Lo Stato Moderno - anno I - n.2 - agosto 1944

sulla base del diritto del vincitore, cioè del più forte di oggi, sarebbe esiziale alla pace vera. Prevediamo l'obiezione: che anche una pace la quale non si preoccupasse di togliere la possibilità di nuocere ad uno Stato o actun popolo rivelatisi pericolosi per la tranquillità europea sarebbe precaria. Senza dubbio: e questo è appunto uno del più gravi problemi della pace, come conciliare le esigenze di una pace di giusti– zia, di una pace cioè veramente pacificatrice, con quella dell'eliminazione del peri– colo costituito dalla presenza nel cuore dell'Europa degli 85 milioni di Tedeschi, nazionalmente compatti, dotati di alcune qualità di prim'ordine, convinti dì esse– re il popolo eletto e presumibilmente bramosi di rivincita. Ma questa preoccupazione, proprio questa, deve assolutamente guidare l'opera di coloro che saranno chiamati all'altissimo compito: da un canto prendere le misure strettamente necessarie a impedire il ripetersi di aggressioni, dall'altro angare in– contro alle necessità C,itutti, dei grandi come del piccoli, del vincitori come dei vinti per impedire il ripetersi di situazioni atte a fomentare lo spirito di aggressione. Ogni problema particolare dovrà essere risolto avendo di mira unicamente i cri– teri della giustizia - almeno di quella che tale potrà sembrare a un osservatore imparziale - e dell'interesse generale. · _.,.- Non intendiamo fare della retorica, e ci rendiamo conto dell'estrema difficoltà, l data la natura dell'animo umano e quella tradizionale dei rapporti fra i popoli, che questi concetti prevalgano. Ma, in nome del buon senso e dell'esperienza della guerra passata, noi diciamo ai capi delle Nazioni unite: Noi siamo ad una svolta quale forse non si è avuta mai nella storia, certo ad una delle maggiori che si siano avute mai. Una rivoluzione è in atto nei rapporti interni e internazionali, politici ed economici, sociali e giuridici. Non pretendete, mentre dappertutto intorno aleg– gia il soffio di una vita nuova, risolvere i fondamentali problemi delle relazioni internazionali secondo formule e sch~mi che furono praticati (ma buoni non furonc, mai) fino a ieri. Abbiano, coloro a cui incombe, la statura atta a superare una cosi formidabile svolta. Ciascuno Stato vincitore o che tale si consider:i esponga bensl quelle chF ritiene le sue necessità, ma eviti quelle rivendicazioni nazionalistiche che tanto male hanno fatto in passato. Coloro cui spetterà in-definitiva il decidere esaminino le ragioni dell'uno e dell'altro con la medesima obiettività, senza badare troppo non solo alla parte, positiva o negativa, avuta da ciascuno di essi nella guerra; ma anche alla stessa situazione preesistente al conflitto. Si evi ti l'errore com.– messo dopo l'altra guerra, quando per esempio la Bulgaria, intervenuta per recla– mare territori che le erano stati tolti contro giustizia, se ne vide strappare altri ancora, col risultato di aumentare per l'avvenire quelle ragioni di disagio che ave– vano determinato il suo allineamento nella guerra. Sono criteri rivoluzionari, ma anche i tempi sono rivoluzionari. Tutti i territori in discussione, a qualunque Stato appartengano, si considerino passi bili di ridi– stribuzione ove un superiore criterio digiustizia lo esiga. Per gli stati dann«;ggiati da questa ridistribuzione si escog"uino, ove appaia necessario, forme di compensi che non urtino i permanenti interessi di altri. Si procuri di conciliare il principio delle autonomie nazionali con l'esigenza di organismi vitali, si ricorra nei casi dubbi a plebisciti con le dovute garanzie, si facilitino in ogni modo le federazioni di più Stati e la stessa Federazione Europea. Mai come in occasione di questa guerra i popoli di tutto il mondo (anche qualcuno di stirpe germanica che nell'altra guerra simpatizzava per il Reich) hanno fondato sulla vittoria di una parte le speranze di un assetto migliore, conforme alla volontà di ciascun popolo ed esente da ogni timore di aggressione, dei rapporti internazionali. Che le Naz~ion;.unite, e in par– ticolare le più autorevoli fra esse, non tradiscano questa fiduci~! Esse potranno bensl - ripetiamo - , anzi dovranno, pr dere le necessarie precauzioni contro il ripetersi di aggressioni. A questo riguardo sarà da risolvere In primo luogo il problema della Germania, che noi abbiamo qui solo accennato. Ma anche l'esigenza che tutti gli Stati abbiano govern irispondentj alla libera ma- -6-

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