Lo Stato Moderno - anno I - n.2 - agosto 1944

Attuati questi principi l'istituto def prefetto avvizzirà o ntorrà. Ridotta al compito di influenza politica governativa sulla vita locale, ridotta cioè a quello che è In fatto Il suo compito, essenziale e spogliata di quegli attributi che non sono altro che finzioni o strumenti per meglio armarla come agente politico del potere, la funzione prefettzia non potrà non apparire a tutti perniciosa e condannevole . .Ìoiiai se questo residuo di dispotismo dovesse rimanere nella vita italiana. L'dlucazlone liberale della nazione sarebbe ancora una volta impossibile. Non si inizierebbe mai quel ·compito Immane e tanto necessario di togliere al popolo la maledetta abitudine di aspettare tutto dal governo, di chiedere tutto al governo, di esigere tutto il bene dal governo e di attribuire tutto il male al governo, non si comincerebbe mai la trasformazione dc:gli italiani In clttadin.!.:.,_} - · STAMPA E DEMOCRAZfA In Italia 11 bavaglio alla stampa fu imposto nel lontano dicembre 1924. E' dunque trascorso un lungo ventennio dacchè il fascismo ,prendendo le mosse dalle polemiche seguite al processo Balbo é al delitto Matteotti, recise le corde vocali al più formidabile strumento di libertà politica del nostri tempi, lasciandone in– denni solo quelle che fossero regolate secondo una lunghezza d'onda prescritta dalla regia censura. Pochi coraggiosi editori (leggi Laterza, Einaudi .... ) seppero, di tra le pieghe inevitabili di ogni provvedimento di legge, insinuare, come un seme nella terra vietata, le solitarie voci d'un De Ruggiero, d'un Salvatorelli, d'un Hui- zin~, c. • stampa italiana di prima del "22, tranne alcune eccezioni rappresentate da giornali di sinistra e da alcune riviste di gruppo, non adoperò validamente le armi che le son proprie in regime di libertà per rintuzzare il movimento fascista. Furono in pochi a denunciare chiaramente il fascismo quale fenoqieno reazionario, - senza alcuna seria base dottrinaria: un fenomeno occasionato dalla singolare pos– sibilità di sfruttare quei sentimenti di scontentezza che andavano affiorando tra i reduci demf-soldes, da una parte, tra la piccola borghesia perplessa e angariata, dal– l'altra, e porli scaltramente al servizio del capitalisti che si sentivano minacciati nel loro interessi dalla rivoluzione popolare in marcia, mentre i fascisti sinistrorsi tenevano a bada alcuni strati operai proclamando enfaticamente che dal movimento - sovvenzionato dai borghesi, capeggiato anche da figli di papà desiderosi di ricac– ciare jn gola al proletariato gli odiati suoni rivoluzionari -, una volta distrutte le camere del lavoro, bastonati o uccisi gli operai estremisti, sarebbe uscito, per la felicità delle masse, un nuovo socialismo nazionalista! Per la verità il fascismo non si è mal più liberato dalla morsa di quest'antitesi, che, alla fine, ha finito per strito- larlo. . L'arrendevolezza dei nostri più reputati organi di stampa fu dovuta all'in– fluenza del capitale, che ne controllava gl'ingranaggi. I placidi sonni della borghesia erano turbati dal cosidetto • pericolo bolsceviço • e, a contrapporvi q~ualcosa,essa nQn vide di meglio - dato l'Infiacchimento del governo democratico - che i fasci di combattimento, sicura che poco dopo ne avrebbe regolato.i giri a suo gradimento. Comunque siano andate le cose, è certo che la borghesia non si riabiliterà delle sue colpe. - E la stampa? La stampa italiana: quando int11lil peggio, quando ricevette le prime sferzate sul muso, _reagl, e reagi vigorosamente, Troppo tardi: Il 3 gennaio successivo Musso!ini la ruppe con ogni parvenza di residuo costituzio– nalismo, ed anche la sorte della stampa fu Irrimediabilmente segnata per Il suc- cessivo ventennlQ. \ · . . . · __ , - 12 -

RkJQdWJsaXNoZXIy