Lo Stato Moderno - anno I - n.4 - ottobre 1944

cabile con la seconda repubblica borghese del 1848. Sullo schetna di cinquant'anni prima - raccorciato in virtù dell'esperienza -, della risorgente lotta intestina in seno alla borghesia rapidamente profittò il secondo Napoleone per instal)are la propria dittatura nonostante i santi sdegni di quell'autentico Cicerone del XIX secolo, éhe si chiamò Vidor Hugo. Ma la stessa coerenza delle cose che aveva abbattuto lo zi" - erosione del gioco liberale all'interno e timore all'~stero - provocò la cadu– ta del tanto più d~bole nipote. E fu la terza repubblica, cioè il dominio aperto e proclamato della borghesia, nello stesso tempo imperiale e progressista. Rinacque– ro le antitesi interne, e se lo sbocco non fu ancora quello della dittatura, è perché Boulanger mancava di ingegno e i monarchici erano più vogliosi di combattersi tra loro che non di restaurare la monarchia. Superato il pericolo, vinto quell'al– tro agguato che si chiamò l'affare Drevfus, il parlamento francese si eresse in tut– ta la sua magnifica onnipotenza. Ma dall'onnipotenza all'impotenza il passo è bre– ve, quando la prima non sia sostenuta da un senso critico eccezionalmente vigo– roso. E finché la vita della terza repubblica fu tutta dominata dall'idea o~sessiva della rivincita, anche il parlamento si disciplinò intorno a quella meta. Ma una volta questa raggiunta, fu libero il passo alle forze disgregatrici della lotta interna borghese, la qual~ frattanto si era andata complicando con la partecipazione delle forze operaie e contadine. La lotta politica non si polarizzò più intorno ad una o. due idee centrali (lotta contro il prepotere monarchico, preparazione della rivin– cita), ma si frantumò in mille interessi particolari. E venne, sur-rogato alla ditta– tura, la sconfitta del '40. Lo stesso schema lo troviamo, con i necessari raggiustamenti dovuti essen- ,zlalmente alla radicale differenza di tradizioni e _di storia, in Russia e in Germa– nia. In Russia, dove l'esperimento del I 905 sembra avere un certo successo sino a che si esaurisce nella impostazione classica di forze popolari contro la monar– chia, ·ma precipita e soccombe quando la rivoluzione di febbraio dà tutto il po– tere alla borghesia; in Germania, dove ritroviamo la stessa vitalità parlamentare sotto gli Hohenzollern e la identica debolezza nel regime di Weimar. In Italia il processo costituzionale non si è allontanato sensibilmente ila questa curva che abbiamo ritrovato negli altri stati. Infatti• il parlamento de– cadde nella sua funzionalità· ·quando la monarchia non fu quasi nulla più di un nome vano; e la sua crisi non trovò soluzione se non nella dittatura fa~cista. ~obabilmente varie e complesse sono le ragioni per cui l'istituto parlamen– . are agisce con. maggiore continuità, se non proprio con maggiore successo, lad– dove la monarchia esercita un effettivo potere che non dove essa o non esiste più, I . o esiste come mera sopravvivenza cronachistica, spoglia quasi di ogni autentica efficacia. Uno dei motivi è certo però da rintracciare nel fatto di un potere e~c- 1 cutivo, forte non solo nell'ordinamento giuridico, ma anche per una sua propria • vitalità storico-politica; e non è certo cosa strana che la forza di un organo con– ferisca dignità e capacità all'organo concorrente o contrastante. Ora, mentre era 1 1 logica l'opposizione del potere parlamentare all'esecutivo quando essi rappresen– tavano gli aspetti giuridici e formali di un contrasto politico e sostanziale tra due forze diverse (il popolo e la monarchia), è assurda e paradossale quando essa si riproduce negli stessi termini in una situazione totalmente rovesciata, e cioè quando l'antinomia tra una volontà interna popolare e una volontà esterna mo– narchica non esiste più. Le generazioni abituate a guardare un organo giuridico nella sua attualità funzionale dimenticano i valori positivi che lo sorreggevano alle origini, e continuano ad. osservarlo con lo stesso amore o con la stessa diffi- , denza anche quando i valori politici sono del tutto innovati. i È evidente pertanto che se noi vogliamo veramente creare uno stato nuovo, / e che sia uno stato vitale, dobbiamo preoccuparci non soltanto delle nuove forme giuridiche da costruire sulle macerie di quelle passate, ma anche di creare i nuovi / rapporti tra le varie forme nuove in modo coerente non agli ~chemi delle vècchie l ~ def,unte contrapposizioni politiche, bensì alle originali realtà che si verranno ~nc!o. VITTOR a

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