Lo Stato Moderno - anno I - n.4 - ottobre 1944

DIFESA DELLO STATO DIFESA DALLO STATO <hiaro: lo stato democratico - quello che qui senz'altro si configura come « sJat: ~oderno » - è istituzione da conquistare e da trasformare con la decisa im– missione di forze popolari e con una coerente pressione dal tiasso, e non già il de– crepito stato italiano di un tempo da "ripristinare • dopo la devastazione fasci– sta. Libertà d'iniziativa e di controllo, rispetto del metodo democratico, parte– cipazione popolare attraverso l'azione consapevole e responsabile dei partiti poli– tici, decentramento in un organico insieme d'istituzioni autonome (locali e fun– zionali), sviluppo di funzioni e di interessi sul piano esclusivamente politico: ta– li; in sintesi, le caratteristiche. Esse, di per sé, ma soprattutto per l'attivazione di un'energica spinta popolare e per il controllo di una vigile opinione pubblica, 1 impediranno allo stato democratico di assidersi come • stato di classe •, espressione e strumento di predominio di una singola classe sociale. L'incremento e la difesa di un simile stato diventeranno quindi interesse veramente comune di tutti gli italiani. La frattura esistente tra stato e cittadino, e che tra noi s'è invelenita sino a tramutarsi tradizionalmente in un rapporto di reciproca ostilità (ne abbia- mo la quotidiana riprova nei {apporti. fiscali), potrà allora sanarsi nel concetto i dello stato come "res pub/i~ Ma non a caso si è parlato di difesa dello stato. C'è infatti un particolare set– tore in cui lo stato résta esposto: quello economico. Quando lo stato, anziché do– minare l'economia in funzione delle sue finalità e dei suoi interessi politi~i, se ne lascia dominare e di essa diventa esponente e strumento, la superiore universa– lità della sua posizione s'infrange nell'urgere degli interessi particolari. Lo stato diventa la dibattuta vittima di interessate pressioni, d'inframmettenze, di espli– cite o subdole aggressioni, di capziose infiltrazioni, di avventurose scalate di grup– pi e di coalizioni di privati interessi. Esso si tramuta in terra di conquista per tutti coloro che, a vantaggio della loro attività economica, intendono accaparrarsene il potere dispositivo e coattivo. Naturalmente questo diventa tanto più facile do– ve non esiste controllo democratico o dibattito di partiti. Ma anche in regime de– mocratico azione corruttrice o paralizzatrice delle masse elettorali, demagogica deformazione dell'opinione pubblica, elusione dei controlli parlamentari, infiltra– zione e pressione sugli organi governativi, corruzione della burocrazia sono i me– todi che rendono possibili consimili manovre. Da cicì l'esigenza ·che lo stato democratico debba essere uno stato •forte• nel senso di essere in grado di rifiutare queste inframmettenze, di rigettare queste scalate, di resistere a queste pressioni. La sua natura democratica si manifesta, è vero, per il fatto che tale opera di difesa è perseguita ad un tempo con mezzi e criteri propri dello stato e con la collaborazione del controllo dei partiti e della pubblica opinione. Ma, in vista di questi pericoli e di queste aggressioni, lo stato non può restarsene confinato in un agnostico liberalismo assoluto e trincerato in una passiva difensiva. In particolare non può ammettere che, di rimpetto a lui nel campo economico, si elevi, minacciosa e soggiogatrice, la strapotenza econo– mica e finanziaria dell'alto capitalismo, dei grandi complessi plutocratici, <1ella rete dei monopoli. Il dualismo di questi poteri, tra i quali, come tra due poli, si dibatte il mondo contemporaneo - potere politico « pubblico »; potere economico- - 5 -

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