè di quella infausta proporzionale che pose in crisi permanente la vita parlamentare italiana, potrebbe darci una rappresentanza politica con vera garanzia di serietà e di probità. Ora, pei comunisti, che negano la politica e la morale, questo discorso non ha senso; ma è strano che non lo vogliano intendere quanti altri dicono di aver a cuore la libertà. La quale implica anzitutto una struttura polilica solida, che consenta pari_tà di condizioni a tutti, i partiti e a tutte le correnti in competizione tra loro, di guisa che appunto da questa libera competizione e da questi aperti. contrasti, contenuti nelle forme legali, esca il progresso sociale che tutti deside– riamo. Forse una draconiana applicazione di provvedimenti economici livellatori e agguagliatori, che lascerebbe poi gli uomini interiormente al punto di prima, con le loro differenti capacità e tendenze, con le loro diseguaglianze fisiche ed in– tellettuali, con la tendenza negli uni alla laboriosità e al risparmio, negli altri al– l'ozio e alla dissipazione, sarebbe progresso sociale? Questo non lo pensano nem– meno i comunisti, i quali anzi predicano (ma ci credono, poi?) che una radicale riforma economica dovrebbe servire e servirebbe a far scomparire l'oziosità, la malvagità, il parassitismo e via dicendo. r liberali, i quali invece non credono che la realtà economica costituisca tutta la vita dcli 'uomo, ritengono che ogni pro– gresso sociale non può essere che figlio della libertà: della libert_à, intesa positiva– mente come autonomia, autodominio, autocontrollo, educazione morale, disci– plina interiore. Cosi, è proprio vero, i liberali sono al tempo stesso conservatori e progressi– sti: perché il liberalismo è metodo politico realistico, che aborrisce dalle coc;tru– zioni generali e astratte e dai programmi utopistici. Ma se per spirito conserva– tore s'intende spirito reazionario, allora no, è evidente che il rinnovato Partito Liberale può a fronte alta respingere l'accusa o il sospetto. Ci sono degli industriali nel P. L. come in tutti i partiti, anzi noi conosciamo oggi una quantità di piccoli industriali che sono tutti sinistri, sinistrissimi, e la forza del P. L. è invece costi– tuita dagli elementi intellettuali e del medio ceto, quel medio ceto che non è dav– vero la «borghesia» di marxistica memoria. Gli uomini che guidano oggi il P. L. sono quelli che, mentre i ·grossi industriali finanziavano il fascismo, pativano le persecuzioni, la carcere, il confino; e, come non sono disposti a cambiare una dit– tatura di un colore con una di un altro, non si abbasseranno mai ad essere i lac– ché di una oligarchia industriale italiana. E sono quei medesimi che, bollati ieri dal fascismo come « rinunciatari », oggi al pa'ri di ieri si oppongono ad ogni forma di spirito nazionalistico, in cui vedono la sorgente prima delle varie forme di fa- . scismo nostrano e straniero. Perciò propugnano anche, come tutti sanno, l'abban– dono della pazzesca e ridicola politica dell'autarchia economica e il ritorno all'eco– nomia di mercato libero anche negli scambi internazionali. Se con questi principii non si costituisce un « partito di masse•, non è ancora detto che tanti uomini equilibrati e spregiudicati, appartenenti alle più varie classi sociali e che presi tutti insieme fan folla, non confluiscano verso chi sostiene come fondamentale il principio della libertà, subordinando a questo I.a soluzione, da farsi con criteri contingenti, di ogni altro problema. È vero che la miseria tragica diffusa nel Paese in conseguenza delle distruzioni porhte dalla guerra farà sentire più acuto il problema economico e renderà gli animi forse meno sensibili ai pro– blemi della legalità e dell'ordine sociale; ma tra gli uomini che ragionano vi sa– ranno pur tanti che non avranno dimenticato la lezione del passato ventennio, e cioè come tutta questa rovina di cui noi soffriamo sia la conseguenza della man– canza di libertà. n controllo parlamentare, la libera discussione, l'esistenza dei partiti in libera lotta tra loro e delle autentiche organizzazioni operaie, avrebbero impedito la folle politica fascista di provocazione e di guerra e quindi la sconfitta. - 13 -

RkJQdWJsaXNoZXIy