Lo Stato Moderno - anno I - n.4 - ottobre 1944

NOVITÀ COSTITUZIONALI? La scena sui trionfi del governo parlamentare si chiuse col fatale agosto 1914. Fino allora, a dir vero, non erano mancate le critiche. Ma esse provenivano o dal dottrinari del classismo che poi si acconciavano alla sua realtà, rimanendo dell'an– tica ostilità solo un disagio a servirsi dello strumento parlamentare; o da vecchi ideologi di eftrema destra i cui limiti di tolleranza non andavano oltre il gover– no di gabinetto responsabile solo di fronte al monarca capo dello Stato, e la cui ' autorità andava scemando persino nella Germania degli Hohenzollern e nella Rus– sia dei Romanov; o da solitari teorizzatori di un libero sindacalismo richiaman– tisi a Sorel, quando non addirittura riecheggianti Stirner, i quali nel parlamenta– rismo condannavano sopra tutto il centralismo e la conseguente astrattezza e ina– deguatezza della legislazione, coll'inevitabile corteo di una burocrazia cieca quan– to onnipotente, chiamata in teoria a n.golare e aggiustare i contrasti tra la uni– versalità della legge e la empiria della vita sociale. Queste critiche erano in sé lo– giche, ma di scarsa importanza. Erano in sé logiche perché, consciamente o meno, in modo manif-:-sto o sottinteso, esse si riferivano a situazioni politico-sociali radi– calmente diverse da quelle allora esistenti, e presupponevano quindi una _vasta e profonda· innovazione di sostanza anteriore 1lla formulazione di nuove dottrine costituzionalistiche; ed erano di scarsa importanza presso a poco per gli stessi mo– tivi, e cioè perché esse presupponevano una rivoluzione che non veniva mai fatta, e pertanto le auspicate trasformazioni costituzionali non potevano essere varate· perché mancanti del logico presupposto storico-politico. In certo senso più gravi, anche se meno numerose e in qualche modo meno affascinanti, le critiche tecniche interne al sistema. Tutti. ricordano quanta stan– chezza avessero provocato nell'opinione pubblica le ricorrenti crisi di governo e quindi quanta sfiducia, di riflesso, avessero ingenerato nell'istituto parlamentare,' accusato di essere la causa del marasma, ~entre in realtà non ne era che lo spet– chio, o, se si preferisce, il registratore. La crisi cioè era al di qua dell'istituto, non giuridica, ma politica. L'istituto parlamentare nacque dove e quando la si– tuazione politica era semplice e limpida, e il suo funzionamento era quindi affi– dato alla chiarezza della situazione politica a cui offriva una eccellente forma · di rappresentazione. In Inghilterra nacque sopra tutto per regolare il contrasto tra una aristocrazia efficiente e un'alta borghesia attiva e aspramente vigilante sur propri interessi contro una monarchia non sempre consona - sul terreno reli– gioso come su quello economico - alla volontà degli altri elementi della nazione ca– paci di atti politici. Su questo intreccio si crearono i· due fondamentali partiti: i tories e gli whigs che, progredendo insieme e assimilando i frutti della nuove e– sperienze e dei nuovi bisogni, splendidamente rappresentando la s~mplice esigenza empirica di governo, non preoccupata delle origini filosofiche o morali o religiose degli istituti giuridic'i che via via si rivelavano necessari a regolare la sempre crescente vita politica del paese, riuscirono a impedire inframmettenze di altri partiti, dando cosi una sicura base di funzionalità al parlamento. Non molto diversi furono gli inizi parlamentari in Francia. Anche qui l'ori-. gine prima fu nella necessità di regolare i contrasti tra il popolo - inteso per ta– le quella parte di esso dotata di efficenza politica - e la monarchia. La convocazione della Costituente trovò il popolo schierato in tre settori: aristocrazia, clero e terzo. stato. Ben presto però, scomparrn la monarchia, scomparsa l'aristocrazia rifugiata . all'estero, scomparso il clero come effi.:ente strumento politico, scoppiarono i dis- _ sensi inierni, le lacerazioni, le antitesi che la borghesia porta nel suo seno fin dal-· la nascita. L'antitesi fu sanata provvisoriamente col suo classico antidoto, e fu la dittatura napoleonica. Tornò la monarchia, non tanto sulla punta delle baio– nette della coalizione antinapoleonica quanto sull'amarezza stanca e delusa dei francesi; e il parlamento ritrovò il suo pernio classico nell'antagonismo tra i fau– tori del prepotere regio e quelli del prepotere popolare. La monarchia di luglio non fu che una prima vittoria di questi ultimi, la quale si coronò di logica impec- - 7 -

RkJQdWJsaXNoZXIy