Lo Stato Moderno - anno I - n.2 - agosto 1944

che si occupi unicamente di amministrazione con criteri tecnici, ed il secondo deve essere esercitato obiettivamente, e cioè da una vera e propria magistratura. Se il prefetto avesse avuto uno di questi già pur poderosi compiti, avrebbe potuto adempierlo con successo, ma egli li aveva entrambi e ne avevaa nche un terzo che -era prevalente. Come agente politico del governo il prefetto doveva necessaria– mente subordinare la sua opera amministrativa alle sue preoccupazioni politiche, e quindi, in regime di libertà, agire secondo criteri elettorali, in regime tota– litario, farsi strumento di polizia r-epressiva e di corruzione preventiva. Nel regime liberale, il prefetto approvava o respingeva i bilanci comunali, provinciali, delle opere pie, confermava o annullava le nomine del personale, af– frettava o ritardava la soluzione delle pratiche, concedeva o revocava licenze, a seconda che amministratori o ricorrenti fossero o meno graditi al governo e, per çombattere gli avversari di questo,'.premiava o trasloccava impiegati, espropriava terreni, scioglieva consigli,. negava onorificenze. Nel periodo fascista il prefetto doveva destreggiarsi tra i gruppi e le cricche che si agitavano nel seno del partito per la distribuzione dei favori, legalizzava con la sua tolleranza e spesso con il suo visto le malefatte dei gerarchi, assegnava lucrosi monopoli, era l'agente di colloca– mento dei favoriti, influiva nelle contese private, esercitava la polizia sulla cultura, sulle opinioni e sulla vita economica, regolava lo spionaggio, procacciava il consenso, accendeva l'entusiasmo, soffocava la verità, perseguitava gli indipendenti, ubbidiva ai gerarchi in auge e metteva nell'ombra quelli decaduti. Tanto nell'uno che nell'l'altro ~a~~ 1 buon.a e corretta amministrazione era l'ultima delle sue molte preoccu paz10111. La criti totalitaria riguardo alristituto, non alle persone. Tra i prefetti ci sono, come in tutta la burocrazia italiana, accanto ad ele– menti che consumano più i gomiti ed i ginocchi per far carriera che il cervello per studiare il bene pubblico, autentici valori, tanto è vero che proprio nei momenti più gravi si attinge alla classe dei prefetti per trarne dei ministri. Ma in Italia i prefetti, stretti tra i capricci del potere e le esigenze dei poten– tati locali, ridotti sotto il dispotismo ad essere stumento di oppressione, ed in re– gime di libertà a procacciare voti ai candidati governativi, seppre nell'un caso e nell'altro in perpetuo nomadismo per i capoluoghi delle province, sempre capri espiatori di quei disordini ed inconvenienti locali che non hanno i poteri per preve– nire nelle loro cause, dovettero •sempre necessariamente godere di una riputazione personale inferiore ai loro meriti. Con molto maggior profitto per la nazione, essi potranno utilizzare l'espe– rienza e la competenza che hanno accumulato nella loro carriera nelle libere ed au– tonome amministrazioni locali, anzichè in una logorante funzione, in cui merito principale viene ad essere quello di destreggiarsi. La prefetture, incompatibili con la libertà, spariranno con la monarchia. Delle tre funzioni del prefetto, quella della tutela deglì enti locali sarà esercitata impar– zialmente da organi speciali con carattere giurisdizionale che mirino più alla con– tabilità che al merito, alla regolarità che ai criteri direttivi, mentre la sola garan– zia di onestà, di zelo e di correttezza nel merito della gestione amministrativa po– trà essere data dà! controllo dell'opinione pubblica, dalla vigilanza e d~lla parte– cipazione continua degli elettori alle delibere delle autorità locali. In quanto alla qualità di capo locale di tutta l'amministrazione governativa, è un potere di cui il prefetto è stato investito più nominalmente che altro. Per quanti sforzi si siano fatti perchè il prefetto fosse effettivamen~e il capo di tutta la burocra– zia governativa, in realtà egli era sempre il dipendente del ministero deil'lnterno, e come tale non esercitava che un'azione generica sugli uffici dipendenti da altri ministeri. D'altra parte, quando il decentramento avrà liquidata la gigantesca burocrazia governativa locale, non vi sarà alcuna ragione di ritenere i ministeri ncapaci di esercitare direttamente il controllo sui dipendenti residui uffici locali. - Il -

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