Lo Stato Moderno - anno I - n.2 - agosto 1944

(Stampa). Fa eccezione il Giorrrate d'Italia, proprietà di Alberto Bergamini, grande giornalista e già oscuro cronista, che parlò in nome dei liberali Italiani fin tanto che il fascismo non gli sottrasse Palazzo Sciarra dove s'installarono successivamente il polesano Enzo Casalini, il conte Bonmartini e, infine, nel periodo gaydiano, gli uomini della confederazione fascista dell'agricoltura. Attraverso la stampa, quel.o stabile potere che è il potere finanziario, non sog– getto a rivolgimenti elettorali e appiattato nell'ombra, è riuscito a: manovrare le pedine politiche del paese, spesso ad esclusivo vantaggio dei propri interessi, in evidente contrasto con quelli della collettività nazionale. Altri fattori, però, minano l'organismo della stampa; fattori che chiameremo endogeni (in contrasto con i precedenti), perchè insiti nella sua stessa costituzione, intrinseci, insomma, al mestiere del giornalista, come, del resto, a quasiasi malo mestiere. Si tratta, questa volta, di tutta una serie di atteggiamenti1mal ponderati; di personalismi, calunnie, interessate difese, ecc. Ma non son codesti fatti d'ogni giorno, connessi a quel tanto di bene e di male che ,è nella varietà insopprimibile dei rapporti umani, per cui il mondo va avanti lo s_tesso, lasciando tutto al più che risuoni qui lo schiocco d'un ben assestato ceffone, là l'eco giudiziario d'una que– rela? Di che maravigliarsi, poi, se i giornali adoperano, com'è loro ufficio, i mezzi che gli accomodano, per denigrare la politica di un partito, per esaltare quella di un altro, per minimizzare alcuni fatti, per ipertrofizzarne degli altri e via dicendo? E' bene, è male tutto ciò? Se una ben triste esperienza non ci ammonisse con gli esempi che abbiamo tuttavia sotto gli occhi, spenderemmo parole per dimostrare che la soppressione della libertà di stampa e, insomma, l'interruzione del fiotto circolatorio delle intel– ligenze, l'eliminazione degli inevitabili attriti fra gli uomini, fra i gruppi, fra i par– titi, non soltanto spegne la vita, uniformizzandola in una apatica maschera senza succo, senza nervi, senza volontà, ma, come dopo un profondo sonno cloroformico, fa spesso riaprire gli occhi alla più triste delle realtà cui storia di popolo sta mai stata messa di fronte, com'è, oggi, il caso dell' ltalia. La soppressione della libertà di stampa conduce ad effetti opposti a quelli previsti. Diceva Cavour (che se ne intendeva), che in condizioni normali gli eccessi della stampa non possono portare gravi inconvenienti:" relativamente alla politica interna poi, la repressione, quando oltrepassa un certo limite (e qui Cavour indicava quel ben targo raggio d'azione riconosciuto alla stampa dall'Editto albertino), invece di portare utili effetti ne produce dei pessimi, ed invece di raggiungere Jo scopo che il legislatore si prefigge, conduce a conseguenze affatto contrarie j• ' - Mussolini sta scoprendolo ora, Cavour; troppo tardi per metterne in pra. ca gli aurei precetti. (Che la storia non la conosca non stiamo inventandocelo noi per un' amor di polemica che, se non altro, sarebbe di cattivo gusto adesso che l'ex dittatore è soltanto un grande corpo in decomposizione; se l'avesse conosciuta si sarebbe ricordato, già nel lontano "24, che in Francia le " leggi di settembre» - dopo l'attentato Fieschi: 1835 - anzichè annientare vi han fatto crescere il par tito repubblicano, mentre in Belgio, lasciata libertà alla stampa di tutti i colori, lo stesso partito fini, a poco a poco, con lo scomparire dalla scena). · I giornali son fatti per informare l'opinione pubblica, educare alla lotta poli– tica, lubrificare i meccanismi di critica. Deviazioni, colpi proibiti e via dicendo (tutto questo è inerente alla lotta; ne è un aspetto, anche se dei meno edificanti) non si potrà del tutto evitarli, è vero; ma saranno poi un malanno peggiore della disonestà, monotona e anonima disonestà di tutta una stampa, in regime di op– pressione? Semmai ne va ricercato un rimedio, esso è Il, appunto, nella libertà; poichè la libertà, di chi scrive e di chi legge, è matrice dei più impensati meccanismi di di– fesa. Nel lettori, Infatti, si direbbe che s'Istituisca un vero riflesso condizionato, per cui essi· reagiscono, come per Istinto, alla lettura, e ne sono guidati a scoprire - 14 -

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