Lo Stato Moderno - anno I - n.6 - dicembre 1944

segni non tutti 'timidi di consolante risveglio. Si rimproverava al Gov~rno una certa timidezza nell'affrontare i problemi della riforma amministrativa dello Sta– to in senso regionalistico e decentrato. Ma erano rimproveri in parte ingiusti, in parte intem'pestivi. Jngiusti perché sono stpti annunciati provvedimenti a carattere di autonomia amminis~ativa laddove il problema è più urgente e più sentito, e cioè in Sicilia e in Sardegna; intempestivi perchè una azione a fondo e metodica in materia non può essere evidentemente iniziata prima della totale liberazione del– la Patria, e ciò per due motivi: sia perché tutte le regioni d'Italia hanno il diritto di far sentire la loro opinione in proposito (e gravi lamenti si sarebbero levati se si fosse dato mano a cosi fondamentale riforma senza dar modo a tutti gli Italiani di esprimere le loro opinioni), sia perché sarebbe ovviamente assurdo operare in modo che a iin dato momento vi fossero in Italia due sistemi amministrativi -a tipo nettamente diverso, con evidente disagio di ogni ripresa di rapporti econo- "' miei, industriali, commerciali e politici tra l'intero corpo della Nazione. li che ' significhÙebbe dilazionare quella riformazione di un « mercato ,, nazionale che è, la premessa di ogni possibile ripresa della marcia in avanti. Inoltre il Governo Bonomi aveva avuto il non discutibile merito di mantenere l'unità, e quindi it prestigio e la forza, del Comitato di Liberazione Nazionale.• In questa fase non del tutto infelice della politica italiana, diretta sia al sud che al nord con sana armonia dai partiti coalizzati in seno al Comitato di Libe– razione Nazionale, non ,pareva che gravi dissensi dovessero minare la compagine ministeriale, quando improvvisam~nte scoppia la crisi, la quale, almeno in api:,a– renza, si giustifica•con due contrastanti ordini del giorno degli Esecutivi dei Par– titi democratico-cristiano e comunista sul problema della epurazione. Chiedono qµesti che si proceda con maggiore energia alla punizione dei colpevoli della poli– tica che ha condotto al crollo del Paese, domandano quelli rispetto maggiore per 1e·autorità dello Staio e in ispecie per i prefetti e questori. J _ In realtà a noi che vediamo le cose di quassù dove non sono concesse eleganzt· teologiche o bizantine, le due richieste sembrano non contrastanti, bensl còincP· denti. Pe1ché se è vero che non si ridarà uno Stato caro alla coscienza degli Ita– liani senza la punizione dei profittatori dello Stato-fazione, è anche vero che inu– tilmente si lavorerà per la democrazia sinché si perpetui l'avversione o l'irrisione del cittadino ve1so lo Stato ridiventato cosa sua. · E:: evidente perù' che altro doveva covare sotto µn cosl innocente motivo_se, non appena annunciate le dimissioni del Governo Bonomi, socialisti e Partito d'a- •zione dichiaravano che non avrebbero aderito ad un nuovo ministero diretto dal Presidente dimissionario. Quale sia questo motivo, meno apparente ma evidente– mente più sostanziale, non è, oggi e da qui, facilmente identificabile. Àj un certo momento parve che _l'unione dei partiti si dovesse riformare at– torno al nome di Sforza. ,si tratta di un uomo che può non essere accetto solo a coloro che_per cecità o per viltà si ubriacarono alla retorica del « rinunciatarismo »; di un uomo che vide chiar,o nella politica estera, che ruppe immediatamente con il fascismo, rompendo anche - cosa meno facile - con la propria vita e con le pro– prie ambizioni, e lavorò tenacemente all'~stero pe_rchénor t._utti i vincoli che lega- - 4 -

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