Lo Stato Moderno - anno II - n.1 - 1 gennaio 1945

Di essere dei conservatori, dunque, ci accusano coloro che presumono di es– sere più liberali di noi, di servire meglio la causa della libertà. E sono magari que– gli stessi che, nella speranza di "attirare le masse » con un vistoso proj?'ramma e ben circostanziate promesse, accozzano insieme il sacro e il profano, il principio liberale delle garanzie giuridiche col principio socialistico ed auto1 itario delle col– lettivizzazioni forzose. Pe.rché, intendiamoci bene, noi liberali non solo riconosciamo che il tempo del liberismo economico puro e assoluto è tramontato e che la presente struttura industriale esige certe forme di economia programmata e di intervento statale; ma siamo pronti a plaudire a ogni forma di gestione collettiva o cooperativa che nasca per forza propria, per iniziativa spontanea, per la maturità economica e tecnica di coloro che collaborano in un determinato settore economico. E questo si sa. Ammettiamo altresl che, nella presente situaiione eccezionale, si possa ar– rivare alla statizzazione di determinati complessi industriali, qualora non vi sia altro modo meno illiberale per far ces ,are situazioni di monopolio o di "feudali– smo industriale » o che costituiscano politicamente un pericolo; e comprendiamo che si possano favorire talune forme di compartecipazione e di gestione collettiva: senonché, siccome questi sono provvedimenti contingenti, non vediamo nessuna ragione di metterli in programma, accanto a principii direttivi di carattere perma– nente, solo per il gusto di passare per socialisti o filo-socialisfi presso le « masse •· Le masse, ossia quelle certe zone operaie o agricole direttamente interessate nella faccenda, seguirebbero i loro soliti pastori socialisti o comunisti e riderebbero dei nostri improvvisati neofiti collettivisti. Il mondo, e specialmente il mondo occidentale, oggi, in conseguenia della guerra, va naturalmente verso sinistra; e non c'è bisogno che accorrano degli inutili volontari per spingervelo ancora di più, mentre c'è invece gran bisogno di uomini consapevoli di quei valori e di quei problemi che trascendono la realtà economica, e v'è urgente necessità che essi com– battano i tentativi di sopraffazione e di dittatura da qualunque parte vengano, se davvero debbono assolvere il loro compito di salvaguardare il superiore prin– cipio della libertà e della legalità. Ecco in qual modo l'esigenza progressista si lega con l'esigenza conservatrice. C'è qualcosa che bisogna conservare: il principio dell'ordine sociale, garantito da forme legali che debbono certamente essere rinnovate- e via "ia modificate, ma non a·ffidate all'arbilrio e all'improvvisazione quotidiana di legislatori che al prin– cipio della « certezza del diritto » sostituiscano quello della volontà onnipotente dello .Stato. E c'è qualcosa, c'è molto anzi, di nuovo, che bisogna fare sulla via del progresso sociale: lotta contro la plutocrazia, contro il latifondo, soppressione di ogni forma di monopolio industriale, ripristino del diritto di libera organizza– zione operaia e del diritto di sciopero, provvidenze assicurative a parziale carico dello Stato in favore dei lavoratori (tipo piano Beveridge) e tutto quanto è pre– sentemente possibile per innalzare il tenor di vita degli operai. Ma credere che le commissioni di fabbrica (che tutti salutiamo con !limpatia) e le organizzazioni economiche possano generare esse dal loro seno la nuova forma di rappresentanza popolare pel governo del Paese, è (a n'>stro modo di vedere) del tutto conforme alla mentalità fascista e del tutto opposto alle esigenze di un sano reggimento politico. Le rappresentanze economiche possono avere una utilissima funzione econom~ca, e sta bene. Ma le rappresentanze P"litiche hanno anche al– tri problemi da tisolvere, più vari e più alti valori da difend:!re, e, quanto più sono composte di tecnici e di specialisti, tanto meno hanno quella larghezza di com– prensione umana per cui si evita di risolvere un problema nel solo interesse di una classe o di un settore sociale. L'economia richiede tecnici e specialisti; la politica, come si vede per l'esperienza di tutti i paesi a regime parlamentare, meglio si giova dei generici. E molti pensano che solo un ritorno al collegio elettivo uninominale, - 12 -

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