Lo Stato Moderno - anno I - n.6 - dicembre 1944

fine del 28 giugno 1940, che giù per altro le aveva tolto 49.664 kmq. di tcrritotio per lo più fertilissimo e 3.618.00 O abitanti, in maggioranza Romeni. Per contro la Romania non solo doveva impegnarsi a disarmare e internare le truppe tedesche rimaste sul suo territorio, a rilasciare i prigionieri sovietici e i detenuti politici colpevoli di simpatia verso la causa sovietica o alleata, a disporre l'arresto e il processo dei criminali di guerra, a confiscare tutte le proprietìt tedesche, a rifornire e trasportare a sue spese sul suo territorio tutte le truppe alleate che le fosse ri– chiesto, a restituire tutto l'equipaggiamento militare e industriale requisito nel– l'U.R.S.S., ma pure a mettere a disposizione del Comando Supremo sovietico un determinato contingente di truppe per la lotta contro la Germania e i suoi alleati. Quest'ultima clausola coincideva da un canto col suo desiderio di riavere le terre cedute all'Ungheria (con la quale fin dal 25 agosto aveva avuto le prime osti– lità), permettendole di assumere domani posizione di vincitrice di fronte alla na– zione vicina; e d'altro canto sanciva - anche se la parola non era usata - la sua nuova posizione di alleata, o di cobelligeranJe che dir si vog-lia, delle Nazioni Unite, alle quali essa era riuscita ancora a portare un contributo non disprezzabile: ma non la esimeva dall'impegno, in tutto analogo a quello imposto alla Finlandia, di pagare nello spazio di sei anni un'indennità di guerra al Governo sovietico, nella misura di 300 milioni di dollari. Una serie di clausole aggiunte prevederebbero - secondo notizie di- fonte te– desca - anche la messa a disposizione di 1.400.000 operai e 100.000 specialisti per la ricostruzione dell'U.R.S.S., l'amministrazione diretta sovietica della Dobrugia settentrionale (restando riservata a una decisione ulteriore la sorte definitiva della regione), il controllo sovietico della navigazione danubiana per tutta la durata della ·guerra, l'impegno a far decidere da un plebiscito il regime del paese dopo la ce~azione delle ostilità, il mantenimento 1ell'occupazione sovietica del terri– torio fino all'entrata in vigore del trattato di pace: ma non ci riesce possibile in questo momento stabilire se e quali di tali clausole effettivamente sussistano. Quali le conseguenze per la Romania di questo trattato ? Se la sua sorte av– venire è in primo luogo condizionata alle soluzioni generali che avrà alla fine della guerra il problema dell'equilibrio euro::,eo (direttorio dei grandi vincitori, divi– sione in srere d'inn·uenza, er,emonia sovietica, Federazione Europea), è certo però che il suo mutamento di rotta alla pènultima ora, assicurandole innanzi tutto la reintegrazione della Transilvania e degli altri territori retrocessi nel 1940 all'Ungh((– ria, salva ~e sue possibilità come media Potenza di 16 milioni di abitanti, c·he non potrà essere trattata del tutto come paese vinto, e che .dispone di importanti ri– sorse minerarie (specialmente petrolio), agricole (cereali, semi oleosi) e forestali. Il ritorno dell'U. R.S.S. alla frontiera del Danubio - anche se la Dobrugia setten– trionale resterà in definitiva alla Romania - indebolisce bensl la sua posizione di padrona della foce del fiume: d'altra parte però la presenza di questa \ia d'acqua di cosi grande interesse internazionale, nonché delle più cospicue risorse petro– lifere d'Europa in cui erano per il passato prevalenti gl'interessi ingle~i (sul valore di circa dodici miliardi di lei rappresentato nel 1939 dall'industria romena del petrolio il 35% apparteneva al gruppo Ra.val Dutch-Shell, il 26.4% a gruppi romeni, il 22 a interessi franco-belgi e il 10% alla Standard Oil)~ crea per essa un giuoco d'influenze ché dovrebbe impedirle di cadere interamente sotto il coni rollo so~ ie- , fico, dato che a questo mirasse la politica di Mosca (signif.icative potrebbero essere a questo riguardo le accuse mossJ dal Cremlino al governo Sanatescu di mancato adempimento delle condizioni d'armistizio e la conseguente crisi di governo nella prima settimana di novembre). È ·inoltre pensabile che l'amarezza per la sottra– zione di quella Bes,arabia ch'era stata per tanto tempo il sogno dell'irredentismo romeno, e il semimento vivo in molti strati del popolo romeno di rappresentare il baluardo della latinità di fronte alla massa slava circostante, costituiscano un j - 18 - • •

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