Lo Stato Moderno - anno I - n.4 - ottobre 1944

nome di • controllo » alla Commissione che rappresenta i vincitori sul suolo del vinto, se non in segno di rinata fiducia ed amicizia nei confronti dell'antico av– versario. Fondamentale poi nell'opera di riagganciamento del nostro paese all'ordine internazionale appare la dichiarazione di guerra al Giappone. La dichiarazione di guerra alla Germania poteva essere, o sembrare soltanto, in primo luogo una constatazione di una realtà di fatto, e in secondo luogo una semplice e logica de– duzione del rovesciamento operatosi nel fronte interno. Ma la dichiarazione di guerra al Giappone appare invece un atto di medi– tata e lungimirante diplomazia. Nessuna ragione istintiva, immediata o di fatto, ha indotto evidentemente il governo Bonomi a tale atto grave e solenne. Appun– to perciò esso è la dimostrazione che l'Italia è oggi a fianco degli Alleati per mo– tivi che trascendono la semplice contingenza e la semplice opportunità. L'Italia nuova sa che non si può rientrare nella storia se non combattendo contro tutti i nemici dei suoi amici: quelli vicini e quelli lontani, quelli che offen– dono e minacciano direttamente i suoi interessi e quelli che i suoi interessi insi– diano mediatamente, minacciando quelli dei suoi amici. Fra la guerra al Giappone del 1944 e quella alla Russia del 1855 non c'è solo una paradossale analogia di mari lontani e di comunanza coll'Occidente; c'è anche, e soprattutto, una identica fine di isolamento e un identico inizio di vita ascen– sionale a fianco di amici ritrovati in una comune guerra vittoriosa. Solo punto oscuro di questa vigorosa ripresa di una politica estera italiana è la dichiarazione del signor Eden secondo cui le colonie italiane non saranno re– stituite ali' Italia. · Può darsi che la notizia giunta sino a noi non sia esatta, e che la dichiarazione del ministro degli Esteri britannico riguardi esclusivamente l'Etiopia. In questo ·caso il governo italiano non potrebbe che consentire (salvo eventuali richieste di ordine economico), sia per la irrefutabile forza della sconfitta sanzionata nel 1943, sia ·in riconoscimento del gravissimo errore compiuto dalla diplomazia fa– scista aggredendo uno stato membro della Società delle Nazioni (e membro, per di .più, .su presentazione del governo fascista), e rompendo con ciò definitivamente .il fronte delle potenze vincitrici del 1918. Se invece il signor Eden ha inteso alludere alla totalità delle colonie italiane, ,e se a questa confisca a nostro danno non dovesse corrispondere un contempora– neo compenso sotto forma di consorzi coloniali con nostra partecipazione, o con altre forme pienamente compensative di nostro libero accesso alle materie pri– me giacenti in ·territori extraeuropei, la linea della nostra politica estera è chiara– mente identifkabile: difendere con assoluta dignità e nel rispetto della più vigorosa adesione alla auspicata solidarietà europea i diritti economici e politici del popolo italiano ricordando, ove necessario, che il fascismo non ·è vissuto solo di omertà interne ma anche di compiacimenti internazionali. E allora può darsi che la no– stra partecipazione alla guerra contro il Giappone sveli, purché effettiva, dei pos– sibili benefici oggi solo vagamente sospettabìli. Ma noi confidiamo che, in attesa di quel consorzio internazionale delle colo– nie, il quale dovrebbe essere uno degli aspetti tangibili di una nuova e solidale organizzazione tra i popoli, le vecchie colonie ci siano riconsegnate: anche perché, ieri in Abruzzo e domani ·sul Po, saranno·stati ·i n·ostri volontari a consacrare il no– stro pieno diritto. E in questo caso sarà non solo la fine dell'isolamento, ma l'avvio alla vitto– ria, evento memorabile dopo la tragica di.sfatta fascista. VITTOR - 4 -

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